Demòcrito
(gr. Demókritos, lat. Democritus)

Cenni biografici
Nativo di Abdèra, in Tracia, Democrito visse fra il 460 e il 370 a.C., in un arco cronologico che attraversa le fasi più importanti della storia greca classica e con esse alcune delle più rilevanti espressioni della filosofia antica: contemporaneo fra gli altri di Anassàgora, di Socrate, dei sofisti, ma anche – nella sua vecchiaia – di Platone, Democrito è considerato dalle fonti antiche un allievo del filosofo milesio Leucippo (la cui nascita si colloca intorno al 480 a.C.), benché il dato sia stato spesso contestato e risulti alquanto difficile distinguere fra i contributi teoretici del presunto ‘maestro’ e quelli dell’altrettanto presunto ‘discepolo’. Noto come un grande viaggiatore (gli si attribuiscono viaggi in Egitto, in Persia, addirittura in India e in Etiopia [secondo l'uso antico del nome, l'Africa a sud dell'Egitto]; di un soggiorno ad Atene fa menzione un suo frammento), non si può dire che abbia dato origine a una vera e propria scuola filosofica: la sua influenza si farà sentire soprattutto sulla scienza ellenistica, come anche – molti secoli dopo, e in circostanze così diverse da rendere tutt’altro che indiscutibile il frequente accostamento – sui padri della teoria atomica moderna.

Opere e linee di pensiero
Accanto a Leucippo (sulla cui fisionomia intellettuale mancano però dati e documenti), Democrito è considerato il fondatore dell’indirizzo teoretico che va sotto il nome di ‘atomismo’: partendo dal principio secondo cui la materia non può essere divisibile all’infinito, egli introduce il concetto di «(elemento o forma) indivisibile» (átomos, appunto) come realtà ultima in grado di spiegare al contempo l’essere e la sua molteplicità. L’atomo democriteo è un’entità eterna e immutabile, priva di qualità intrinseche se non dimensione (invisibile ai sensi) e forma geometrica: le qualità del reale non dipendono che dalla disposizione variabile degli atomi e dal loro movimento, che peraltro presuppone il vuoto inteso come non-essere. La concezione qui sintetizzata dà luogo a un ferreo materialismo, che non lascia indenni nemmeno l’anima e gli dèi (concepiti come una particolare conformazione atomica, dotata di una natura ignea che ne garantisce l’eccezionalità), e che costituisce il fondamento di ogni altra branca della speculazione democritea: dalla fisica alla gnoseologia, alla percettologia (l’atomismo costituirà uno dei fondamenti fisici della filosofia elaborata da Epicuro fra IV e III secolo a.C.), sino all’estetica (la teoria dell’arte come entusiastica manía sarà tenuta presente, fra gli altri, da Platone) e alla filosofia pratica, sulla quale, stando agli antichi, Democrito raggiunse risultati eccezionali. Proprio per il suo determinismo, la posizione di Democrito si distingue fermamente da quella del contemporaneo Anassagora, improntata a un marcato provvidenzialismo: tutto, secondo il pensiero democriteo, avviene in base al movimento degli atomi e ai procedimenti di aggregazione e disgregazione cui questi danno luogo; la stessa percezione sensoriale della realtà dipende da movimenti di atomi, sicché le credenze degli uomini devono considerarsi alla stregua di semplici illusioni. Il pessimismo gnoseologico (non può darsi ‘vera’ conoscenza) di Democrito non sembra però condizionarne l’etica, spesso improntata a nozioni tradizionali come la saggezza e la moderazione, e di carattere addirittura ottimistico laddove si espande in una sorta di teoria antropologica che fa del bisogno la forza motrice del progresso umano.

Di una produzione imponente – la più vasta e articolata prima di Aristotele – non rimangono che ca. 300 frammenti: una cifra davvero esigua, se si pensa che le opere di Democrito vennero riunite da Trasillo, nel corso del I secolo d.C., in tredici tetralogie (gruppi di quattro), cui l’aggiunta di vari trattati sparsi dà un totale di ca. 60 titoli.

[Federico Condello]