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parède a Ginevra, Ovide Decroly in Belgio e Maria Montessori in Italia) concentraro-
no il loro lavoro proprio intorno a questi soggetti, proponendosi di definirne le diver-
se caratteristiche e scommettendo sulla loro educabilità. A tal fine predisposero
nuove
modalità didattiche
idonee a favorirne, per quanto possibile, la crescita intellettuale.
Mentre Claparède rivolse la sua attenzione agli insegnanti, convinto che una mi-
gliore preparazione di questi ultimi avrebbe potuto consentire loro di avvicinare in
modo corretto anche la disabilità, Decroly e Montessori avviarono apposite scuo-
le infantili con storie ed esiti affini: tanto l’esperienza realizzata a Bruxelles dal me-
dico belga nell’École de l’Ermitage, da lui fondata nel 1907, quanto quella avviata
in precedenza (a partire dal 1898) dalla studiosa italiana presso l’Università di Ro-
ma fornirono non solo elementi utili per l’educazione dei soggetti ritardati, ma an-
che importanti indicazioni per il rinnovamento delle pratiche didattiche destinate
ai soggetti normali.
3
Il mondo dei giovani
Nel passaggio tra Ottocento e Novecento si manifestò anche un interesse più speci-
fico per il mondo giovanile. In quegli anni la realtà dei giovani iniziò a subire pro-
fondi cambiamenti rispetto al passato. Alcuni di questi erano legati a processi di
modernizzazione
quali l’incremento del lavoro industriale (anche femminile), la
vita cittadina, la diffusione di nuovi divertimenti come il cinema e gli spettacoli
sportivi, la stampa periodica popolare attraverso la quale erano veicolati nuovi mo-
delli etici ed estetici.
Altri cambiamenti erano invece sostenuti da un
nuovo clima culturale
caratterizzato
da un modo diverso di vedere la giovinezza: questa veniva ora vissuta come una parti-
colare e felice condizione fatta di esaltazione della ribellione e dell’incoscienza. I gio-
vani erano presentati come “nuovi barbari”, mossi da una traboccante energia vitalisti-
ca, venuti a redimere un mondo corrotto e conformista.
In questo effervescente clima il diffuso interesse per l’età giovanile si manifestò sia sul
versante delle ricerche scientifiche sia sul piano delle esperienze educative. Lo scopo era
quello di creare condizioni educative nuove per superare consuetudini che sembrano or-
mai obsolete.
Per quanto riguarda le ricerche scientifiche è fondamentale il rinvio agli studi compiuti
da
Granville Stanley Hall
(1846-1924) sull’adolescenza, che nel 1904 approdarono
ai due volumi dal titolo
Adolescence
. Si trattò del primo tentativo di descrivere le ca-
ratteristiche del passaggio dall’età infantile a quella adulta, esigenza da porre in stretta
relazione all’emergere di una nuova fase della vita umana che, soprattutto nelle società
borghesi, ampliava il tempo di preparazione alla vita adulta.
Secondo lo studioso americano, l’adolescenza era caratterizzata da sentimenti con-
trastanti, che si possono riassumere con le espressioni “tempesta” e “stress”: tutti i
giovani passavano attraverso un certo grado di turbamento emotivo e di sconvol-
gimento psicofisico prima di stabilire un equilibrio più stabile come adulti. Per so-
stenerli in questa transizione occorreva fare in modo che i giovani acquisissero un
carattere forte, promuovendo in loro ideali nobili come la disponibilità ad azio-
ni disinteressate, il patriottismo, la cultura del corpo, la devozione allo Stato e al
benessere degli altri. Solo in questo modo essi si sarebbero salvati dall’
individua-
lismo
e dall’egoismo.
Q
ualche domanda
Come cambia la
fisionomia della
pedagogia all’inizio
del Novecento?
Per quali ragioni
gli studi di Binet
furono di grande
importanza?
Lessico
Individualismo
In filoso-
fia, dottrina che afferma
l’autonomia, il valore pri-
mario e i diritti dell’indivi-
duo rispetto alla collettivi-
tà di cui fa parte.
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