Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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I pittori caravaggeschi: seguaci e imitatori
te di Varallo (pp. 403-404); qui il realismo diviene
addirittura iperrealismo
t
, colto e nel contempo po-
polare, umano, colloquiale, coinvolgente. Ma pri-
ma di tornare in patria, Tanzio si era fermato nel
Centro Italia, e a Roma aveva potuto prendere di-
retta visione dell’opera di Caravaggio. Il percor-
so di Tanzio segue le diverse commissioni richie-
stegli dai Francescani: è a questa collaborazione
che vanno almeno in parte riferiti gli elementi di
acceso realismo e d’inquieto fervore religioso che
ritroviamo nella sua opera.
Caravaggismo e anticonformismo
L’influenza caravaggesca si diffonde anche per via
indiretta: tra i massimi esponenti della pittura della
prima metà del Seicento, il francese
La Tour
(Vic-
sur-Seille, 1593 - Luneville, 1652) e lo spagnolo
Ve-
lázquez
(Siviglia, 1599 - Madrid, 1660) hanno ben
presente la lezione del maestro.
La pittura caravaggesca si diffonderà ogni volta che la
poetica del realismo si innalzerà contro il conformi-
smo e la retorica celebrativa, fin’anche nell’Ottocento.
ne tumultuosa si articola a partire dal gesto di Cri-
sto illuminato dal drammatico bagliore.
Valentin interpreta il Caravaggio con viva parteci-
pazione personale, e l’episodio, nella sua potenza
drammatica, non è reso come una qualunque scena
di genere, come facevano i più passivi imitatori del
Caravaggio, la cui ispirazione dovette sottostare spes-
so ai gusti e alle richieste dei collezionisti, affamati
di opere in stile caravaggesco, specie se condotte su
soggetti non religiosi e di genere.
Manfredi e Gentileschi
Di questi,
Bartolomeo Manfredi
(Ostiano, 1582 - Ro-
ma, 1622), il più abile, escogita una sorta di sistema
compositivo, detto
manfrediana methodus
(metodo
manfrediano), basato sulla ripresa testuale e il rias-
semblaggio delle figure di Caravaggio. Ben più ori-
ginale è il toscano
Orazio Gentileschi
(Pisa, 1563 -
Londra, 1639) che si rifà ai quadri giovanili del Merisi
e usa colori chiari.
Caravaggeschi del Nord Italia
Chi saprà cogliere nel cuore la rivoluzione caravagge-
sca saranno due lombardi: Giovanni Serodine (Asco-
na, 1600 ? - Roma, 1630) e
Tanzio da Varallo
(Alagna,
1580 - Varallo, 1635).
Per loro il caravaggismo è fervore di azione comunica-
ta, e per Tanzio, in particolare, azione da fondersi con
la contemplazione.
Il suo
David
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diverge da quello di Caravaggio perché
non è vinto, bensì vincitore sul tiranno; angelo stermi-
natore, pensoso, malinconico, ma vittorioso. Il giova-
ne David, reso con una solida materia pittorica, è vi-
sto nel forte primo piano e comunica con l’osservatore.
Tanzio riporterà Caravaggio al Nord Italia, lavo-
rando nel gran “teatro montano” del Sacro Mon-
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Battistello Caracciolo,
San Pie-
tro liberato dal carcere
, 1615 ca, olio
su tela, cm 310 x 207. Napoli, Pio
Monte della Misericordia.
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Tanzio da Varallo,
David
, 1623
ca, olio su tela, cm 120 x 97. Varal-
lo Sesia, Pinacoteca Civica.
t
iperrealismo
in questo caso il temine
viene usato nel senso di estremo realismo
dovuto alla mescolanza di scultura e pittura
a tutto tondo e a grandezza naturale che
simula perfettamente la realtà della figura
fino a farla sembrare in carne e ossa.
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