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UNITÀ
I trattati di pace e i problemi del dopoguerra
10
La crisi del ’29: dagli Stati Uniti
al resto del mondo
Col proseguire degli
anni ’20
, negli Usa la
produzione aumenta
sempre più,
fuori
da ogni controllo
; troppe merci cominciano a giacere nei magazzini senza trovare
compratori: il
mercato
è
saturo
e i
prezzi delle azioni smettono di salire
. Le
ban-
che
, impaurite, cominciano a chiedere la
restituzione del denaro prestato
agli spe-
culatori e alle industrie. Ma questi
capitali non
sono
disponibili
: si trovano investiti
in azioni che non è conveniente vendere oppure bloccati sotto forma di merci in-
vendute. Si diffonde così la
paura
di
non riuscire a recuperare il proprio denaro
e
tutti gli
investitori
– sia la gente comune che i grandi finanzieri –
smettono
di colpo
di
comprare azioni
, cercando al contrario di
vendere
quelle che hanno per tornare
in possesso dei propri capitali.
Giovedì
24 ottobre 1929
,
Wall Street
– la Borsa di New York –
chiude la giorna-
ta con un risultato drammatico
: 12 milioni di azioni sono state scambiate a prezzi
fallimentari. Inizia così – con il
“giovedì nero”
– la “caduta libera” dell’
indice azio-
nario Dow Jones
, che
terminerà
solo quasi quattro anni dopo, nel
luglio 1933
: in
questo periodo sono stati bruciati 74 miliardi di dollari e il valore delle azioni è sceso
al 15% del livello del 24 ottobre 1929.
Il
“grande crollo”
, come è stato chiamato,
travolge
migliaia di investitori ameri-
cani, grandi e piccoli, e poi – in una sorta di “
reazione a catena
” – l’
intera società
del Paese
; ma i suoi effetti si avvertono ben oltre i confini degli Stati Uniti: la loro
crisi economica dà un
colpo gravissimo all’economia mondiale
, che inizierà a ri-
prendersi, appunto, solo nel 1933.
Vere
fortune
e piccoli
risparmi
di una vita
vanno in fumo
nel giro di pochi giorni;
milioni di famiglie americane che avevano raggiunto un certo benessere si trovano,
improvvisamente, povere e devono limitarsi ad acquistare i beni di prima necessità:
per molte di esse ben presto anche questo diventerà difficile.
Infatti, le
industrie
, che hanno i magazzini pieni,
fermano i macchinari e licen-
ziano gli operai
; molte
aziende
e molte
banche
falliscono
; il
numero dei disoccu-
pati aumenta
di giorno in giorno con una progressione spaventosa. La nuova pover-
tà, generata dalla disoccupazione, fa ulteriormente diminuire la domanda di prodotti
industriali: molte altre aziende devono chiudere o licenziare altri operai, creando
nuovi disoccupati, e così via, in un
crescendo negativo
che sembra non aver fine.
Al grande crollo della Borsa segue dunque la
depressione
dell’intera economia
statunitense, con la
rovina
(e, in non pochi casi, il suicidio) di molti
grandi uomi-
Un uomo, rovinato dal crollo
della Borsa nel 1929, cerca di
ricavare un po’ di denaro dalla
vendita della propria auto.
«Conosco tre mestieri, parlo
tre lingue, ho combattuto per
tre anni, ho tre figli e non
lavoro da tre mesi; ciò che
voglio è solo un lavoro».
mercato saturo
Fenomeno economico che si ma-
nifesta quando la produzione dei
beni e delle merci, quindi dell’of-
ferta, èmoltosuperiore (sovrapro-
duzione) alla domandama anche
agli stessi bisogni dei consumatori.
depressione
In economia, fase discendente e
prolungata dello sviluppo eco-
nomico che fa seguito a una crisi
della produzione e dei consumi.
indice azionario
Dow Jones
Il
Dow Jones Industrial Average
è
il più noto indicatore della Borsa
di NewYork e fu istituito nel 1896
dal giornalista e analista econo-
mico Charles H. Dow, fondatore
del quotidiano žnanziario «Wall
Street Journal», e dallo statistico
EdwardD. Jones. L’indice registra
le variazioni di prezzo dei titoli
azionari delle 30 maggiori im-
prese industriali statunitensi, un
campione importante che con-
sente di seguire costantemen-
te i ritmi di crescita o decrescita
dell’intera economia americana.
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