Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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Il paesaggio
Qui essa viene depurata di ogni aspetto contingen-
te per assumere un significato ideale.
I dati desunti dalla realtà vengono ordinati con som-
mo
rigore
, subendo un processo che si fissa in forme
quasi canoniche senza che lo studio dei dettagli na-
turalistici ne intacchi l’equilibrio compositivo. Tipi-
co motivo del paesaggio secentesco, che definiamo
classico, è l’inquadramento della scena all’interno
di un’
architettura naturale
di quinte arboree, che
hanno la funzione di scandire i piani prospettici ol-
tre che di incorniciare la scena. Magistrale interpre-
te del paesaggio classico è il
Domenichino
. Nel
Pa-
esaggio con Ercole e Acheloo
(57)
si trovano «alberi,
dirupi, acque ed animali che pascono; ed ogni parte
del sito è scelta, e naturalissima» (Bellori). La favo-
la mitologica è quasi un pretesto per rappresentare
una natura grandiosa, dominata dal possente dirupo
di tufo. Con quest’opera Domenichino rompe con
la tradizione inaugurata da Carracci, e apre la stra-
da al paesaggio contemplativo di
Poussin
.
Il paesaggio
In origine la lunetta Aldobrandini
Il
paesaggio
si sviluppa in Italia come
genere auto-
nomo
agli albori del Seicento. All’origine di questa
produzione artistica si colloca la lunetta Aldobran-
dini (p. 410) di
Annibale Carracci
, nella quale il pit-
tore bolognese, pur attingendo a piene mani ai pre-
cedenti della pittura veneta cinquecentesca, sa dare
vita a una composizione nuova, monumentale, di
equilibrio formale perfetto e di respiro solenne, do-
ve i rapporti gerarchici tra la figura e la natura sono
invertiti: per esempio, l’episodio della
Fuga in Egitto
è in subordine rispetto al grandioso paesaggio moder-
no, così come nella tela che raffigura il
Paesaggio flu-
viale
(58)
a cui dà profondità e spessore atmosferico.
Il paesaggio classico
La natura è studiata dal vivo attraverso numerosi
schizzi e disegni, quindi rielaborata in studio.
57
Domenichino,
Paesaggio con
Ercole e Acheloo
, 1621 ca, olio su
tela, cm 121 x 149. Parigi, Musée
du Louvre.
58
Annibale Carracci,
Paesaggio
fluviale
, 1589-90, olio su tela, cm
88,5 x 148. Washington, National
Gallery of Art.
57
•
La geometrizzazione delle singole forme dà severità al paesaggio
e accentua il senso di monumentalità della visione.
•
L’albero in primo piano imprime verticalità alla scena: la natura appare
resa eroica con i suoi soli mezzi. La storia mitologica è relegata nell’angolo
destro della composizione, in corrispondenza con l’immagine superiore
del castello: questo espediente consente alla visione di natura di acquistare
ariosità e spazialità.
•
Alla scena assiste, secondo la descrizione del Bellori, il re di Sciro
Licomede, che appare colto in una posa di improvviso stupore.
•
La storia è ispirata alle
Metamorfosi
di Ovidio e coglie il momento
in cui Ercole abbatte Acheloo, suo contendente nella sfida per ottenere
in sposa Deianira. Acheloo, divinità fluviale, figlio di Oceano e Teti,
si è trasformato in toro: Ettore l’ha appena atterrato e sta per strappargli
il corno, per riottenere il quale Acheloo gli offrirà in cambio
la cornucopia, il corno della capra Amaltea, nutrice di Zeus.
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