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Il fantasy
sempre presenti, persino per una razza che si è quasi completamente estinta.
Se tu credi che l’Uomo sia libero di ricostruire una nuova vita ignorando il
resto del mondo, allora non sai nulla della storia!»
Improvvisamente tacque, e Shea si sentì piccolo e spaventato.
Poi il viso di Allanon si addolcì ed egli tese la mano per stringere amiche-
volmente la spalla di Shea.
«Il passato è dietro di noi: è del futuro che dobbiamo occuparci. Lascia
che ti riporti alla memoria la storia delle nostre Terre […] Come certamente
saprai, le Grandi Guerre
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segnarono la fine di un’era in cui l’Uomo era stato
la razza dominante. L’Uomo era quasi completamente distrutto e persino la
geografia a lui nota era quasi completamente alterata. Paesi, nazioni e governi
cessarono tutti di esistere quando gli ultimi membri della specie umana fug-
girono a sud per sopravvivere. Passò quasi un millennio prima che l’Uomo
si risollevasse oltre il livello degli animali che cacciava per nutrirsi e gettasse
le basi di una civiltà in progresso. Una civiltà primitiva, certo, ma ordinata
e con una sembianza di governo. Poi l’Uomo cominciò a scoprire che altre
razze oltre la sua abitavano il mondo… creature che erano sopravvissute al-
le Grandi Guerre e erano andate evolvendosi. Nelle montagne abitavano gli
Il quadro si precisa:
si comincia a
comprendere che le
vicende del romanzo,
apparentemente simili a
quelle del nostro mondo
(le continue guerre
degli uni contro gli altri)
hanno come personaggi
creature fantastiche.
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3 le Grandi Guerre:
si allude a guerre termo-nucleari che avrebbero distrutto civiltà e popoli del passato.
Il genere fantasy è stato spesso ac-
cusato di essere un genere “di eva-
sione”: le vicende si svolgono in
mondi immaginari, hanno per pro-
tagonisti maghi, elfi, gnomi e altre
creature fantastiche e quindi invite-
rebbero il lettore (o lo spettatore) a
distrarsi dai suoi problemi, trovan-
do rifugio in fantasticherie prive di
rapporto con la realtà.
Si tratta di un’accusa in molti casi
poco sostenibile. Il brano di Terry
Brooks, per esempio, si può facil-
mente leggere in riferimento alle
discussioni del nostro tempo sullo
sviluppo della scienza e sulla neces-
sità di un maggior controllo circa la
proliferazione degli armamenti e
l’uso delle nuove scoperte. Anche
nell’opera di Tolkien, poi, sono pre-
senti numerosi riferimenti all’epoca
in cui è stata scritta, sebbene per
noi essi siano di meno immediata
comprensione, data la distanza cro-
nologica che ci separa.
Per esempio, la Contea in cui vi-
vono gli Hobbit è un mondo idilli-
co, campestre, in cui tutti hanno
quanto basta per vivere comoda-
mente e non aspirano a nulla di
più; un mondo chiuso, quasi un’i-
sola felice… Tolkien condivideva il
mito della
Little England
, la “pic-
cola Inghilterra”, autosufficiente,
ricca dei propri prodotti agrico-
li, minacciata dall’industrializza-
zione selvaggia e dalle ambizioni
imperiali. Non a caso, lo stregone
cattivo Saruman è descritto come
la caricatura di un industriale, in-
curante della natura, degli alberi,
delle acque, e amante della tecno-
logia, delle miniere, del ferro…
Dal punto di vista politico, Tolkien
era un conservatore e questa sua
posizione ideologica traspare chia-
ramente nel libro: non a caso, la
vicenda ha come protagonisti re,
stregoni, dame bellissime e cavalie-
ri di nobile cuore — insomma, tutti
personaggi eccezionali e proietta-
ti nel passato; anche gli Hobbit che
prendono parte alla storia hanno
qualità eroiche che li distinguono
dai loro simili e li fanno emergere
dalla massa delle persone comuni.
Inoltre, lo scontro fra il Bene e il Ma-
le non si conclude con l’instaurazio-
ne di un sistema democratico, ma
con il ritorno del re Aragorn.
Tuttavia, la presenza accanto a Fro-
do di un personaggio come Sam ci
impedisce di interpretare l’opera di
Tolkien in maniera troppo schema-
tica. Sam è un uomo (uno Hobbit)
comune, un giardiniere che diventa
eroe solo per caso, o per affetto nei
confronti di Frodo, eppure alla fine
è proprio lui che trionfa: Frodo se
ne va insieme agli elfi e Sam rimane
a costruire il futuro, come marito,
padre e sindaco del villaggio. Pos-
siamo cogliere, in questo passaggio
da un’epoca “eroica” a un’epoca
più “normale”, un’eco del passag-
gio dalle tragedie degli anni Tren-
ta e Quaranta (nazismo, Seconda
guerra mondiale) alla relativa sere-
nità degli anni Cinquanta, con la dif-
fusione del benessere e della demo-
crazia? Probabilmente sì.
I fantasy migliori sono quindi solo
in parte opere di evasione. Spes-
so essi “nascondono”, sotto l’am-
bientazione fantastica e lontana,
numerosi riferimenti all’attualità
e una precisa posizione ideologica
che il lettore è invitato a cogliere,
se vuole comprendere il messaggio
profondo del libro.
La scelta dei temi narrativi: fantasy e attualità
tecniche e generi
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