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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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Michelangelo Merisi detto il Caravaggio
La luce
Nel passare dalle mezze figure giovanili alle gran-
di composizioni sacre, accentuatamente dramma-
tiche, Caravaggio studiò un
modo assolutamente
nuovo di illuminare la scena
. Si era costruito una
specie di camera oscura, facendo discendere un lu-
me dall’alto, da un foro aperto nel soffitto, copren-
do le finestre e negando l’acceso alla luce naturale.
Mediante la luce artificiale egli poteva giocare libe-
ramente, così da creare
contrasti
atti ad aumentare
l’
effetto drammatico
: luce innaturale, rivelatrice e
simbolica come il raggio che accompagna il gesto
di Cristo nella
Vocazione di San Matteo
(17)
per ot-
tenere il massimo grado della naturalezza dei fat-
ti rappresentati.
Per Caravaggio il sacro non è una
categoria astratta
; è sempre una realtà incarnata,
presente e coinvolgente.
Lo scopo del realismo caravaggesco nasce essen-
zialmente dalla volontà di attrarre emotivamente
il pubblico, secondo un principio prescritto dalla
teoria dell’arte della Controriforma; ma per il Me-
risi il coinvolgimento non poteva avvenire che at-
traverso una
ricostruzione veritiera dei fatti
.
17
18
18 bis
17
Caravaggio,
Vocazione di San Matteo
, 1599-1600, olio su te-
la, cm 322 x 340. Roma, San Luigi dei Francesi.
18
Caravaggio,
San Matteo e l’Angelo
, 1602, olio su tela,
cm 295 x 195. Roma, San Luigi dei Francesi. Seconda versione.
La prima versione fu distrutta da un bombardamento
(18bis)
.