Ma perché è proprio verso la metà del secolo XIX
che nasce la sociologia? E perché proprio nei Paesi
dell’Europa occidentale (in Francia con Comte,
in Inghilterra con Herbert Spencer, in Germania
con Karl Marx)? Tra la fine del Settecento e l’ini-
zio dell’Ottocento avvengono nel mondo occi-
dentale tre fatti storici di capitale importanza: la
Rivoluzione americana
, la
Rivoluzione fran-
cese
e la
Rivoluzione industriale
. L’insieme di
questi tre eventi produce nella civiltà europea
una serie di cambiamenti di vaste dimensioni,
le cui ripercussioni arrivano a modificare, come
non accadeva da secoli, il modo di vivere di gran
parte della popolazione dell’Occidente. La na-
scita di una scienza della società può essere vista
come una conseguenza di tali trasformazioni e un tentativo di trovare delle spiegazioni
per ciò che stava accadendo.
La rivoluzione scientifica
Max Weber (1864-1920) suggerisce che ciò che accomuna
tali trasformazioni è, in linea di principio, l’essere parte di un
processo di razionaliz-
zazione
iniziato nell’evo moderno con la
Rivoluzione scientifica
. Con questa espres-
sione siamo soliti indicare quel periodo storico, racchiuso tra la pubblicazione del
De
Revolutionibus
(1543) di Niccolò Copernico (1473-1543) e quella dei
Principia Ma-
thematica
(1687) di Isaac Newton (1642-1727), in cui è nata la scienza moderna. Nel
Cinquecento l’astronomo di origine polacca
Niccolò Copernico
dichiara che la Terra
non è più al centro dell’universo, determinando un vero e proprio
rivolgimento nel-
le concezioni dell’astronomia
. Il modello proposto da Copernico è infatti del tut-
to opposto alla teoria che da secoli domina la cultura occidentale e che è considerata
dalla Chiesa l’unica valida, poiché basata sulla convinzione che il nostro pianeta abbia
un carattere privilegiato. La Bibbia colloca infatti la Terra a un piano gerarchicamen-
te sovraordinato rispetto agli altri pianeti, al Sole, alle stelle. Sostenere che il Sole (e
non la Terra) sia il centro dell’universo significa anche ribaltare la posizione dell’uomo
nell’ordine cosmico, incrinando la certezza in base a cui la Bibbia medesima sia anche
un testo capace di descrivere adeguatamente i fenomeni naturali. A chi spetta, allora,
questo compito? Per
Galileo Galilei
(1564-1642), uno dei primi grandi scienziati, il
compito di spiegare i fenomeni naturali spetta a un
sapere basato sull’osservazione
della natura e sulla ricerca delle leggi che la governano
. La natura è una realtà og-
gettiva che funziona secondo leggi universali e non modificabili. Se una regola vale in
un’occasione, allora deve valere in tutte le occasioni uguali, e non v’è atto di magia o di
potere soprannaturale attraverso cui l’essere umano possa modificare questa situazione.
Sono leggi che regolano i rapporti di causa ed effetto tra gli elementi della natura, co-
me spiega Galileo. Ciò che precede (la causa) è strettamente legato a quanto segue (l’ef-
fetto), in maniera tale che, se è assente il primo termine, sarà assente anche il secondo.
Viceversa, in presenza del primo si troverà pure il secondo.
In sintesi, asserire che i fatti della natura sono legati tra loro secondo un rapporto di
causalità equivale a pensare che ubbidiscono a delle regole. La
natura
non opera a ca-
so, ma
è governata da delle leggi
, e queste leggi sono
universali e costanti
, cioè non
ammettono eccezioni. Da questi principi è nata la scienza moderna.
Tra la fine Settecento e l’inizio
dell’Ottocento avvengono nel
mondo occidentale tra fatti
storici di capitale importanza:
la Rivoluzione americana,
la Rivoluzione francese e la
Rivoluzione industriale (Jean
Dupless Bertaux,
Presa del
Palazzo delle Tuileries
, 1793).
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