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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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La pittura di genere
ne gerarchica dei soggetti: soggetti sacri, come le
numerose cene evangeliche, diventano un vero e
proprio pretesto per la raffigurazione di cucine
straripanti di vivande e stoviglie riprese con dovi-
zia di particolari.
Saranno tuttavia le
Fiandre
, nel Seicento, a regi-
strare i più significativi e preziosi
sviluppi nel ge-
nere
. Uno dei maggiori esponenti è
Jan Bruegel il
Vecchio
(Bruxelles, 1568 - Anversa, 1625). Spe-
cializzato nell’esecuzione di mazzi di fiori, produ-
zione che documenta il nuovo interesse scientifi-
co, Bruegel raggiunge uno dei vertici della natura
morta nel ciclo dei
Cinque sensi
(38)
, dipinti per il
re di Spagna. Condotta in collaborazione con
Ru-
bens
, che dipinge le figure, l’impresa ha un
carat-
tere allegorico
. La fitta e virtuosistica esibizione in
primo piano di una incredibile quantità di frutti,
carni, pollami e cacciagione che precede un suc-
culento banchetto, in cui è Bacco a mescere vi-
no in una coppa dorata, rappresenta il Gusto. La
scena è anche pretesto per la rappresentazione di
una spettacolare
Wunderkammer
, ricolma di qua-
dri e oggetti preziosi di valore altamente simboli-
co, aperta su un paesaggio fluviale costeggiato da
un bosco popolato di animali.
Il successo della natura morta
La natura morta come genere autonomo incontra
subito un grande successo presso i
collezionisti
,
registrando nel corso del Seicento e del Settecen-
to diversi centri di produzione. In
Spagna
sono le
tele dello spagnolo
Francisco Zurbaran
(Fuente de
ta forse di un ospitale convento – rievoca l’immagi-
ne dell’incontro fra Cristo e i discepoli sulla via di
Emmaus. Proprio a
Cristo pellegrino
si rifà la figu-
ra del
viandante
con bastone, mantello e borraccia,
mentre nel volto in secondo piano pare celarsi l’au-
toritratto del pittore, partecipe egli stesso dell’even-
to, sacro e umano a un tempo.
La natura morta in Italia e in Europa
«Tanta manifattura [occorre] a fare un quadro buo-
no di fiori, come figure»: accompagnato da questo
giudizio del marchese Giustiniani,
Caravaggio
inau-
gura la nascita della
natura morta
come genere au-
tonomo. È nella sua superba
Canestra di frutta
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che per la prima volta le cose di natura raggiungo-
no il rango di protagoniste e vi si introduce con la
vanitas
– laddove la mela bacata o la foglia rinsec-
chita divengono i simboli allusivi alla caducità della
vita – uno dei temi più diffusi dell’arte del Seicento.
Tuttavia si annoverano
molti precedenti
di nature
morte già nella pittura cinquecentesca. Fiori, frut-
ti, cacciagione o pesci sono apprezzati nel
Rinasci-
mento
all’interno di decorazioni ornamentali, un in-
teresse per la natura che andrà precisandosi sulla
spinta delle novità introdotte in Europa dalle ter-
re appena scoperte, o portato alla ribalta dallo svi-
luppo delle scienze.
Nei Paesi Bassi
Ma è soprattutto nella pittura tardocinquecen-
tesca dei
Paesi Bassi
, dove sorge una vera e pro-
pria
scuola di specialisti
, che si assiste all’inversio-
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Caravaggio,
Canestra di frutta
,
1598 ca, olio su tela, cm 31 x 47. Mi-
lano, Pinacoteca Ambrosiana. Dipin-
ta a Roma, la celebre “fiscella” per-
venne al cardinal Federico Borromeo
non si sa attraverso quali canali.
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