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nazioni, ma si traducono in una nuova forma di società
e nuove condizioni di vita per i cittadini.
La
Dichiarazione di Indipendenza
americana (1776)
non ha infatti rappresentato solo la nascita di un nuovo
stato sulla scena mondiale. Essa ha anche introdotto
concetti e principi nuovi rispetto alla concezione tra-
dizionale della società e dei suoi ordinamenti politici.
Il testo della
Dichiarazione di Indipendenza
, redatto
principalmente da
Thomas Jefferson
(1743-1826), è
un forte atto d’accusa nei confronti della Corona bri-
tannica e pone le fondamenta per il passaggio dalla mo-
narchia alla democrazia. Su quali basi si giustificano le
discriminazioni tra le persone, si chiedono gli estensori
del documento? La risposta che essi danno, per l’uomo
d’oggi non è difficile da immaginare. Non esiste nes-
sun motivo valido. Tutti sono uguali per nascita e so-
no in possesso di
diritti inalienabili
: la vita, la libertà
e il diritto di perseguire la propria felicità. Come ga-
rantirne l’effettiva applicazione? Ci deve essere il con-
senso di chi è governato, cioè del popolo. La tesi di Jef-
ferson e dei suoi colleghi riposa sulla convinzione che,
quando una forma di governo diventa prevaricatrice o
inefficace, l’elettorato ha il diritto di abolirla, istituen-
done una nuova.
Tra gli ulteriori progressi compiuti durante la guerra d’Indipendenza e negli anni im-
mediatamente successivi dobbiamo ricordare l’
estensione del diritto di voto
– pri-
ma legato alla proprietà – a tutti i cittadini maschi in grado di pagare le tasse, e la
re-
distribuzione dei terreni già appartenuti alla Corona britannica
, per stimolare lo
sviluppo della piccola proprietà contadina, in maniera che ne beneficiasse il numero
maggiore possibile di soggetti e di famiglie. Per lo stesso motivo, si procedette all’abo-
lizione del
maggiorascato
, il sistema che consentiva al primogenito di ereditare la to-
talità delle sostanze paterne, in nome di una più equa distribuzione delle ricchezze.
Infine, sempre su proposta di Thomas Jefferson, venne approvata una legge che procla-
mava lo
Stato non competente in materia religiosa
: ognuno è libero di praticare la pro-
pria religione come meglio crede, facendo esclusivamente appello alla propria coscienza.
La Rivoluzione francese
Per l’impatto che ha avuto su tutta Europa, ben altro rilievo
dobbiamo assegnare alla Rivoluzione francese, la quale riprende peraltro quella ameri-
cana sotto diversi punti di vista.
Fra le classi sociali che hanno contribuito in modo rilevante al processo rivoluziona-
rio, la
borghesia
ha esercitato senza dubbio un ruolo di primo piano. La sua azione è
andata a vantaggio anche delle frange più povere della popolazione, i contadini, e l’ha
resa interprete dei bisogni di una nazione intera; non solo delle esigenze di un gruppo
numericamente limitato.
Libertà
e
uguaglianza,
condizioni fondamentali per poter svolgere con profitto le at-
tività produttive e commerciali cui era dedita la borghesia, sono gli ideali che guida-
rono il moto rivoluzionario. Ma perseguendo questi principi, strettamente consonan-
ti con le proprie esigenze di vita e di lavoro, i rappresentanti della borghesia finirono
Lessico
Maggiorascato
Istituto
giuridico di origine spa-
gnola in uso particolar-
mente nel secolo XVI che
sanciva che avesse diritto
all’eredità solo un parente
del defunto, il più vicino di
grado, e in caso di parità di
grado il maggiore di età. La
funzione di tale norma era
di conservare le dimen-
sioni dei patrimoni fami-
gliari nel tempo, impeden-
done la frammentazione.
Il testo della
Dichiarazione
di Indipendenza
, redatto
principalmente da Thomas
Jefferson, è un forte atto
d’accusa nei confronti
della Corona britannica e
pone le fondamenta per il
passaggio dalla monarchia
alla democrazia (Jean Leon
Gerome Ferris,
Dichiarazione
di Indipendenza
, 1921).
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