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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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Guido Reni, il Domenichino, Giovanni Lanfranco
Guido Reni, il Domenichino,
Giovanni Lanfranco
Guido Reni e l’idealismo pittorico
Gli ideali di ordine, equilibrio e decoro, assieme allo studio
dell’arte classica e rinascimentale, sono alla base di un nuovo
classicismo che si sviluppa nel Seicento sulla scorta di Poussin
e sul rinnovato interesse per la pittura veneta del ‘500, in spe-
cial modo per Tiziano.
È il più celebre tra gli
allievi di Annibale Carracci
a diven-
tare il più illustre testimone del
classicismo seicentesco
.
Guido Reni
(Bologna, 1575-1642), infatti, codificherà in
forme canoniche, destinate ad essere imitate e riprese alla
lettera fino all’epoca neoclassica, i principi che animarono
l’
idealismo del Bellori
.
Si afferma circa ventenne nella sua città natale e all’inizio
del nuovo secolo si trasferisce a Roma per un breve perio-
do. Qui tra il 1608 e il 1609, ottiene commissioni prestigio-
se, da parte del Pontefice Paolo V e del cardinal Scipione
Borghese, collezionista di Caravaggio, per la realizzazione
di cicli di affreschi in Vaticano, nella chiesa di San Grego-
rio al Celio e nella cappella del Quirinale.
La strage degli innocenti
Opera degli anni romani è la
Strage degli innocenti
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, esegui-
ta per la chiesa di San Domenico a Bologna. Studiatissima è
l’
unità compositiva
, nel contrapporsi dei movimenti e dei rap-
porti di colore, costituita da elementi disposti a X, secondo un
criterio di corrispondenza inversa, il cui equilibrio è governato
dal pugnale dell’aguzzino posto al centro, che cade, bloccan-
do sulla tela l’eternità dell’istante. La forte
teatralità dell’azio-
ne
, colma di riferimenti alla tragedia antica, raggiunge il verti-
ce del pathos nei volti delle eroiche madri, esaltate nella loro
bellezza notevolmente intensificata dal dolore.
Le figure sono fortemente ispirate, nelle
proporzioni classiche
e nella
sospensione dei gesti
, al gruppo delle
Niobidi
, un com-
plesso di quindici statue di epoca imperiale rinvenuto a Roma
nel 1583 e in seguito collocato nel giardino di villa Medici; il Re-
ni ebbe modo di studiarlo e riprodurlo graficamente nei dettagli.
La bellezza è per Guido Reni nobiltà di sentimenti, interio-
re e morale: le
architetture classiche
sullo sfondo riassumo-
La tavolozza del Reni è mutata: il contrasto cromatico
della
Strage degli innocenti
ha lasciato il posto ai toni medi
e freddi che sempre più tendono al grigio e al perlaceo,
preannunciando così la pittura quasi monocroma dell’ultima
stagione del pittore.
Il racconto ovidiano delle
Metamorfosi
, da cui è tratto
il soggetto del dipinto, narra della sfida di Atalanta, cacciatrice
ma anche valorosa e imbattuta atleta, che, obbligata dal padre
Giasone a darsi in sposa contro la sua volontà, promette
la propria mano a chi saprà vincerla nella corsa.
Anche questa composizione, come la precedente, è affidata
alla figura retorica del chiasmo e al gioco di rispondenze
formali e cromatiche. Tuttavia c’è di più: l’immagine riesce
a condensare nell’attimo fasi e azioni diverse diluite nel tempo.
Ippomene dissemina il percorso di tre mele d’oro circonfuse
di un alone magico che tradiranno Atalanta: attratta
irresistibilmente, essa si ferma a raccoglierle lasciando
che il suo avversario guadagni metri sul percorso della gara.
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