Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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Il rinnovamento a Bologna e i Carracci
no che fugge dalla persecuzione di Erode, alla qua-
le è affidato un ruolo paritario rispetto al paesaggio,
si fonde con la calma della natura.
L’
equilibrio compositivo
che governa la lunetta di
Palazzo Aldobrandini si accende di toni acutamen-
te patetici in alcune opere sacre degli ultimi anni del-
la produzione di Annibale; in tal senso la sua pittura
può essere considerata una anticipazione delle solu-
zioni più esplicitamente barocche che si manifeste-
ranno nei dipinti di Rubens e nell’opera di Bernini.
La realizzazione delle lunette si prolunga per tutto
il decennio a causa del peggiorare dello stato di sa-
lute del pittore e forse anche per questioni politi-
che, data la rivalità tra gli Aldobrandini e i Farnese,
al cui servizio Annibale ancora risulta nel 1604. La
commissione passa quindi alla sua bottega di cui fa-
cevano parte pittori quali Domenichino, Lanfranco,
Albani, e fu quest’ultimo molto probabilmente, a ri-
coprire il ruolo di guida.
Tutt’altro che secondaria è la complessa cornice,
dove l’elemento architettonico della travatura di-
pinta in marmo bianco è interrotto da mensole,
sulle quali poggiano telamoni colossali che sorreg-
gono le travi del soffitto. La “finzione” è così di-
chiarata da rasentare il virtuosismo illusionistico;
tuttavia ogni particolare è pieno di animazione, di
gaia ironia, di libertà, come quando Annibale, ve-
rosimilmente autore del progetto complessivo, in
una scena finge che il lembo del dipinto sia una
tela schiodata dal telaio, con un putto accanto che
guarda scanzonato avvertendoci che «si fa pittura».
Il soggiorno romano
Al momento della partenza di Annibale per
Roma
nel
1595
, il principio essenziale della riforma carrac-
cesca – studio della natura e dell’arte – si arricchisce
di effetti illusionistici, di sott’insù, di aperture pro-
spettiche scenografiche.
Tuttavia tale principio non sarebbe stato sino in fon-
do perfezionato e soprattutto non avrebbe avuto la
risonanza a livello europeo che invece ebbe senza il
lungo soggiorno a Roma. Qui Annibale dapprima
realizza la decorazione del Camerino del cardinale
Odoardo Farnese, nel palazzo di famiglia disegnato
da
Antonio da Sangallo il Giovane
, quindi, tra 1603
e 1604, riceve l’incarico da parte del cardinale Aldo-
brandini, nipote di papa Clemente VIII (1592-1605),
di eseguire sei tele con Storie della Vergine da collo-
carsi nella cappella di Palazzo Aldobrandini al Cor-
so. Nella
Fuga in Egitto
(11-12)
Annibale dà l’esempio
di una natura “emendata”, nobilitata dalla presenza
dell’uomo. La scena è composta con rigore; il pae-
saggio, ampio e solenne, inquadrato da quinte arbo-
ree, è interpretazione della natura come luogo della
bellezza ideale. La famiglia di Nazareth in primo pia-
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Annibale Carracci,
Fuga in Egit-
to
, 1604 ca, olio su tela, cm122 x 230.
Roma, Galleria Doria-Pamphilj.
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Annibale Carracci,
Fuga in Egit-
to
. Particolare.