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Democrazie e dittature fra le due guerre mondiali
I totalitarismi
Questo laboratorio lavora sul concetto di totalitarismo, un’idea
discussa da molti loso del Novecento a partire dai regimi di
questo tipo che, dall’inizio del secolo scorso, hanno caratterizzato
la storia occidentale e non solo. In sintesi, si de nisce totalitario
un sistema politico autoritario in cui tutti i poteri sono concentrati
in un partito unico, nel suo capo o in un ristretto gruppo
dirigente, che tende a dominare l’intera società grazie al controllo
centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla
repressione poliziesca.
LE TAPPE DEL LABORATORIO
Lavora da solo o in gruppo.
Immagina di dover impostare un
sito internet
di approfondimento
sul tema.
Progetta:
il
nome
del sito, da trovare
basandoti sui materiali proposti;
un
testo
principale;
tre
argomenti
correlati
da
collegare tramite
link
.
Illustra le tue
scelte
ai tuoi
compagni e agli insegnanti.
Ricorda che il sito può
comprendere materiali diversi:
immagini
,
testi
,
filmati
,
musiche
...
Ricordati che il tuo percorso,
per essere efficace, deve essere
semplice ma non superficiale,
coinvolgente e ben motivato.
BUON LAVORO!
1
Testo principale: che cosa si intende
per “totalitarismo”
b
Benito Mussolini.
c
Locandina del lm
Schindler’s list
(S. Spielberg, 1993).
a
Hannah Arendt,
Le origini del totalitarismo
(1951).
Il totalitarismo è un fenomeno essenzialmente diverso
da altre forme conosciute di oppressione politica come
il dispotismo, la tirannide e la dittatura. Dovunque è
giunto al potere, esso ha creato istituzioni assolutamen-
te nuove e distrutto tutte le tradizioni sociali, giuridi-
che e politiche del paese. A prescindere dalla specifica
matrice nazionale e dalla particolare fonte ideologica,
ha trasformato le classi in masse, sostituito il sistema
dei partiti non con la dittatura del partito unico ma con
un movimento di massa, trasferito il centro del potere
dall’esercito alla polizia e perseguito una politica estera
apertamente diretta al dominio del mondo.
d
A. Solženicyn,
Arcipelago Gulag
(1973).
Kolyma era infatti l’isola più grande e celebre, il polo della
efferatezza di quello straordinario paese che è il Gulag, geo-
graficamente stracciato in arcipelago, ma psicologicamente
forgiato in continente, paese quasi invisibile, quasi impalpa-
bile, abitato dal popolo dei detenuti. Questo Arcipelago s’in-
cunea in un altro paese e lo screzia, vi è incluso, investe le
sue città, è sospeso sopra le sue strade, eppure alcuni non se
ne sono accorti affatto, moltissimi ne hanno sentito parlare
vagamente, solo coloro che vi sono stati sapevano tutto. Ma,
quasi avessero perduto la favella nelle isole dell’Arcipelago,
essi hanno serbato il silenzio. Per un’inattesa svolta della
nostra storia qualcosa, infinitamente poco, dell’Arcipelago
è trapelato alla luce. Ma le stesse mani che stringevano le
nostre manette ora si alzano a palme protese, concilianti:
Lasciate stare! Non si deve rivangare il passato! Si cavi un
occhio a chi lo rimesta! Il proverbio però aggiunge: E due
a chi lo scorda.
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