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multinazionali si estendano spesso a campi che non hanno diretta relazione con la pro-
duzione principale (il cosiddetto
core business
) dell’azienda.
esempio
La ex Philip Morris, ora Altria Group, nome conosciuto principalmente per l’apparte-
nenza al settore del tabacco, opera anche, tramite società controllate, nel settore agroalimen-
tare e in altri comparti.
Queste aziende si avvalgono di
processi tecnologici avanzatissimi
,
manodopera a
basso costo
e
risorse oltre-nazione
. Per questo spesso riescono a detenere il mono-
polio in molti settori.
esempio
Per farsi un’idea delle dimensioni economiche delle maggiori aziende multinazionali
basti pensare che la società petrolifera Exxon Mobil ha un fatturato superiore al PNL dell’Egitto.
Il numero di queste società è oggi valutato intorno alle 60.000 unità e quello delle loro filiali
estere in 500.000; la maggior parte di queste imprese, il 95,5%, ha come base Stati Uniti,
Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna. Al primo posto nelle attività estere ci sono le
società che operano nell’elettronica, seguite da quelle petrolifere.
2
Lo sviluppo storico delle teorie sulle multinazionali
La
letteratura economica
ha autori eccellenti che analizzano il fenomeno delle multina-
zionali. Ne consegue che
le teorie sulla multinazionalizzazione sono molteplici e gli
approcci scientifici risultano essere differenti
. Tali teorie hanno subito un consistente
sviluppo a partire dagli anni Sessanta del XX secolo
e cercano, nelle
caratteristi-
che della multinazionale
e nelle
strategie del suo management
, le determinanti del
processo di multinazionalizzazione.
Fondamentali risultano in tale prospettiva i contributi degli economisti
Stephen Hymer,
Raymond Vernon, Richard Robinson, John Dunning
fino a giungere agli studi, in te-
ma di strategie aziendali, elaborati da
Michael Porter.
2.1
La teoria degli investimenti esteri di Stephen Hymer
Stephen Hymer, con la sua
teoria degli investimenti esteri
, ha inteso indagare il ruolo
giocato dalle
imperfezioni di mercato
e dalle
aziende
nello sfruttare e trasferire le
proprie
capacità all’estero
(ad esempio: economie di scala, vantaggi derivanti dalla
conoscenza, rete di distribuzione e diversificazione del prodotto ) per la
costituzione di
aziende multinazionali
o per il raggiungimento di una
posizione di monopolio
tesa a
eliminare la competizione tra aziende.
Al fine di sfruttare questi vantaggi, l’azienda multinazionale estende le proprie attività in Pa-
esi esteri, cedendo i propri diritti sotto forma di licenza a organizzazioni locali o gestendo di-
rettamente le aziende estere. I vantaggi specifici non sono però condizione sufficiente: sono
le imperfezioni di mercato che rendono difficile e rischiosa la cessione dei diritti a terze parti
e spingono l’azienda verso l’internazionalizzazione attraverso investimenti diretti esteri.
Hymer può essere considerato il primo di una serie di studiosi ad
aver spostato l’indagine a livello micro, e cioè a livello aziendale.
Hymer era maggiormente interessato ad analizzare, con approccio scientifico,
il processo
di internazionalizzazione su micro-scala
, contrariamente ad indagini che analizzano
il fenomeno su scala globale.
Le multinazionali
nella letteratura
economica
La teoria
di S. Hymer
Il processo
su micro-scala
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