L’opera principale di Montesquieu,
Lo spirito delle leggi
(1748), costituisce il primo
tentativo rilevante, per quanto ancora parziale e per molti aspetti ingenuo, di fornire
un’analisi
empirica
dei fatti sociali. Montesquieu è, in altri termini, il primo a mette-
re in rilievo come molti caratteri della società dipendano per esempio dal clima (cal-
do, freddo o temperato), dal tipo di territorio (montano, di pianura o costiero), dalle
attività svolte dai suoi membri (pastorizia, agricoltura o caccia) e da tanti altri fattori
di questo genere.
Le norme che governano la vita sociale non sono, per Montesquieu, leggi assolute fis-
sate una volta per tutte e valide per l’intera umanità, ma dipendono dal variare del-
le tante condizioni interne ed esterne che accompagnano la storia della civiltà. Certe
usanze che ai popoli dei Paesi caldi appaiono naturali o necessarie sembreranno ai po-
poli del Nord inutili o assurde, e viceversa. La questione delle norme sociali non può
essere affrontata senza tener presente la
situazione storica e ambientale
in cui esse
trovano applicazione.
Jean-Jacques Rousseau
Nello stesso periodo un altro illuminista francese,
Jean-
Jacques Rousseau
(1712-1778), uno dei maggiori precursori della sociologia,
ebbe il merito di introdurre una nuova variabile nell’indagine sulla società.
Ammesso che l’uomo sia originariamente vissuto in uno stato di natura, e che
in seguito abbia deciso di istituire delle norme a cui sottomettersi, resta an-
cora da decidere se tali norme costituiscano di fatto un miglioramento per
la vita umana o se, al contrario, non abbiano portato con sé un peggiora-
mento. Per Rousseau, al contrario dei contrattualisti, la storia dell’umanità
riunita in società è fatta di disuguaglianze e ingiustizie: essa è dunque una
storia di degenerazione e di corruzione rispetto all’iniziale stato di natura,
in cui tutti erano a suo avviso liberi e uguali.
Anzi, proprio l’uguaglianza universale che vigeva nello stato di natura ren-
deva gli uomini primitivi del tutto pacifici, sicché l’
inimicizia e la guerra
per
Rousseau non sono, come per Hobbes, innate nell’uomo, ma
sono il prodotto del-
le disuguaglianze introdotte
nel mondo
con il contratto sociale
e con la nascita del-
la “società civile”.
Ciò non significa che per Rousseau si debba auspicare un ritorno allo stato di natura,
di per sé impossibile. Sebbene sia stata la società a causare i mali più grandi, come la
disuguaglianza, la dipendenza e l’oppressione, soltanto alla società spetta il compito di
eliminarli. Il problema è dunque quello di
individuare i criteri su cui fondare una
convivenza più equilibrata
e più giusta. Accanto alla questione teorica di compren-
dere come sia possibile la convivenza tra individui e norme vi è, secondo Rousseau, an-
che un problema pratico urgente: quello di scoprire quali norme siano idonee a evitare
la completa corruzione della società esistente, per realizzarne in futuro una migliore.
2
Il contesto storico
I cambiamenti tra il XVIII e il XIX secolo
Auguste Comte
, come detto, usò per pri-
mo il termine “sociologia” nel 1839, ed è unanimemente considerato il fondatore del-
la nuova disciplina. Egli per primo, infatti, concepì lo
studio della società
non come
una speculazione teorica, ma come un’
indagine basata su metodi rigorosi di verifi-
ca empirica delle interpretazioni
.
Lessico
Empirico
L’aggettivo
empi-
rico
indica tutto ciò che si
basa sull’esperienza sensi-
bile dell’uomo, cioè sull’at-
testazione fornita dai no-
stri sensi. Ciò che è “empi-
rico” si oppone a ciò che è
teorico, ossia a ciò che si
basa non sull’esperienza
sensibile ma sul ragiona-
mento.
Jean-Jaques Rousseau.
Q
ualche domanda
➜
Quali considerazioni
portano al
superamento della
teoria cosiddetta
“naturalistica”?
➜
Qual è il principale
elemento di novità
messo in luce da
Montesquieu rispetto
alla teoria del
contratto sociale?
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