c
è quasi sempre fonte di interferenze che
disturbano il processo comunicativo;
d
è un elemento di comunicazione non ver-
bale che ciascuno di noi trasmette all’in-
tera società intorno a sé.
4
La comunicazione interpersonale si caratte-
rizza:
a
per la presenza di un singolo emittente
che, contemporaneamente, si rivolge a
molti destinatari;
b
per l’interazione faccia a faccia degli inter-
locutori, che possono utilizzare tanto il lin-
guaggioverbalequantoquellononverbale;
c
per l’impiego di strumenti tecnologici che
facilitano la comunicazione;
d
per essere quell’interazione comunicati-
va che fa uso unicamente del linguaggio
verbale.
5
La menzogna:
a
è una distorsione dell’uso del linguaggio
provocata sia da fattori involontari che
volontari;
b
è riconducibile esclusivamente a un difet-
to di comunicazione;
c
dipende sempre dal carattere di incertez-
za e fluidità del linguaggio umano;
d
è conseguente a un uso volutamente di-
storto del linguaggio al fine di suscitare
nel ricevente le rappresentazioni mentali
desiderate.
Il lessico
2
Definisci i seguenti concetti.
• emittente – destinatario ....................................
• comunicazione non verbale .............................
• polisemia del linguaggio ...................................
I problemi
3
Rispondi alle seguenti domande in mas-
simo 5 righe.
1
Che cosa vogliono dire gli studiosi quando
sottolineano che comunicare è “far sorgere”
un’idea in un altro soggetto?
2
Individua alcuni degli elementi di complessi-
tà caratteristici dell’interazione comunicativa.
3
Quali sono le caratteristiche proprie del co-
dice della lingua parlata?
4
In che modo un difetto di comunicazione
può suscitare fraintendimenti all’interno di
un’interazione comunicativa?
5
Che genere di difficoltà comunicative suscita
la comunicazione obliqua?
Per approfondire
4
Leggi il brano e rispondi alle domande
che seguono.
Jack
Ma non vorrai dire che davvero non potresti
amarmi se non mi chiamassi Ernest.
Gwendolen
Ma tu ti chiami Ernest.
Jack
Sì, lo so. Ma supponiamo che il mio nome
fosse un altro. Vuoi dire che in quel caso non po-
tresti amarmi?
Gwendolen
(
leggera) Ah, ma questa è chiaramente
una speculazione metafisica, e come quasi tutte le spe-
culazioni metafisiche ha ben poco a che fare con i fatti
concreti della vita reale, quali li conosciamo.
Jack
Personalmente, tesoro, in tutta franchezza, non
è che il nome Ernest mi entusiasmi più che tanto...
credo anzi che non mi stia affatto bene.
Gwendolen
Ti sta benissimo. È un nome divino.
Ha una musica tutta sua. Produce delle vibrazioni.
Jack
Beh, insomma, Gwendolen, mi pare che esi-
stono un sacco di nomi molto più belli. Jack, per
esempio, io lo trovo affascinante.
O. Wilde,
L’importanza di chiamarsi Ernesto
, Rizzoli, Milano 2010,
pp. 63-64
1
Che tipo di interazione comunicativa si rileva
in questo brano?
2
Nel dialogo il personaggio Jack fa un uso
intenzionalmente distorto del linguaggio.
Quale?
3
Riuscirà Jack a persuadere Gwendolen delle
buone qualità del nome che porta? Prova a
completare il dialogo.
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