Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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ch i av i
d i
l e t t ura
•
Il confronto tra le due
tele, realizzate a distanza
di pochi annni una dall’al-
tra, consente di coglie-
re l’evoluzione dello sti-
le di Caravaggio e offre la
possibilità di leggerla al-
la luce della sua vicenda
personale.
o p e r e
a
c o n f r o n t o
Cena in Emmaus
di Caravaggio
che si legge nell’espressione stessa di Cristo. In pa-
rallelo anche le gamme cromatiche non si presen-
tano accese come nella prima versione.
La pittura è
ridotta all’essenziale
, sul piano tan-
to cromatico che materico: una materia più po-
vera, che lascia trasparire in alcuni tratti la tela.
La luce svolge sempre una funzione determinan-
te nei chiaroscuri che tuttavia non pervengono a
violenti contrasti.
Questi due dipinti, che raffigurano l’episodio
della cena in Emmaus narrato nel Vangelo di Lu-
ca (XXIV, 30-31), data l’identità del soggetto si
prestano a un confronto che mette in luce come
lo stile di Caravaggio cambi, a distanza di pochi
anni, anche in rapporto al variare del suo stato
d’animo. I discepoli avevano incontrato lungo la
strada per Emmaus un uomo che si rivelerà es-
sere Gesù solo più tardi, spezzando il pane a ta-
vola, come durante l’ultima cena.
La
prima versione
(1)
venne eseguita nel
1601-
1602
per il marchese Ciriaco Mattei a Roma, co-
me si deduce da documenti d’archivio; la
seconda
(2)
invece è identificabile con quella che, seguen-
do le fonti antiche, il Merisi dipinse subito dopo
essere fuggito da Roma, nel
1606
, nel breve pe-
riodo in cui si rifugiò nei feudi laziali della fami-
glia Colonna, prima di dirigersi a Napoli. Tra le
due interpretazioni del tema intercorrono meno
di cinque anni; tuttavia le differenze sono imme-
diatamente percepibili.
La differenza più macroscopica riguarda il numero
dei personaggi, che nella versione oggi a Brera sono
aumentati, essendosi aggiunta la vecchia servente.
Altre differenze interessano lo stile. La
versione
più antica
presenta un
assetto compositivo mo-
numentale
e le figure hanno dimensioni maggiori
rispetto a quelle dipinte nel 1606. Inoltre, i colori
sono accesi e splendenti; le
tinte vivaci
sono uti-
lizzate con il preciso proposito di contribuire alla
resa realistica ed evocativa di un episodio succes-
sivo alla resurrezione, nel quale Cristo si rivela ai
discepoli tramite il gesto della divisione del pane.
I discepoli non lo avevano riconosciuto in base
all’aspetto, perché la sua fisionomia era cambiata.
Insolita è la tipologia apollinea di Cristo, raffigu-
rato senza barba, e quasi sorridente. L’effetto ci-
nematografico – che nei gesti concitati dei disce-
poli vuole riprodurre con verità di attualizzazione
storica lo stupore da loro vissuto nell’istante del
riconoscimento – rende partecipe l’osservatore,
che rimane coinvolto nel dinamismo dell’azione.
Caravaggio studia il gioco gestuale dei protagoni-
sti, con la consueta capacità di penetrazione e con
straordinaria abilità di regista, descrivendo le di-
verse sfumature psicologiche dei discepoli che as-
sistono: uno ha già completamente realizzato di
avere di fronte Cristo risorto, l’altro è colto in un
momento che precede la piena consapevolezza di
ciò che accade.
La
versione del 1606
venne eseguita a brevissima
distanza dall’assassinio di Ranuccio Tomassoni,
quindi in un momento drammatico della vita del
Caravaggio. Gli atteggiamenti dei protagonisti so-
no meno concitati e l’atmosfera che avvolge tutti i
presenti si è fatta
spiritualmente più concentrata
e
meditativa, come se fosse calato un velo di mestizia
Cena in Emmaus di Caravaggio
1
2
1
Caravaggio,
Cena in Emmaus
, 1601-1602, olio su tela, cm 141 x
196. Londra, National Gallery.
2
Caravaggio,
Cena in Emmaus
, 1606, olio su tela, cm 141 x 175.
Milano, Pinacoteca di Brera.