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globale contemporanea è in misura significativa una po-
litica in cui le minoranze che si sono spostate più o meno
recentemente cercano di difendere non solo il proprio
diritto di esistenza, ma anche il diritto di mantenere la
propria cultura e la propria identità.
Locale
e globale
Ancora una volta questo fatto può
avere conseguenze favorevoli o sfavo-
revoli, come in effetti è accaduto. Ciò
che unisce questi diversi fenomeni è il fatto che le popo-
lazioni che vi sono coinvolte sono allo stesso tempo
loca-
li
e
globali
: locali in quanto sono minoranze culturali che
vivono in luoghi specifici, ma globali quanto a estensione
e portata.
Queste popolazioni non rappresentano tanto delle co-
munità, quanto piuttosto delle reti che collegano in spazi
diversi e in diverse città i loro membri, che collegano chi
è partito con chi è rimasto a casa. Le popolazioni disperse
[…] possono mantenere legami con altri gruppi ugual-
mente dispersi nel mondo e anche con la loro terra d’ori-
gine. I modi attraverso i quali i gruppi dispersi possono
mantenere una propria particolare versione della cultura
globale vanno dalla produzione e circolazione di bollet-
tini, audiocassette e videocassette (prodotti su scala sia
commerciale sia artigianale), allo scambio di lettere, te-
lefonate e fotografie, viaggi individuali, fino alla costitu-
zione di reti “interdiasporiche” da parte di organizzazioni
politiche o religiose con obiettivi specifici, senza contare
il ricorso ai più importanti mass media che consentono,
soprattutto attraverso la trasmissione via satellite e via
cavo, e ovviamente attraverso Internet, un accesso glo-
bale alla programmazione locale televisiva e radiofonica.
[…]
Un
cosmopolitismo
su scala minore
Ne risulta un certo grado di contatto,
che non rende totale l’esilio, permet-
te alle minoranze di mantenersi tali
ovunque e alle culture di sopravvive-
re
2
, quando forse non potrebbero farlo altrimenti, anche
se inevitabilmente si trasformano durante il processo.
Ciò pone inevitabilmente dei problemi che riguardano i
mutamenti che si determinano col trascorrere del tempo
e in particolare le differenti esperienze della prima gene-
razione di immigrati rispetto alle generazioni successive;
sono problemi collegati all’uso dei diversi media e al loro
ruolo. […]
Le minoranze si trovano a dover negoziare la propria spe-
cificità in contesti sia locali sia “globali”. I media offrono
delle risorse per queste operazioni: i media che le mino-
ranze stesse producono e quelli che esse ricevono, i media
della loro cultura d’origine e i media della cultura ospite.
Ne deriva qualcosa di nuovo: un
cosmopolitismo
su scala
minore
3
, una nuova ibridità mutevole, riflessa ed espressa
dai media vecchi e nuovi.
(R. Silverstone,
Perché studiare i media
, il Mulino, Bologna 2002)
1.
Avvenuta nel 70 d.C. a opera di Vespasiano.
2.
In altri termini, le “dif-
ferenze” permangono e le varie culture non vengono assorbite dalla cultura
del Paese ospitante, scomparendo.
3.
Minore, poiché non esprime un’ap-
partenenza di tipo globale (come implicherebbe il termine
cosmopolita
,
“cittadino del mondo”), ma l’intreccio fra due appartenenze locali (alla
comunità di origine e a quella di residenza).
Commento
Silverstone muove da una constatazione
di carattere storico: a partire dalla fine
della Seconda guerra mondiale, milioni di persone hanno ini-
ziato ad abbandonare il proprio luogo di origine in cerca di
lavoro o di altri vantaggi. Si tratta di un fenomeno tanto diffu-
so quanto complesso da interpretare: la difficoltà deriva dal
fatto che le popolazione emigrate non sono state assimilate
culturalmente dai Paesi che le hanno accolte. Al contrario, oltre
a lottare per la propria esistenza, esse hanno anche lottato per
la conservazione della propria identità e delle proprie specifi-
cità culturali.
Conseguenza di questa situazione è che le popolazioni coin-
volte nel fenomeno migratorio presentano un carattere con-
temporaneamente globale e locale: locale perché vivono in un
luogo specifico (quello dove si sono spostate), globale perché
questa è di fatto la loro estensione. Silverston nota come «que-
ste popolazioni non rappresentano tanto delle comunità, quan-
to piuttosto delle reti che collegano in spazi diversi e in diverse
città i loro membri». Chi è emigrato non ha tagliato i legami
con chi è rimasto a casa, ma li ha conservati, potendo contare
a questo fine su una pluralità di strumenti di comunicazione.
Cosa risulta da ciò? Anzitutto che l’esilio delle popolazioni
emigrate è un esilio parziale e non totale. Il carattere di popo-
lazioni esiliate è infatti mitigato dal legame conservato con il
luogo e con la cultura di origine. Inoltre, si assiste a quello che
Silverston definisce un “cosmopolitismo di scala minore”. Se il
cosmopolitismo indica normalmente un’appartenenza di tipo
globale, questo tipo di cosmopolitismo ha una fisionomia
sui
generis
, nascendo dall’appartenenza a due differenti culture
locali, quella di provenienza e quella del Paese ospitante.
Q
ualche domanda
Quale problema analizza Silverstone in questo brano?
Perché le popolazioni emigrate di cui si parla hanno un
carattere allo stesso tempo locale e globale?
Che cosa intende Silverstone per “cosmopolitismo su
scala minore”?
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