Pròlogo
(gr. prólogos; lat. prologus)

Parte iniziale del dramma greco, che precede l’ingresso del coro nell’orchestra. Nelle tragedie più antiche esso costituiva un vero episodio, funzionale allo sviluppo della trama. Con Euripide divenne esposizione dell’antefatto, in forma narrativa, a opera di un personaggio o di un dio. In questo modo il tragediografo, che sceglieva talora, come soggetto delle proprie opere, leggende poco note, forniva allo spettatore tutti gli elementi necessari per poter comprendere l’intreccio e iniziare il dramma in medias res. Nella commedia il prologo introduce la vicenda e spesso costituisce una prima scena autonoma (cfr. Aristofane, Vespe 54 ss., Pax 50 ss.). Così accade anche nel teatro comico latino: di solito, un dio, un personaggio, o un attore specificamente incaricato di recitare il prologo introduce l’argomento, chiedendo attenzione e benevolenza agli spettatori (cfr. i prologhi di Plauto). Questa parte della commedia assume una funzione sostanzialmente diversa nel teatro di Terenzio, dove serve al poeta per difendersi dagli attacchi dei detrattori ed esprimere le proprie convinzioni poetiche, in polemica con i suoi avversari (cfr. la funzione della paràbasi).

[Elena Esposito]