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Psicologia transculturale e psicologia culturale
Due diversi orientamenti
Negli ultimi decenni, l’interesse per le influenze cultura-
li sullo sviluppo individuale ha portato alla nascita di due orientamenti di studio: la
psicologia transculturale
e la
psicologia culturale
. La prima ha prevalentemente un
orientamento
etico
(qui nel significato linguistico di “descrittivo”), nel senso che stu-
dia gli aspetti generali del comportamento comuni a tutti gli esseri umani, attraverso
il confronto di culture diverse, delle loro usanze, dei sistemi di educazione. La seconda
ha prevalentemente un orientamento
emico
(qui nel significato di “distintivo”), ovve-
ro studia i comportamenti all’interno di uno specifico contesto culturale, individuan-
do le interazioni tra individuo e ambiente.
La psicologia transculturale
La
psicologia transculturale
mira a confrontare in
modo oggettivo individui che appartengono a culture diverse, partendo dal pre-
supposto che esistono dei
processi
psicologici di base comuni a tutti gli esseri
umani
(e quindi universali),
a prescindere dall’appartenenza culturale
: si trat-
ta dunque di una
prospettiva universalista
, che sottolinea l’influsso delle
com-
ponenti biologiche
.
Le differenze da cultura a cultura vanno ricercate nelle
modalità
in cui i processi psi-
cologici si verificano, confrontando comportamenti in ambienti culturali diversi. Per
esempio, gli stadi di sviluppo del linguaggio sono simili in tutti i bambini del mondo,
ma ci possono essere differenze nell’acquisizione del linguaggio dovute a diversi me-
todi di allevamento dei figli e alla diversa importanza attribuita nelle varie culture al-
la produzione linguistica.
La psicologia culturale
La psicologia culturale
considera
inseparabili mente e cul-
tura
. L’uomo è immerso, fin dalla nascita, in un contesto culturale nel quale avviene
il processo di sviluppo individuale. Tra individuo e cultura esiste un rapporto di
reci-
procità
: l’individuo utilizza gli strumenti che la cultura gli fornisce ma concorre an-
che alla sua trasformazione, attraverso le sue azioni. Sono gli
artefatti
a mediare il rap-
porto tra individuo e ambiente.
Gregory Bateson
(1904-1980) utilizza l’esempio del
bastone per il non vedente: è attraverso il bastone che il cieco può “vedere”, conoscere
il mondo intorno a lui, a cominciare dalla strada che sta percorrendo. Bateson si chie-
de in quale punto del bastone cominci il sistema mentale del cieco. È difficile infatti
stabilire dove finisce l’individuo e dove comincia la cultura, poiché la connessione tra
individuo e cultura è stretta.
Rispetto alla psicologia transculturale, gli psicologi culturali criticano la pretesa di individuare
caratteristiche universali uguali per tutte le culture, poiché l’attenzione deve essere posta sulla
complessità della cultura
e sulle
specifiche influenze
che essa esercita sugli individui.
La psicologia culturale si avvale del contributo di diverse discipline, tra cui l’antro-
pologia e la linguistica ed è più vicina a una
prospettiva
relativista
: ogni cultura ha
una sua specificità; usanze, costumi, caratteristiche psicologiche devono essere stu-
diati all’interno di
quel contesto specifico
, per individuare le influenze reciproche
tra individuo e contesto. Ogni cultura va studiata nella sua particolarità, evitando
di cadere in posizioni
etnocentriche
, che valutino le altre culture a partire dalle idee
e dai valori della cultura di appartenenza del ricercatore. Tuttavia la posizione del-
la psicologia culturale non è assimilabile al relativismo, poiché si pone in relazione
critica con esso.
Una donna kayan, etnia
della popolazione karenni
(Birmania), dal lunghissimo
collo ornato di anelli.
Lessico
Etnocentrismo
La con-
vinzione che la cultura, i
valori, i costumi e gli stili
di vita del proprio gruppo
di appartenenza (dal gre-
co
èthnos
«popolo») siano
superiori a quelli degli al-
tri gruppi, con la loro con-
seguente svalutazione (fi-
no alla discriminazione o a
forme di razzismo).
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