“Chiamo la polizia” disse la signora Nguyen facendo ca-
polino da dietro il marito. “Se lei non esce, chiamo la
polizia.”
“Per favore, signora Nguyen, non chiami la polizia. Lo
porto a casa. Ma non chiami la polizia.”
“Sì, lo porti a casa” ribadì il signor Nguyen, senza togliere
lo sguardo da Baba. Andando verso la porta, Baba tirò un
calcio al mucchio di riviste sparse sul pavimento. Mi feci
promettere che non sarebbe più tornato in quel negozio,
poi andai a scusarmi. Dissi che mio padre stava attra-
versando un periodo difficile e che avrei pagato i danni.
Quando la signora Nguyen prese il foglio su cui avevo
scritto i miei dati, vidi che le sue mani tremavano molto
più del solito. Avrei voluto spiegare loro che a Kabul noi
usavamo come carta di credito un ramoscello che stacca-
vamo da un albero. Hassan e io andavamo dal panettiere
con il nostro bastoncino, sul quale il negoziante incideva
delle tacche con il coltello, una tacca per ogni pagnotta di
naan
2
che estraeva dalle fiamme crepitanti del
tandoor
3
.
Alla fine del mese mio padre pagava il panettiere sulla
base del numero di tacche.
Nessun problema. Nessuna carta d’identità. Ma non dissi
niente. Ringraziai semplicemente il signor Nguyen per
non aver chiamato la polizia.
Era passato un anno e mezzo da quando eravamo arrivati
in America e Baba stava ancora cercando di adattarsi alla
Q
ualche domanda
➜
Come vive Amir la vita negli Stati Uniti?
➜
Come la vive invece Baba? Quali sono le difficoltà che
incontra?
nuova vita. Quella sera la cena fu silenziosa. Dopo qual-
che boccone, Baba allontanò il suo piatto. Guardai le sue
mani con le unghie spezzate e nere di olio di macchina,
le nocche graffiate, gli abiti impregnati di polvere, sudore
e benzina. Baba era come un vedovo che si risposa, ma
continua a pensare alla moglie morta. Aveva nostalgia dei
campi di canna da zucchero di Jalalabad e dei giardini di
Paghman. Gli mancavano gli ospiti che avevano affollato
la sua casa, gli incontri allo Shor Bazaar con le persone
che conoscevano lui e la sua famiglia da sempre, persone
che avevano i suoi stessi antenati e il cui passato era stret-
tamente intrecciato al suo.
Per me, l’America era il luogo in cui seppellire i miei ri-
cordi. Per Baba, il luogo dove piangere i suoi.
(K. Hosseini,
Il cacciatore di aquiloni
, Edizioni Piemme, Milano 2004)
1.
Politico sovietico, è stato capo assoluto dell’Unione Sovietica dal 1964 al
1982.
2.
Pane azzimo di origine pakistana.
3.
Forno d’argilla.
rielabora temi e concetti
Seguendo le domande, le tracce e le indicazioni, rielabora
un testo di almeno 20 righe per ogni tema.
Vita rurale e vita metropolitana
Come abitanti o come visitatori occasionali, abbiamo tutti
fatto esperienza sia di una grande metropoli sia del mondo
di campagna. Prendendo spunto dal brano di Georg Simmel,
svolgi alcune considerazioni sul rapporto tra questi duemondi,
indicandone le differenze essenziali.
La mobilità sociale
Che la società contemporanea presenti una fortemobilità socia-
le è innegabile. Tuttavia, non tutti gli spostamenti che vengono
effettuati hanno la stessa natura. Si può trattare sia di scelte che
vengono fatte liberamente sia di scelte obbligate, che nasco-
proposte di lavoro
no in una situazione di necessità e di disagio. Basandoti sulle
considerazioni di Bauman, rifletti su questa disparità, indicando
delle situazioni che ne esemplifichino la natura e l’estensione.
Locale e globale
Da decenni l’Europa è meta di costanti flussi migratori. Chi ci
vive si adatta a numerose regole (abitudinarie e non), senza
per questo rinunciare necessariamente alla propria identità
culturale di origine. In alcuni casi, l’esigenza di adattamento e
quella di conservare la propria specificità culturale riescono a
convergere tra loro senza difficoltà. Capita spesso tuttavia di
assistere a situazioni in cui questo non avviene. Prendendo
spunto sia dal brano di Silverstone sia da quello di Hosseini,
descrivi una situazione di cui sei a conoscenza (attraverso i
telegiornali o per esperienza personale) da cui emerga questo
tipo di problematica.
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