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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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Michelangelo Merisi detto il Caravaggio
bito: anche la
poetica di Giorgione
, specie per l’into-
nazione lirica che ritroviamo nei quadri caravaggeschi
di soggetto profano, come il
Riposo durante la fuga in
Egitto
(p. 418), fu determinante. Così lo furono alcu-
ni artisti attivi a Roma alla fine del Cinquecento come
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio
(Milano, 1571 - Port’Ercole, 1610)
La ricerca della verità
Il Caravaggio è l’emblema dell’artista moderno, sia per
la vita inquieta sia per l’appassionata ricerca della verità.
È il più amato tra gli artisti del Seicento perché nessu-
no quanto lui fu capace di far coincidere la vita e l’arte.
In tal senso è impossibile scindere il suo percorso ar-
tistico dalle vicende biografiche, in un
momento di
particolare tensione politica e religiosa
che caratteriz-
za, a Roma, il passaggio dal Cinquecento al Seicento.
In Lombardia
Michelangelo Merisi nasce a Milano nel 1571. Non si
sa quando ebbe termine il suo soggiorno in Lombar-
dia. Sulla base della testimonianza, datata 1597, del
garzone di un parrucchiere romano, sottoposto a in-
terrogatorio dalla polizia, si risale alla notizia che il Ca-
ravaggio fosse a
Roma
all’incirca nel marzo del
1596
.
Tra il 1592, anno in cui s’interrompono le documenta-
zioni d’archivio lombarde che lo menzionano, al 1596,
c’è un totale vuoto e le ipotesi circa il primo periodo
di Caravaggio sono sempre più labili. Gli anni lom-
bardi incidono profondamente sulla sua formazione.
Egli parte da modelli figurativi cinquecenteschi, sele-
zionati nell’ampio panorama di una zona compresa tra
la Lombardia e il Veneto, tra Milano, Cremona, Ber-
gamo, Brescia e Venezia, da Giorgione a Moroni a Sa-
voldo. Caravaggio muove dalla matrice naturalistica
della
cultura lombarda del Cinquecento
, che è
reali-
sta
tanto nella puntuale riproduzione del dato ogget-
tivo, quanto nella celebrazione del sacro come dimen-
sione quotidiana. Se consideriamo che la Lombardia,
nella seconda metà del XVI secolo è il luogo dell’azio-
ne pastorale di un arcivescovo pragmatico e determi-
nato quale fu Carlo Borromeo
t
, perno della cultura
milanese, si comprende come i presupposti che influ-
irono sul giovane Caravaggio furono d’ordine com-
posito: artistico e dottrinale. Il Borromeo muore nel
1584; nello stesso anno a Milano il Merisi entra tredi-
cenne nella bottega di un pittore bergamasco di cul-
tura manierista,
Simone Peterzano
(Bergamo, 1540
ca -
post
1596) che amava definirsi
Titiani alumnus
,
allievo di
Tiziano
, affermando così la propria discen-
denza dal sommo maestro veneziano. L’aggancio con
la cultura figurativa veneziana passa attraverso Peter-
zano, ma riprende anche, nella produzione giovanile
caravaggesca, le mezze figure di
Giorgione
.
Le radici culturali
Il giovane Caravaggio dovette certamente dare prova
di sé, prima ancora di trasferirsi a Roma, ma sino a og-
gi non si conosce alcuna opera eseguita in Lombardia.
Benché il pittore avesse preso le distanze dal Manieri-
smo del Nord Italia, nel momento in cui si aprirono i
grandi spazi di Roma, nella sua mente affiorò il ricordo
di alcune mezze figure del Peterzano, che aveva potuto
vedere a Milano affrescate sulle pareti della Certosa di
Garegnano
(14)
; mezze figure che, a loro volta, riporta-
vano indietro nel tempo, sino a Leonardo.
Se i
ricordi figurativi lombardi
ritornano di continuo
nel pittore, la sua formazione non fu limitata a tale am-
13
Caravaggio,
Autoritratto in veste
di Bacco
, 1595 (?) ca, olio su tela, cm
66 x 52. Roma, Galleria Borghese.
14
Simone Peterzano,
Sibilla
,
1580 ca, affresco. Milano, Certo-
sa di Garegnano.
14
13
t
Carlo Borromeo
nacque ad Angera,
sul Lago Maggiore, nel 1538 e morì a
Milano nel 1584. Fu canonizzato nel
1610. Fu eletto cardinale nel 1560 e
nello stesso anno divenne arcivescovo di
Milano. Personalità rilevante sia sul piano
pastorale che su quello politico, ebbe la
forza di ostacolare lo strapotere spagnolo
in Lombardia. La sua azione in seno alla
Chiesa ambrosiana ebbe sempre un
carattere riformista e fu sostenuta da una
grande capacità pragmatica, ma anche da
un’indole profondamente ascetica. La sua
azione improntò la vita milanese fino a far
coincidere la cultura seicentesca con la
figura carismatica dell’arcivescovo. A riprova
della notorietà che il suo operare ebbe in
tutta Europa resta il fatto che San Carlo fu
uno dei Santi più rappresentati nelle arti.