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Istituzione simbolo della cultura alessandrina
divenne il Museo: adiacente al Palazzo Reale,
era un grande complesso in grado di ospitare
studiosi che vi confluivano anche da molto lon-
tano, ed era dotato della biblioteca più ricca del
mondo (
Fig. 7
). Essa ebbe illustri direttori come
Callimaco, Eratostene, Apollonio Rodio, Aristo-
fane di Bisanzio e custodì molte centinaia di
migliaia di rotoli di papiro, gli antenati dei mo-
derni libri. Per catalogare, correggere e conser-
vare questo immenso patrimonio di conoscen-
za nel Museo fu istituita la notissima scuola di
filologia di Alessandria.
La possibilità di accedere a un numero enorme
di testi fu determinante per lo sviluppo di studi
e ricerche che fecero raggiungere alla scienza
alessandrina livelli altissimi e il cui ruolo sarà
fondamentale per la rinascita della scienza in
Europa.
Museo
Il termine «museo» deriva
dal greco museion che in-
dica il tempio dedicato al-
le Muse, divinità della mi-
tologia greca, figlie di Zeus
e ispiratrici delle «arti» se-
condo l’accezione greca,
ovvero poesia, storia, tra-
gedia e commedia, astro-
nomia, musica e danza. Nel
Museo si svolgevano attivi-
tà artistiche e scientifiche.
Oggi il museo è il luogo de-
stinato a raccogliere, tute-
lare e mostrare al pubbli-
co in un ordine prestabi-
lito opere d’arte e oggetti
di valore storico-artistico e
scientifico.
Lessico
La riflessione filosofica alla ricerca della felicità individuale
L’
egemonia culturale di Atene, ormai irrimediabilmente perduta, si mantenne anche in epoca ellenistica
nel campo del sapere filosofico. Aristotele (384-322 a.C.), allievo di Platone (427-347 a.C.) fu fondato-
re del Liceo e tutore di Alessandro Magno.
Sia l’Accademia platonica, sia il Liceo aristotelico continuarono a perpetuare l’insegnamento dei
maestri; tuttavia nuove figure di filosofi e nuove correnti comparvero già agli albori del periodo
ellenistico. I caratteri generali della filosofia del tempo erano: il distacco dalla vita pubblica e
l’abbandono pressoché totale della riflessione sulla politica e il concetto di Stato; l’accen-
tuazione del carattere individuale, soggettivo e intimo della riflessione filosofica; un sostan-
ziale pessimismo di fondo al quale si cercava di opporre adeguate contromisure.
Perseguire la virtù attraverso la liberazione da ogni desiderio e la privazione dei beni ma-
teriali è l’insegnamento che i cinici traggono dal loro maggiore esponente, Diogene di Sì-
nope (morto forse nel 323 a.C.), celebre per la bizzarria dei suoi comportamenti e per l’ar-
guzia dei suoi motti.
A Pirrone, in gioventù soldato di Alessandro in India, è attribuita la prima formulazione del
pensiero scettico, volto a orientare il comportamento umano sulla base dell’impossibilità
di conoscere e, quindi, di giudicare: a che scopo affannarsi, interrogarsi, agire, se all’uomo
non è dato di conoscere il vero? Nell’astensione e nell’accondiscendenza verso le convenzio-
ni – cioè nell’imperturbabilità – consiste dunque l’unica strada che può condurre alla felicità.
Ma le due scuole più importanti nell’Età Ellenistica furono l’Epicureismo e lo Stoicismo. Epicuro
(
Fig. 8
) (341-271/270 a.C.) propugnò un’etica della serenità, derivante dalla conoscenza della
vera natura delle cose. La beatitudine consisteva nella privazione del dolore, inteso come sof-
ferenza sia fisica sia morale, e nella liberazione dalle superstizioni e dalle paure, come la pau-
ra degli dèi (che esistono ma non si interessano alla nostra vita) o della morte. La professio-
ne di materialismo e la vita in comune praticata dagli adepti furono oggetto di feroci critiche da
parte degli avversari, soprattutto da parte degli stoici, dal cui pregiudizio derivò il luogo comune
dell’Epicureismo come dottrina dedita alla sola soddisfazione del piacere del corpo.
La scuola filosofica avviata da Zenone (333-263 a.C.) prese il nome di Stoicismo per il fatto
che egli era solito insegnare sotto la stoà poikilè, il portico ateniese decorato dai dipinti di
Polignoto. Secondo gli stoici in natura esisteva un ordine razionale che regolava le cose del
mondo; l’adesione degli uomini a tale ordine e l’accettazione degli eventi secondo la scan-
sione stabilita dal fato costituivano l’imperativo morale al quale attenersi, la sola strada
verso la virtù. Ma questo assoggettamento all’ordine cosmico non mortificava la libertà
e la volontà; al contrario, liberatisi dal desiderio e dalle passioni del mondo, gli uomini
perseguivano la virtù proprio attraverso l’esercizio della volontà e il rifiuto di qualunque
imposizione esterna ed estranea all’ordine naturale delle cose.
Arte e filosofia
Fig. 8
- Busto di Epicuro, copia romana in marmo da un originale greco;
Berlino, Pergamon Museum.
g
Fig. 7
- Stampa tedesca del XIX secolo raffigurante una sala
dell’antica biblioteca alessandrina; New York, The Granger Collection.
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