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Dal canto suo il mondo islamico, sulla base della propria legge religiosa, la
shari’a
, ma-
nifesta un atteggiamento critico sui diritti umani universali. La
shari’a
è il quadro giu-
ridico che regola l’agire dei soggetti pubblici e privati che si riconoscono nell’Islam nei
vari ambiti della vita: politica, economia, questioni sociali, famiglia, sessualità ecc. Fon-
ti della
shari’a
sono il Corano, la tradizione sacra (
sunna
), l’opinione concorde (ossia
il consenso di autorevoli giurisperiti) e l’interpretazione analogica. A queste si aggiun-
gono altre fonti non canoniche, ma solitamente impiegate nella prassi giuridica degli
Stati islamici: la consuetudine (
urf
), le decisioni giudiziarie, il decreto del sovrano (
qa-
nun
) e il pubblico interesse (
maslaba
).
Tanti
paesi islamici
richiamano l’
impossibilità 
di fondare il principio del
diritto 
sull’uomo 
stesso
anziché in Dio
: la volontà di Dio, manifestata nel Corano e inter-
pretata da persone autorevoli, è l’unica che determina diritti e doveri dell’essere uma-
no. La shari’a è legittimata dalla rivelazione e, dunque, è
superiore a qualsiasi legge
frutto di iniziativa
umana
. Nel
Corano
si trovano indicazioni
in contrasto
con alcu-
ni principi di uguaglianza acquisiti nel
mondo occidentale
(ad esempio il rapporto
uomo-donna e quello musulmano-non musulmano), in controtendenza con l’orien-
tamento universalista perseguito dagli organismi internazionali. Ne consegue che nu-
merosi paesi arabi e islamici preferiscono parlare di “
diritti dell’uomo nell’Islam
”, ri-
fiutandosi di sottoscrivere i documenti degli organismi internazionali.
Spetta all’
Unesco
il merito di aver messo a punto negli ultimi decenni gli
interventi 
educativi più significativi 
in materia. Attraverso fasi successive sono stati precisati gli
obiettivi dell’insegnamento relativo ai diritti umani: promuovere atteggiamenti di tol-
leranza, rispetto e solidarietà; diffondere la conoscenza dei contenuti specifici dei diritti
umani; sensibilizzare gli alunni circa le condizioni necessarie perché i diritti si possano
tradurre nella realtà sociale e politica.
Queste strategie scolastiche sono state in seguito integrate creando un sistema articolato
di interventi con la partecipazione sia di soggetti politici e amministrativi sia dei gran-
di mezzi di comunicazione.
Caduto il muro di Berlino
(1989) è stato poi
rafforza-
to il rapporto
privilegiato
fra i diritti umani e la democrazia
: l’educazione ispirata
ai principi democratici è il presupposto stesso per l’esercizio dei diritti umani, per una
società più giusta e solidale. L’Unesco ha preparato un ampio e vario materiale didat-
Una delle porzioni del muro
di Berlino conservatesi dopo
l’apertura delle frontiere che
dividevano in due la città
(e tutta la nazione tedesca)
e l’abbattimento avvenuti
nel novembre 1989.
Q
ualche domanda
Che cosa significa
“relativizzazione
dei diritti”?
In che modo l’Unesco
è intervenuta in
materia di diritti?
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