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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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La pittura di genere
L’apporto della pittura olandese
Sono l’
Olanda
e le
Fiandre
a dare un forte impul-
so alla pittura di genere, grazie al consolidarsi di
un
ricco ceto borghese
di religione protestante, in-
cline alla laicizzazione dei soggetti da collezionar-
si. A discapito del disprezzo riservato dalla criti-
ca ufficiale – giacché queste scene erano ritenute
prive di contenuti ideali – la produzione godette
a lungo del consenso del pubblico e dei collezio-
nisti, non di rado appartenenti al ceto nobiliare.
In Italia, i primi casi di presa diretta sulla real-
tà quotidiana si registrano in area bolognese con
alcuni dipinti di
Annibale Carracci
, come il
Man-
giafagioli
(p. 409), al quale la povertà della men-
sa in primo piano, ripresa analiticamente come
una natura morta, e l’intensa concentrazione sul
gesto vorace del contadino conferiscono un’into-
nazione realistica.
Carracci e Caravaggio
Approfondisce il dato realistico il
Caravaggio
, che
con alcuni quadri giovanili, come
La buona ventu-
ra
(34)
e
I bari
, fornisce eccezionali archetipi della
pittura di genere.
I soggetti derivano dalla commedia dell’arte
t
ma
ben poco di letterario vi è nell’interpretazione ca-
ravaggesca: il particolare delle unghie sporche del-
la ragazza, contrapposto all’eleganza delle figure,
indica la suprema attrattiva del dato reale su qual-
siasi tentazione idealizzante.
La pittura di
Caravaggio
è nutrita di
realismo
e di
moralità
ma anche di
ironia
: al giovanotto che si fa
leggere la mano dalla zingara, ignaro che quella gli
sta sfilando l’anello, impartisce un monito: “non ti
lasciar ingannare dalle facili lusinghe”.
I Bamboccianti
Soltanto intorno alla metà del quarto decennio
del Seicento la
vita del popolo
diviene
tema
di una
produzione pittorica che prende il nome di Bam-
La pittura di genere
La pittura “minore”
La classificazione della pittura in generi ha le sue
radici nel mondo greco e latino:
Cicerone
e poi
Pli-
nio il Vecchio
suddividono la pittura in maggiore
e minore, quest’ultima così definita sia in base alle
ridotte dimensioni del formato che alla trattazio-
ne di argomenti umili e popolari. Tale gerarchiz-
zazione riappare intorno alla metà del Cinquecen-
to, sulla scorta di nuove indicazioni formulate già
da
Leon Battista Alberti
in ambiente umanistico,
e soprattutto in seguito alla netta contrapposizio-
ne tra istanze idealistiche e naturalistiche verifica-
tesi nel corso del Rinascimento e al radicalizzarsi
nel Seicento dei due filoni antitetici del classici-
smo e del realismo.
Arte e scienza
Che sulla pittura di genere, attenta a registrare la
realtà quotidiana, possa avere inciso in qualche mi-
sura la nuova scienza galileiana è improbabile. Tra
le teorie di Galileo e l’arte il rapporto fu tutt’altro
che stretto: per esempio, in Caravaggio era assen-
te qualunque idea di matematizzazione della realtà
che potesse avvicinarlo a Galileo; e le sperimenta-
zioni che il pittore condusse nel campo dell’ot-
tica e della rifrazione luminosa non furono altro
che una più moderna applicazione dell’empirismo
tardocinquecentesco.
Conseguenza del pensiero galileiano è invece da
considerarsi lo straordinario fenomeno della forma-
zione delle collezioni e dei musei scientifici, discen-
denti dalle
Wunderkammern
t
e dalle raccolte di
na-
turalia
e
artificialia
del Manierismo (pp. 458-459).
Le tematiche
Se tra i generi principali ricordiamo la natura
morta e le scene di conviti o più in generale d’in-
terni, con il termine di
pittura di genere
s’in-
tende un tipo di rappresentazione a
carattere
prevalentemente
profano e non storico
, che il-
lustra brani della
vita quotidiana
ambientati sia
in un contesto popolare, sia in quello agricolo.
Per lo più si tratta della raffigurazione della vi-
ta dei poveri, ma non mancano rappresentazio-
ni di ambiente borghese o aristocratico. È una
produzione tendente al realismo; anche se spes-
so i soggetti si cristallizzano secondo una tipo-
logia ben precisa; inoltre la partecipazione del
pittore oscilla molto spesso tra il disinteresse e
l’umorismo, ed è molto rara l’espressione di una
commozione autentica.
I temi sono desunti dalla
pittura nordica
: il viag-
gio con i rischi a esso collegati, il brigantaggio, i
mestieri di strada; oppure illustrano sequenze al-
legoriche concepite con finalità moraleggianti: il
fumatore di pipa e il cavadenti quali esempi visua-
lizzati dei cinque sensi; la rissa e i bevitori, con al-
lusione ai vizi capitali; l’elemosina, che è una delle
sette opere di misericordia; i bordelli, che riman-
dano – con un percorso un po’ tortuoso – alla pa-
rabola del figliol prodigo
t
.
t
Wunderkammer
letteralmente
“stanza delle meraviglie”. Venivano
così denominate collezioni di cose rare,
oggetti curiosi, animali esotici, il tutto
commisto a opere di materiali stupefacenti,
come il cristallo di rocca e le pietre
dure. Le Wunderkammern erano diffuse
specialmente nell’Europa centrale.
t
parabola del figliol prodigo
allude
al fatto che il figliol prodigo, lasciata
la casa di suo padre, si era dato
a una vita dissoluta, tra bagordi
e bordelli, prima di pentirsi e far ritorno.
t
commedia dell’arte
nata nella
seconda metà del XVI secolo, era detta
così perché recitata, spesso nelle strade,
da compagnie di attori di mestiere
che vivevano della loro “arte”. I soggetti,
numerosissimi, sono d’argomento
buffonesco e “comico”: intrecci amorosi,
scambi di persona, inganni e intrighi.
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Caravaggio.
La buona ventura
,
1594 ca, olio su tela, cm 115 x 150.
Roma, Galleria Capitolina.
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