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Gli scultori ellenistici seguono per l’immagine
di Afrodite l’esempio di Prassitele
Da un altro maestro del IV secolo a.C. come Prassitele
derivò un altro filone della scultura ellenistica che stu-
diò e presentò in una vasta serie di variazioni il model-
lo dell’
Afrodite Cnidia
, la prima statua in cui una dea
era mostrata nuda in tutta la sua morbida sensualità.
Fra le riprese più celebri di questo modello ci sono le
statue bronzee dell’
Afrodite accovacciata
(
Figg. 38 e
39
) di Doidàlsas (attivo in Bitinia nella seconda metà
del III secolo a.C.): completamente nuda, accovaccia-
ta nell’atto di ricevere l’acqua del bagno sulla schie-
na, la dea si mostra in un atteggiamento molto
naturale, che la rende profondamente umana (si
vedano ad esempio le labbra che sembrano di-
schiudersi in un sorriso voluttuoso), ben distan-
te dalla sacralità che caratterizzava le rappresen-
tazioni della dea nelle epoche precedenti.
Diversi sono invece l’atteggiamento e l’espres-
sione della nota
Venere di Milo
(
Fig. 40
), una
delle più celebri statue dell’Antichità, che torna
a mostrare un distacco altero e una dignità re-
gale lontana dal mondo degli uomini. In questa
statua la dea è di nuovo in piedi come l’
Afrodi-
te Cnidia
di Prassitele, ma in una nudità solo
parziale. La parte inferiore del corpo è infatti
coperta da un tessuto abilmente panneggiato
che lascia intuire le forme del corpo femmi-
nile e sembra sul punto di scivolare giù lungo
le curve dei fianchi: se la sensualità dell’opera
di Prassitele era dovuta all’atteggiamento pu-
dico della figura, che cercava di coprire la sua
nudità con una mano, l’erotismo della
Venere
di Milo
si sprigiona proprio da questa veste,
che copre ma al tempo stesso svela le for-
me sottostanti e maliziosamente minaccia
di cadere a terra all’improvviso.
Agli insegnamenti di Prassitele si rifan-
no anche le figure di dormienti dalle
forme sinuose e dalla superficie levi-
gata e luminosa: si tratta di un tema
figurativo che riscosse molta fortuna in
Età Ellenistica e che è molto ben rap-
presentato dall’
Ermafrodito dormien-
te
(
Fig. 41
), oggi adagiato su un letto
che fu scolpito nel XVII secolo dallo
scultore e architetto Gian Lorenzo
Bernini.
f
Fig. 38
- Doidàlsas, Afrodite
accovacciata, da Villa Adriana,
copia romana in marmo
da un originale in bronzo
della seconda metà del III secolo a.C.,
altezza 107 cm; Roma,
Museo Nazionale Romano.
f
Fig. 39
- Afrodite
accovacciata,
copia romana
in marmo
da un originale
in bronzo
della seconda metà
del III secolo a.C.,
marmo, altezza 82 cm;
Rodi, Museo
Archeologico.
e
Fig. 41
- Ermafrodito
dormiente, copia romana
in marmo da un originale
in bronzo, lunghezza 169 cm,
metà del II secolo a.C.;
Parigi, Musée du Louvre.
e
Fig. 40
Venere di Milo,
da Milo, marmo,
altezza 204 cm,
II-I secolo a.C.;
Parigi, Musée
du Louvre.
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