Page 30 - 120900035600_bona_dimensione_arte_2

Basic HTML Version

Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
408
Il rinnovamento a Bologna e i Carracci
Agostino, incisore e pittore
Di carattere diverso è Agostino. Considerato il mi-
glior incisore italiano dell’epoca, già i contempo-
ranei ne ammirano le stampe e lo celebrano per la
vasta cultura letteraria e scientifica. A dar la misu-
ra della sua fama sono i resoconti del suo funera-
le, che fu sontuoso come quello di Michelangelo a
Firenze. Oltre che come incisore, Agostino è mol-
to attivo come pittore; partecipa ai grandi cicli di
affreschi commissionati all’Accademia e, come col-
laboratore del fratello minore Annibale, alla deco-
razione della Galleria Farnese a Roma.
Uno dei suoi dipinti più noti è la
Comunione di San
Girolamo
(7)
. La fama del dipinto è dovuta in gran
parte alle parole del biografo, l’erudito bolognese
Giulio Cesare Malvasia (1678), che lo riteneva «di
tutte le maniere un concertato misto», efficace defi-
nizione dello
stile accademico
, eclettico ed elaborato
di Agostino, che si concentra sulla resa degli “affet-
ti” studiando dal naturale ogni singola parte. Il pa-
esaggio al tramonto sullo sfondo al di là dell’arcata
classicheggiante e le emozioni degli astanti, perce-
pibili nella varietà dei gesti e delle espressioni, cre-
ano un’immagine di sentita devozione.
La
raffinata attività incisoria
con la quale Agosti-
no riproduce dipinti di Veronese e Tintoretto ri-
sulta fondamentale per la formazione degli allie-
vi dell’Accademia, che attraverso le riproduzioni
possono studiare l’opera di questi pittori. Egli ri-
veste un ruolo guida nell’organizzazione della ne-
onata Accademia poiché in quel momento è l’uni-
co membro della famiglia a essere molto celebre
anche fuori Bologna.
Ludovico: continuità con il Manierismo
Il
naturalismo
si sottomette costantemente alla ec-
centrica forza emotiva che in taluni casi perviene a
forme declamatorie e quasi retoriche. In tal senso
possiamo dire che nell’opera di Ludovico Carrac-
ci è rintracciabile qualche ritardo manierista, che
rivela le origini della sua formazione di pittore.
Documento significativo del suo temperamen-
to stilistico negli anni della
maturità
è la
Caduta
di San Paolo
(6)
commissionata nel
1587
da Emi-
lio Zambeccari per la cappella di famiglia in San
Francesco.
Il pittore affronta un tema che ha preceden-
ti illustri nel Cinquecento, da Michelangelo ai
manieristi.
L’ampio partito cromatico deriva dalla pittura
veneta e la scomposizione dello spazio gioca sul
contrappunto delle figure. La distanza tra l’epi-
sodio e l’osservatore è annullata dal corpo del
Santo che cade verso di noi. I corpi riversi in
avanti, la gestualità enfatica e il cielo minaccio-
so, squarciato dalla luce, danno consistenza ideale
alla potenza dell’intervento divino. Se la
soluzio-
ne compositiva
, macchinosa e retorica, rimanda
in qualche modo al passato, l’intensa
drammati-
cità
e il
coinvolgimento del fedele
nell’azione te-
atralizzata della narrazione precorrono gli effetti
del Barocco. Ludovico mira a celebrare una
veri-
tà della fede
in senso naturalistico e anche sceno-
grafico, ed è centrando l’interesse sulla comuni-
cazione popolare che egli in fondo contribuisce
a porre le basi dello stile che avrebbe trionfato
nel secolo successivo.
6
Ludovico Carracci,
Caduta di
San Paolo
, 1587, olio su tela, cm
278 x 170. Bologna, Pinacoteca
Nazionale.
7
Agostino Carracci,
Comunione
di San Girolamo
, 1587 ca, olio su
tela, cm 376 x 224. Bologna, Pina-
coteca Nazionale.
6
7