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Gli scultori di Rodi creano composizioni piene
di pathos e dotate di ricchi effetti scenografici
Gli scultori della fiorente scuola di Rodi prose-
guirono sulla stessa strada intrapresa dagli artisti
di Pergamo, attuando uno stile che aveva come
finalità l’esasperazione e la teatralizzazione delle
passioni.
Capolavoro di questa corrente è il
Laocoonte
(
Fig.
47, a pagina 159
), famosissimo gruppo scultoreo
che raffigura la morte di un sacerdote troiano,
colpevole di essersi opposto al disegno di Atena
di porre fine alla guerra di Troia con la vittoria
degli Achei. La fama di quest’opera risale al 1506,
cioè al ritrovamento a Roma di una copia in mar-
mo di un originale bronzeo risalente al II secolo
a.C. e attribuito ad Athenodoros, Haghesandros
e Polydoros. La copia romana è stata incessante-
mente copiata, studiata ed elogiata in versi e in
prosa: oltre che alla accuratezza delle descrizio-
ni anatomiche e al suo accentuato dinamismo,
l’opera deve la sua notorietà all’intensità del
pathos
. Il naturalista ed entomologo bolognese
Ulisse Aldrovandi, nel XVI secolo, sintetizzò la va-
rietà dei sentimenti espressi dai vari personaggi
con queste parole: «di queste tre statue una sta
in atto di dolersi, l’altra di morire, la terza di
haver compassione».
Oltre all’esasperazione dei tratti patetici a Rodi si
affermò anche la tendenza a inserire le sculture in
reali cornici paesaggistiche, destinandole a essere
elementi ornamentali di giardini e altri ambienti
naturali. La copia romana già pesantemente re-
staurata del
Supplizio di Dirce
, anche noto come
Toro farnese
(
Fig. 48
), da un originale bronzeo del
III o del II secolo a.C., per esempio, contiene alla
sua base una pompa idraulica che evidentemente
destinava l’opera a fare da sfondo a un sistema di
giochi d’acqua. Il gruppo rappresenta il supplizio
di Dirce, legata a un toro dai figli di Antiope per
punire la regina colpevole di aver perseguitato la
loro madre: la costruzione a forma piramidale è
tipica della scuola di Rodi; inoltre la complessa
composizione, con i personaggi disposti su più
piani in un moto spiraliforme particolarmente
complesso, dichiara un’evidente volontà di colpi-
re lo spettatore con effetti altamente scenografici.
e
Fig. 48
- Supplizio
di Dirce, detto Toro farnese,
copia romana in marmo
da un originale in bronzo
della fine del III secolo a.C.,
altezza 370 cm; Napoli,
Museo Archeologico
Nazionale.
Lettura 3D
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