Le ricerche sull’intelligenza infantile consentirono di chiarire le differenze tra l’intelli-
genza dell’adulto e quella del bambino con notevoli conseguenze sul modo di inten-
dere l’infanzia.
Secondo Binet, gli elementi costitutivi dell’una e dell’altra erano i medesimi, e cioè ca-
pacità di comprensione, invenzione, direzione e censura, mentre del tutto diversi era-
no la loro sistemazione logica e l’uso del linguaggio, della comprensione e del giudi-
zio. Le differenze, concludeva Binet, non erano soltanto di tipo quantitativo (dovute,
ad esempio, a un patrimonio linguistico più limitato o a esperienze meno ricche e più
circoscritte), ma anche e soprattutto di natura qualitativa e cioè il prevalere della com-
prensione a base sensoriale rispetto a quella di tipo astrattivo.
Queste ricerche anticiparono quelle più ampie e rigorose condotte nei decenni succes-
sivi da altri studiosi come Édouard Claparède e Jean Piaget.
Il nome di Claparède (autore su cui si ritorna più avanti) orienta verso un altro ambi-
to coltivato intensamente dalla pedagogia scientifica di inizio secolo, quello degli alun-
ni ritardati o anormali (come furono definiti allora, mentre oggi si preferisce il termi-
ne “disabili”). Si trattava di bambini che – salvo nel caso dei sordomuti e in parte dei
ciechi – erano in genere considerati inadatti alla scolarizzazione per le loro ridotte ca-
pacità mentali. I medici solitamente si limitavano a diagnosticare l’idiozia di un indi-
viduo senza curarsi di stabilirne le cause e senza prevedere un trattamento terapeuti-
co o educativo.
Sulla scia del lavoro condotto a metà Ottocento da Édouard Séguin, che per primo
aveva intrapreso a Parigi significative esperienze nel campo dell’educazione dei deboli
mentali, alcuni giovani medici forniti di un buon bagaglio di nozioni psicologiche (Cla-
Una tabella riportata
nell’articolo di Cattell
Homo
Scientificus Americanus
(“Science”, 17, 1903,
pp. 561-570). Gli studi che
seguirono il lavoro di questo
psicologo si concentrarono,
in particolare, sul modo
di definire gli aspetti qualitativi
e quantitativi dell’intelligenza,
le tappe e le modalità del
suo sviluppo: secondo tali
ricercatori, una conoscenza
approfondita dei processi
cognitivi poteva consentire
di mettere a punto metodi più
efficaci per l’apprendimento
umano.
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