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L’Età Ellenistica: l’architettura
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La città diventa una metropoli
Il patrimonio monumentale dell’Ellenismo è an-
dato in gran parte perduto e dunque il giudizio
storico sui suoi esiti architettonici è tuttora incer-
to: alcuni considerano l’architettura ellenistica
come un’espressione di decadenza rispetto alla
grande edilizia classica; altri, invece, riconosco-
no numerosi elementi di innovazione visibile nei
resti di cui disponiamo, soprattutto nelle grandi
città di Alessandria d’Egitto, Antiochia, Efeso, Ro-
di, Pergamo, Mileto e molte altre.
Le capitali dei regni ellenistici divennero delle
vere e proprie metropoli, ben diverse dalle
pòleis
greche dell’Età Classica, non solo per dimensioni
e numero di abitanti, ma anche per la comples-
sità urbanistica e per la diversificazione delle
tipologie edilizie utilizzate, impostate talora su
modelli tradizionali ma più spesso ripensate su
presupposti del tutto nuovi.
Come vedremo, una caratteristica fondamentale
della città ellenistica è l’attenzione per i luoghi di
ritrovo, sia quelli legati
alla vita religiosa e pub-
blica, sia quelli collegati
alla vita quotidiana dei
cittadini.
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Il tempio assume dimensioni
grandiose
Per quanto riguarda l’architettura reli-
giosa, il tempio continuò a rappresen-
tare una tipologia architettonica fon-
damentale anche nell’Età Ellenistica;
ai templi tuttavia si affiancò un nuovo
edificio sacro, il santuario del sovrano,
ora innalzato al rango di divinità. Per
limitarci all’Egitto, nel promontorio
di Capo Zefiro, a est di Alessandria, si
ergeva l’
Arsinoeion
, il tempio dedicato
alla regina Arsinoe (316-268 a.C.), so-
rella e moglie di Tolomeo II Filadelfo,
equiparata nel culto alla dea Afrodite.
Il tempio che meglio rappresentava i
caratteri dell’architettura ellenistica
era quello di Apollo a Didime, presso
Mileto in Asia Minore (
Fig. 9
), le cui
rovine attestano anche oggi la sua ori-
ginaria grandiosità.
Costruito per sostituire un tempio
arcaico distrutto dai Persiani nel 494
a.C., l’edificio poggia su un impo-
nente crepidoma di sette gradini che
misura 118,34x60,13 metri. Il tempio è diptero
e quindi ha una doppia fila di colonne, 10 sulla
fronte e 21 sui lati lunghi (
Fig. 10
); l’ordine è quel-
lo ionico, snello ed elegante. La cella consiste in
un cortile a cielo aperto che contiene al suo inter-
no un tempietto prostilo ionico, praticamente un
tempio nel tempio coincidente con il
naòs
.
h
Fig. 9
- Tempio di Apollo,
118,34x60,13 m, 300 a.C. ca.;
Dìdime (Turchia).
g
Fig. 10
Pianta
del Tempio
di Apollo
a Dìdime.
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