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Ma, a parte le discussioni teoriche, qual è la situazione dell’italiano nel Settecento? All’inizio del secolo il latino gode ancora di prestigio (e non solo per le opere scientifiche se il Gravina redige in questa lingua il regolamento dell’Arcadia), ma perde sempre più quota sotto i colpi dell’Illuminismo. Anche la Chiesa si rende conto che i tempi stanno cambiando, così Benedetto XIV nel 1757 permette che la Bibbia venga letta in versioni in lingua italiana approvate dalle autorità ecclesiastiche. Per quanto riguarda la diffusione dell’italiano c’è da segnalare che viene adottato come lingua ufficiale al posto dello spagnolo nel 1764 in Sardegna e nel 1767 a Napoli. Anche Venezia si adegua limitando il dialetto ufficiale al solo uso forense parlato. Ciononostante, fuori della Toscana si parla poco italiano e sempre con inflessioni regionali.

Il dialetto acquista ancora nuova considerazione grazie alle teorie illuministiche del relativismo e del naturalismo linguistico. Non solo il Goldoni scrive in veneziano e il Meli in siciliano, ma anche il Parini difende il milanese nella sua polemica contro il purismo. La conoscenza dell’italiano all’estero è ancora abbastanza diffusa tra le persone colte, in particolare a Vienna e a Londra e soprattutto per merito della musica. Goethe è in grado di capire anche il teatro in dialetto veneziano, e Voltaire sostiene l’importanza per un giornalista di conoscere, oltre all’inglese, anche l’italiano. Nel Levante, poi, l’italiano è sempre considerato una lingua internazionale. Molte voci vengono esportate in Europa, alcune proprio attraverso le commedie di Goldoni; esse riguardano la vita sociale, come cicisbeo, casino, villa, villeggiatura e sono tutte legate a una concezione edonistica dell’esistenza. Non ci stupiamo, perciò, che si diffonda rapidamente anche la locuzione dolce far niente, sentita come tipicamente italiana. Diventano inoltre sempre più ricorrenti i termini pianoforte, violoncello, protagonista, improvvisare, bravo (come acclamazione), tutti relativi al teatro e alla musica, generi in cui il nostro Paese esercita un vero e proprio monopolio; ma anche pittoresco è una parola usata sempre più spesso dagli stranieri per definire i paesaggi che ammirano nel loro tour in Italia, diventato quasi un obbligo per le persone colte. Mentre Cicerone è colui che guida alla visita delle opere d’arte. Rousseau nelle Confessioni parla persino dei grissini prodotti nel vicino Piemonte.

Quanto alle caratteristiche della lingua, permangono incertezze nell’uso delle doppie (imagine / immagine), nella sequenza dei pronomi atoni (se gli / gli si). L’apostrofo dopo l’articolo maschile un (che gli studenti si vedono segnare come errore grave di ortografia) viene abolito solo ora.

 
 
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