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data da un doppio colonnato ionico e poggiata
su un alto basamento, posto su un’alta terrazza
dell’acropoli: esso dominava l’intera valle del fiu-
me Caico, ponendosi come punto di riferimen-
to visivo dell’intero paesaggio. La funzione del
monumento era quella di celebrare la definitiva
vittoria sui Gàlati ottenuta nel 166 a.C. L’altare,
dedicato a
Zeus Sotèr
(«Salvatore») e
Atena Nike-
phòros
(«Portatrice di vittoria»), viene datato tra
il 166 e il 156 a.C.; i resti, scoperti nel XIX secolo
da archeologi tedeschi, ne hanno permesso una
parziale ricostruzione che oggi si trova nel Perga-
mon Museum di Berlino (
Fig. 23
). Il monumento
raccoglie esempi tra i più rappresentativi del-
la scultura ellenistica e testimonia che l’intento
dell’architettura ellenistica era quello di colpire
lo spettatore con effetti di maestosità, ricercando
il carattere monumentale a forte impatto visivo
degli edifici: l’espediente più efficace per ottene-
re questo scopo erano le dimensioni grandiose
e imponenti delle facciate, amplificate dalla ric-
chezza delle decorazioni. In questo senso si può
parlare di scenografie urbane: le facciate erano
concepite come vere e proprie vedute, alla stessa
maniera di scenografie e quinte teatrali e, nello
stesso tempo, le costruzioni non erano più realiz-
zate come corpi isolati ma venivano coordinate
con l’ambiente naturale e gli edifici adiacenti.
Più in generale l’architettura ellenistica da una
parte manteneva la tipica linearità dell’edificio
classico, dall’altra introduceva caratteri inno-
vativi, in particolare il diffuso ricorso alla forma
circolare, mutuato dal gusto orientale. Questo è
attestato dalle cupole dei templi a
thòlos
, dagli
edifici a pianta circolare o che prevedono absidi
o esedre, dalle facciate presso le quali erano rica-
vate nicchie destinate a ospitare statue, o anche
dall’innesto di corpi rotondi all’interno di strut-
ture cubiche o parallelepipede, come si ritiene
avvenisse all’interno del Faro di Alessandria.
Un duplice
porticato
di ordine ionico
racchiude l’altare.
La parete di fondo
del porticato interno
era decorata
da un fregio
raffigurante
le storie del mito
di Telefo.
La gradinata
monumentale
costituisce
la parte
più cospicua
dell’intera struttura.
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