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Democrazie e dittature fra le due guerre mondiali
UNITÀ DI APPRENDIMENTO
11
La crisi dello Stato
liberal-democratico
In questi
travagliati decenni
fra le due guer-
re, e particolarmente dopo la grande crisi, la
de-
mocrazia liberale
viene quasi ovunque percepita
come un
sistema inadeguato e in declino
, i cui
gruppi dirigenti sono incapaci di formare governi
stabili. Molti pensano che occorrerebbe affidar-
si a un
sistema politico autoritario
, in grado di
mantenere l’ordine e di guidare la vita civile ed
economica del tempo di pace con la stessa durez-
za che è stata adottata durante la guerra. Risulta
svalutata
la stessa
immagine dei parlamenti
,
considerati istituzioni inutili e corrotte, da com-
battere con tutti i mezzi.
La
tendenza verso l’autoritarismo
trova
poco spazio
nei Paesi di maggior tradi-
zione democratica e liberale, come l’
Inghilterra
e la
Francia
. Ha invece un
segui-
to più ampio
laddove questa tradizione ha minor peso, laddove i trattati di pace
hanno suscitato il più forte malcontento (come in
Germania
o in
Italia
), laddove
le condizioni economiche e sociali sono più difficili. Così, in Italia, il
fascismo di
Mussolini
[ unità 7] – salito al potere nel
1922
– ottiene un
consenso crescen-
te
, anche per il fatto che l’azione statale in economia e la sua stessa arretratezza
consentono al Paese di risentire solo parzialmente della crisi. Così, in
Germania
,
l’ascesa di
Hitler al potere
[ unità 8, par. 2] nel
1933
è indubbiamente facilitata
dalla grave situazione economica e dall’alleanza che essa favorisce fra i ceti indu-
striali e i proprietari terrieri.
Ma, negli anni Venti e Trenta,
partiti e movimenti di estrema destra
emergono e
si affermano in molte regioni d’Europa, conducendo diversi Paesi verso la
bancarot-
ta
. Nel
1923
, in
Spagna
crolla il regime liberale: il
generale Miguel Primo de Rivera
prende il potere e governa con l’appoggio dell’esercito, dei proprietari terrieri e degli
operai ostili al Partito comunista. Il regime parlamentare viene rovesciato, nel
1926
,
anche nella repubblica del
Portogallo
dove, nel
1932
,
Antonio de Oliveira Salazar
diviene primo ministro e dittatore. Sempre nel
1926
, la
Polonia
vede il colpo di Sta-
to del
maresciallo Pilsudski
– che ha guidato il Paese nella guerra contro la Russia
sovietica – insediare un
regime militare
.
Dittature anticomuniste
, sotto il controllo dell’esercito e dei grandi proprie-
tari terrieri dominano i
Paesi baltici
; l’
Ungheria
è sotto il governo dell’
ammi-
raglio Horthy
– che nel 1919 si è autonominato reggente in attesa della restau-
razione della monarchia –, appoggiato dalla vecchia aristocrazia e dall’esercito;
analoghi colpi di mano
avvengono in
Bulgaria
,
Romania
,
Iugoslavia
e, più
tardi, in
Austria
.
Dei nuovi Stati nati dal crollo degli imperi europei, l’
unico
a conservarsi
demo-
cratico
è la
Cecoslovacchia
, dove il blocco dei partiti di centro-sinistra, espressione
della popolazione ceca, riesce a garantire il regime parlamentare.
Sebbene salde nei loro regimi democratici, neppure la Gran Bretagna e la Francia,
comunque, vivono un periodo felice.
Negli anni Venti la
Gran Bretagna
attraversa infatti un
relativo declino econo-
mico
dovuto alla perdita di alcuni mercati esteri e alla superiorità nella produzione
industriale degli Stati Uniti; il suo sistema produttivo pecca infatti di una grave arre-
tratezza, che crea forte
disoccupazione
e diffusa
conflittualità sociale
. Nel 1926, il
governo del conservatore Stanley Baldwin riesce ad avviare una certa ripresa econo-
mica, che viene bruscamente interrotta dalla crisi del ’29.
Le
tensioni interne
del Paese sono poi aggravate dalla riapertura della
questio-
ne irlandese
– con la
rivolta di Pasqua
del 1916 –, che dal 1919 dà luogo a una
vera
Uno sciopero a Parigi, nel
marzo del 1918: alcuni operai
della metropolitana chiedono
la giornata di lavoro di otto
ore.
questione irlandese
Lungoe contrastato conœittoma
turato all’interno del Regno Uni
to žn dai primi decenni dell’Ot
tocento, quando nell’Irland
cattolica cominciò a di¦onders
l’esigenza, accanto a un’eman
cipazione religiosa, di ottener
l’indipendenza politica ed eco
nomica dal dominio della mino
ranza anglo-scozzese protestan
te immigrata nell’isola da oltr
due secoli. La lotta dei nazionali
sti irlandesi, žaccata dalla repres
sione inglese, riuscì a strappare l
Home Rule
(governo autonomo
solo nel 1912, ma il moviment
indipendentista continuò nell
sue rivendicazioni anche col ri
corso al terrorismo, soprattutt
per l’Ulster (Irlanda del Nord) ch
sarebbe rimasto“colonia”britan
nica žno a oggi.
rivolta di Pasqua
Tentativo – avvenuto nella set
timana di Pasqua del 1916, da
24 al 30 aprile – dei militanti re
pubblicani irlandesi di ottener
l’indipendenza dal Regno Unit
con la forza delle armi. Fu la pi
signižcativa ribellione in Irland
sin dal 1798. Sebbene veniss
sedata in sei giorni e i suoi leade
giustiziati, la rivolta fu l’inizio de
lungo processo che ha portat
all’attuale Repubblica d’Irlanda
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