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La vita nella metropoli
di Georg Simmel
L’autore
Georg Simmel (1858-1918) è
stato un filosofo e sociologo tedesco.
Considerato uno dei padri fondatori della
sociologia, ha studiato le problematiche
legate allo sviluppo dei grandi agglo-
merati urbani tra la fine dell’Ottocento e
l’inizio del Novecento.
L’opera
Nel 1903, Simmel pubblica
Leme-
tropoli e la vita dello spirito
. Il sociologo
descrive le principali trasformazioni socia-
li, culturali e psicologiche, che la nascita
della metropoli moderna ha determinato
sulla vita dell’uomo occidentale.
Il brano
Secondo Simmel, la vita metro-
politana, con la sua caoticità e comples-
sità, porta a rafforzare nell’essere umano
le capacità intellettuali rispetto a quelle
affettive. Al contrario, la vita in provincia
o in campagna, molto più tranquilla, si
basa soprattutto sulla “sentimentalità”,
cioè su relazioni in cui prevale il legame
individuale tra le persone. Solo l’intelletto
è in grado di reagire adeguatamente agli
stimoli urbani, poiché esso non si perde
nelle particolarità dei fenomeni o delle si-
tuazioni che incontra. L’intera vita urbana
è organizzata razionalmente e imperso-
nalmente, e strumenti come il denaro o
l’orologio ne sono esempi molto chiari.
Carattere
intellettualistico
della vita
psichica
metropolitana
L’uomo è un essere che distingue, il
che significa che la sua coscienza vie-
ne stimolata dalla differenza fra l’im-
pressione del momento e quella che
precede; le impressioni che perdura-
no, che si differenziano poco, o che si
succedono e si alternano con una regolarità abitudinaria,
consumano per così dire meno coscienza che non l’accu-
mularsi di immagini cangianti, o il contrasto brusco che
si avverte entro ciò che si abbraccia in uno sguardo, o
ancora il carattere inatteso di impressioni che si impon-
gono all’attenzione
1
.
Nella misura in cui la metropoli crea proprio queste ulti-
me condizioni psicologiche – a ogni attraversamento del-
la strada, nel ritmo e nella varietà della vita economica,
professionale, sociale –, essa crea, già nelle basi sensoriali
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della vita psichica […] un profondo contrasto con la vita
di provincia e con la vita di campagna, con il ritmo più
lento, più abitudinario e inalterato che queste compor-
tano.
Ciò innanzitutto permette di comprendere il carattere
intellettualistico della vita psichica metropolitana, nel
suo contrasto con quella della città di provincia, che è
basata per lo più sulla
sentimentalità
e sulle relazioni af-
fettive. Queste ultime si radicano negli strati meno con-
sci della psiche e si sviluppano innanzitutto nella quieta
ripetizione di abitudini ininterrotte. La sede dell’intellet-
to, invece, sono gli strati trasparenti, consci e superiori
della nostra psiche.
L’intelletto è la più adattabile delle nostre forze interio-
ri: per venire a patti con i cambiamenti e i contrasti dei
fenomeni non richiede quegli sconvolgimenti e quei
drammi interiori che la sentimentalità, a causa della sua
natura conservatrice
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, richiederebbe necessariamente per
adattarsi a un ritmo analogo di esperienze.
Così il tipo metropolitano – che naturalmente esiste in
migliaia di varianti individuali – si crea un organo di
difesa che lo protegge dal clima minaccioso che gli sta
intorno, e che lo sradicherebbe: anziché con l’insieme
dei sentimenti, reagisce essenzialmente con l’intelletto,
di cui il potenziamento della coscienza, prodotto dalle
medesime cause, è il presupposto psichico. Con ciò la
reazione ai fenomeni viene spostata in quell’organo della
psiche che è il meno sensibile e il più lontano dagli strati
profondi della personalità.
Effetti
della vita
metropolitana
Questo intellettualismo, che inten-
diamo come la difesa della vita sog-
gettiva contro la violenza della me-
tropoli
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, si ramifica e si interseca con
molti altri fenomeni.
Le metropoli sono sempre state la sede dell’economia
monetaria
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, poiché in esse la molteplicità e la concentra-
zione dello scambio economico procurano al mezzo di
scambio stesso un’importanza che la scarsità del commer-
cio rurale non avrebbe mai potuto generare. Ma econo-
mia monetaria e dominio dell’intelletto si corrispondono
profondamente. A entrambi è comune l’atteggiamento
della mera
neutralità oggettiva
con cui trattano uomini
e cose, un atteggiamento in cui una giustizia formale si
unisce spesso a una durezza senza scrupoli. […]
Tutte le relazioni affettive tra le persone si basano sul-
la loro individualità, mentre quelle intellettuali operano
con gli uomini come se fossero dei numeri, come se fos-
sero elementi di per sé indifferenti, che interessano solo
per il loro rendimento oggettivamente calcolabile.
È in questo modo che l’abitante della metropoli si rap-
porta con i suoi fornitori o con i suoi clienti, con i suoi
servitori e spesso anche con le persone che appartengono
al suo ambiente sociale e con cui deve intrattenere qual-
che relazione, mentre in una cerchia più stretta
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l’inevita-
bile conoscenza delle individualità produce un’altrettan-
to inevitabile colorazione affettiva del comportamento,
che va al di là della mera valutazione oggettiva del dare e
dell’avere. […]
Grazie alla natura calcolabile del denaro, una nuova pre-
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