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Grazie a essa è cambiata nella cultura europea l’immagine del mondo e, correlativa-
mente, quella dell’uomo. La scienza si distingue ora dalla filosofia, dalla teologia e dal-
la magia, che erano state fino a quel momento le principali depositarie della conoscen-
za umana. Essa si distingue perché le sue teorie acquisiscono validità solo se e quando
vengono confermate dagli esperimenti. Alla scienza, inoltre, comincia ad affiancarsi
la tecnica, che ne costituisce l’applicazione per risolvere i problemi concreti della vita.
La Rivoluzione industriale
Sulla base del principio di razionalizzazione si spiega, a par-
tire dalla fine del XVIII secolo, il rapido
processo di industrializzazione
, che interessa
dapprima l’Inghilterra, poi molti altri Paesi europei. L’enorme accumulo di conoscenze
scientifiche avvenuto in precedenza sfocia in una grande quantità di
innovazioni tecno-
logiche
(prima fra tutte la macchina a vapore, capace di produrre energia o movimen-
to senza l’uso di uomini o animali), che rendono molto più semplice la fabbricazione
e il trasporto di manufatti. In breve tempo si accresce fortemente, a scapito dell’agri-
coltura, lo spazio occupato dalle attività industriali nell’economia delle nazioni. Molti
contadini diventano operai e sono quindi costretti a trasferirsi in città. Il progressivo
spostamento dal lavoro nelle campagne a quello nelle fabbriche ha provocato il feno-
meno dell’“
inurbamento
”. Ha fatto sì, cioè, che una porzione sempre maggiore della
popolazione delle nazioni vivesse in città in
condizioni estremamente disagiate
: case
fatiscenti, condizioni igieniche pessime, nessuna istruzione, reddito molto basso, con-
dizioni di lavoro estenuanti. Le città cominciano conseguentemente a espandersi con
un ritmo sconosciuto prima di allora. Le persone, che da sempre vivevano prevalente-
mente in comunità ristrette dove tutti si conoscevano (i villaggi), si trovano ora ad abi-
tare grandi e anonimi quartieri di periferia, i quartieri periferici urbani. Tali aree diven-
gono rapidamente centri di delinquenza, di malcontento e di sommosse contro l’ordi-
ne costituito. Nasce una nuova classe sociale, il
proletariato urbano
, i cui interessi si
scontrano contro quelli dei proprietari delle fabbriche e dei macchinari di produzione.
Con la Rivoluzione industriale si afferma un nuovo sistema produttivo che rende più
veloce, efficiente ed economica la produzione delle merci a scapito però del lavoro in-
dividuale, che viene reso sempre più semplice, ripetitivo, parcellizzato.
Nella fase pre-industriale l’artigiano riceveva la materia prima dal committente e ne
seguiva tutte le fasi di lavorazione, riconsegnandogli il prodotto finito. Con la Rivolu-
zione industriale, invece, la
materia prima
inviata alle fabbriche è
sottoposta all’azione
delle macchin
e, che appartengono al datore di lavoro. Ogni operaio si occupa esclu-
sivamente di un aspetto dell’intero ciclo. Il singolo, insomma, non è a conoscenza del
“progetto” complessivo al quale sta contribuendo in modo decisivo.
Che cosa significa tutto ciò? Gli studiosi di scienze umane, per descrivere il fenome-
no, sono soliti parlare di “
divisione del lavoro
”. Ciascuno compie azioni ripetitive e,
di conseguenza, raggiunge un alto grado di abilità e di destrezza, che rimane precluso
a colui il quale, invece, si occupa del processo produttivo nella sua globalità, come ac-
cadeva all’artigiano.
In breve, l’industrializzazione produce problemi di convivenza e di ordine sociale di
genere completamente nuovo rispetto alle società preindustriali.
La Rivoluzione americana 
Negli stessi anni in cui la Rivoluzione industriale muove
i primi passi si assiste ad alcuni cambiamenti politici di grande portata, che incidono
profondamente sul piano sociale, riconfigurando l’assetto dell’intero mondo occidenta-
le. Si tratta, infatti, di cambiamenti che non riguardano solo il potere e il governo delle
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