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stazioni di servizio e ragazze madri che vivevano del sus-
sidio di disoccupazione. Gente che apparteneva a quella
fascia sociale che presto Reagan avrebbe soffocato con la
sua politica economica. Baba era il solo repubblicano del
palazzo. Ma lo smog di Bay Area gli bruciava gli occhi, il
rumore del traffico gli procurava un costante mal di testa
e il polline lo faceva tossire. La frutta non era mai abba-
stanza dolce, l’acqua era cattiva, e dove erano finiti tutti
gli alberi e i campi? Per due anni cercai di convincerlo a
seguire un corso di inglese per stranieri, ma Baba trovava
l’idea ridicola. “Così, se non sbaglio a dire ‘gatto’, l’inse-
gnante mi regala una bella stellina luccicante e io posso
correre a casa per mostrartela.”
Una domenica di primavera del 1983, mentre ero nel ne-
gozio di libri usati a un passo da casa, vidi Baba – lavorava
in una stazione di servizio ma era il suo giorno di riposo –
entrare nella bottega dei coniugi Nguyen, una coppia di
anziani vietnamiti, molto gentili. Lei soffriva del morbo
di Parkinson e lui aveva una protesi a un fianco. Stavo
sfogliando un giallo di Mike Hammer quando udii delle
urla e rumore di vetri rotti. Mi precipitai dall’altro lato
della strada. Trovai i Nguyen abbracciati dietro il ban-
cone, le spalle contro il muro, pallidi da far paura. Sul
pavimento ai piedi di Baba c’erano frammenti di vetro,
arance e il portariviste rovesciato. Non avendo contanti
per pagare le arance, Baba aveva fatto un assegno e il si-
gnor Nguyen gli aveva chiesto la carta d’identità. Baba
urlava in farsi: “Sono quasi due anni che gli riempio le
tasche comperando la sua schifosissima frutta e lui viene
a chiedermi la carta d’identità!”.
“Baba, non c’è niente di personale” cercai di spiegargli.
“È loro diritto chiedertela.”
“Fuori di qui” disse il signor Nguyen, mettendosi davanti
alla moglie.
Teneva il bastone puntato contro Baba. Poi rivolgendosi
a me aggiunse: “Lei è un giovane ammodo, ma suo padre
è pazzo. Non lo voglio più nel mio negozio.”
“Pensa che sia un ladro?” gridò Baba. Fuori si stavano
raccogliendo i soliti curiosi. “Che razza di paese è questo,
dove nessuno si fida di nessuno?”
Una scena dal film
Il cacciatore di aquiloni
, diretto da Marc Forster (2008).
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