La sorte, il volere degli dèi e il destino degli uomini
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25
JJ
aônÑtate KronÉdh po™on t•n m¨qon êeipe”:
p≠” óqÅlei” álion qe™nai pÑnon òd
j
ñtÅleston,
±dr≠ q
j M
n ädrwsa mÑgÕ, kamÅthn dÅ moi äppoi
la•n ñgeiroÖsÃ, PriÄmÕ kak° to™Ñ te paisÉn.
àrd
j
: ñt°r oî toi pÄnte” ópainÅomen qeo§ èlloijj.
30
T£n d¢ mÅg
j
öcqÇsa” prosÅfh nefelhgerÅta ZeÖ”:
JJdaimonÉh tÉ nÖ se PrÉamo” PriÄmoiÑ te pa™de”
tÑssa kak° ŒÅzousin, ã t
j
ñsperc¢” meneaÉnei”
j
IlÉou óxalapÄxai ó
u
ktÉmenon ptolÉeqron
;
eô d¢ sÖ g
j
eôselqo¨sa pÖla” ka§ teÉcea makr°
35
úm•n bebrÜqoi” PrÉamon PriÄmoiÑ te pa™da”
èllou” te Tr≠a”, tÑte ken cÑlon óxakÅsaio.
àrxon ãpw” óqÅlei”: m£ to¨tÑ ge ne™ko” öpÉssw
so§ ka§ ómo§ mÅg
j
êrisma met
j
ñmfotÅroisi gÅnhtai.
èllo dÅ toi órÅw, s¶ d
j
ón§ fres§ bÄlleo s
Ã
sin:
40
≤ppÑte ken ka§ ógß memaß” pÑlin óxalapÄxai
t£n óqÅlw ãqi toi fÉloi ñnÅre” óggegÄasi,
mÇ ti diatrÉbein t•n óm•n cÑlon, ñllÄ m
j
óùsai:
ka§ g°r ógß so§ d≠ka Økßn ñÅkontÉ ge qumÒ:
a
F
g°r ≥p
j
òelÉÕ te ka§ oõranÒ ñsterÑenti
45
naietÄousi pÑlhe” ópicqonÉwn ñnqrÜpwn,
tÄwn moi per§ küri tiÅsketo
[
Ilio” ±r£
ka§ PrÉamo” ka§ la•” ó
u
mmelÉw PriÄmoio.
oõ gÄr moÉ pote bwm•” ódeÖeto dait•” ó∆sh”
loibü” te knÉsh” te: t• g°r lÄcomen gÅra” ∞me™”jj.
(
aônÑtate
) Cronide! Quale (
po™on
) parola
(
t•n m¨qon
) dicesti (
êeipe©
)? Come (
p≠©
)
vuoi (
óqÅlei©
) rendere (
qe™nai
, inf. aor., da
tÉqhmi
) vana (
álion
) e senza risultato (
ñtÅ-
leston
) la fatica (
pÑnon
), e il sudore (
±dr≠
)
che (
M
n
) sudai (
ädrwsa
) con pena (
mÑgÕ
)! E
si stancarono (
kamÅthn
) i cavalli a me (
moi
),
che radunai (
ñgeiroÖsÃ
, part. aor. congiun-
to) l’esercito (
la•n
), sventura (
kak°
) per
Priamo e per i figli di lui (
to™Ñ
). Agisci pure
(
àrdj
)! Ma (
ñt°r
) certo (
toi
) non tutti noi
altri dèi approviamo (
ópainÅomen
)”». Il ver-
bo
êcade
è indic. aor. II da
candÄnw
, «con-
tenere», «abbracciare»; il verbo
kamÅthn
è
indic. aor. II (duale) da
kÄmnw
, qui senza
aumento. Il neutro plur.
kak°
(agg. sostan-
tivato) è usato come apposizione del prece-
dente
la•n
.
30-49.
Zeus manifesta la sua disapprova-
zione per il cieco odio nutrito da Era contro
la stirpe di Priamo, dimostratasi da sempre
devota nei confronti degli dèi. In ogni caso,
soprattutto per evitare una più grave conte-
sa con la moglie, accetta la richiesta di Era,
ma esige che in cambio, in futuro, la stessa
Era non si opponga alla distruzione di una
città a lei cara.
30-36.
T£n d¢ mÅgj... óxakÅsaio
: «E, es-
sendo molto (
mÅgj
) adirato (
öcqÇsa©
, part.
aor. congiunto), le (
T£n
) rispose (
prosÅfh
)
Zeus adunatore di nubi (
nefelhgerÅta
, no-
minativo): “Sciagurata (
daimonÉh
), perché
dunque (
tÉ nÖ
) Priamo e i figli di Priamo ti
(
se
) arrecano (
΁zousin
) tanti mali (
tÑssa
kak°
), per cui (
ã tj
=
ãti
, causale) brami
(
meneaÉnei©
) ardentemente (
ñsperc¢©
, av-
verbio) di devastare (
óxalapÄxai
, inf. aor.)
la città (
ptolÉeqron
) ben costruita (
ó
u
ktÉ-
menon
) di Ilio? E se (
eô
) proprio tu (
sÖ gj
),
entrata (
eôselqo¨sa
) nelle porte (
pÖla©
)
e nelle lunghe mura (
teÉcea makr°
), di-
vorassi (
bebrÜqoi©
) vivo (
úm•n
) Priamo e
i figli di Priamo e tutti gli altri Troiani, al-
lora (
tÑte
) placheresti (
óxakÅsaio
) la tua
collera!». I vv. 34-36 contengono un periodo
ipotetico del III tipo (possibilità), con i verbi
all’ottativo:
bebrÜqoi©
è un perf. irregolare
di
bibrÜskw
(«mangiare», «divorare»), con
suffisso -
q
-, rispetto al consueto
bÅbrwka
;
óxakÅsaio
è aor. I da
óx-akÅomai
, «guarire»,
quindi «placare».
37-38.
àrxon ãpw© óqÅlei©... gÅnhtai
: «Fa’
(
àrxon
) come (
ãpw©
) vuoi: affinché questa
lite (
to¨to
[
...
]
ne™ko©
) in futuro (
öpÉssw
)
non diventi (
gÅnhtai
) per te e per me (
so§
ka§ ómo§
) motivo di grande contesa (
mÅgj
êrisma
) fra noi due (
metj ñmfotÅroisi
)».
39-42.
èllo dÅ toi órÅw... óùsai
: «Un’altra
cosa (
èllo
) però (
dÅ
) ti (
toi
) dico (
órÅw
), e
tu gettala (
bÄlleo
) nel tuo animo (
ón§ fres§
[
...
]
s
Ã
sin
): quando (
≤ppÑte ken
) anche io,
desiderando (
memaß©
) devastare (
óxalapÄ-
xai
, cfr. v. 33) una città, sceglierò (
óqÅlw
)
quella (
t£n
) dove (
ãqi
) vivono (
óggegÄasi
)
uomini (
ñnÅre©
) a te cari, non impedire (
dia-
trÉbein
) in qualche modo (
ti
) la mia collera,
ma lasciami fare (
mj óùsai
)!». La forma
me-
maß©
è part. perf. da
mÄw
, «meditare», «ago-
gnare»: questo verbo, al perf., presenta sia la
forma
mÅmaa
sia la forma
mÅmona
(più fre-
quente), entrambe anche con il significato di
presente. Il verbo
óggegÄasi
è un perf. epico
(3
a
plur.) da
óg-gÉgnomai
, «nascere dentro»
(qui reso con valore risultativo: “essere nato
dentro”, quindi “vivere”); i verbi
diatrÉbein
(pres.) e
óùsai
(aor., da
óÄw
) sono due in-
finiti esortativi e costituiscono i predicati di
due proposizioni reggenti da cui dipende la
subordinata temporale dei vv. 40-41.
43-49.
ka§ g°r ógß... ∞me™©
: «Anche io, in-
fatti, a te (
so§
) lo concessi (
d≠ka
, indic. aor.,
senza aumento) di mia volontà (
Økßn
), ma
contro la volontà del mio animo (
ñÅkontÉ
ge qumÒ
): in effetti, quali città (
a
F
[
...
]
pÑl-
he©
) di uomini che vivono sulla terra (
ópic-
qonÉwn
) sono abitate (
naietÄousi
) sotto il
sole e il cielo stellato (
ñsterÑenti
), fra queste
(
tÄwn
, gen. partitivo) Ilio sacra (
±r£
) da me
(
moi
, dativo d’agente) era onorata (
tiÅsketo
)
di cuore (
per§ küri
) e Priamo e il popolo di
Priamo dalla buona lancia (
ó
u
mmelÉw
, geni-
tivo). Mai (
oõ
[
...
]
pote
), infatti, per me l’al-
tare (
bwm•©
) mancava (
ódeÖeto
) di offerta
(
dait•©
) conveniente (
ó∆sh©
) e di libagione
(
loibü©
) e di fumo (
knÉsh©
): ciò (
t•
), infatti,
noi avemmo in sorte (
lÄcomen
, indic. aor,
senza aumento) come onore (
gÅra©
)”». Al
v. 43,
Økßn
funge propriamente da predica-
tivo del soggetto, mentre
ñÅkontÉ
è attributo
di
qumÒ
: il primo aggettivo indica la consa-
pevolezza della decisione di Zeus, mentre il
secondo sottolinea la sua mancata approva-
zione. Il verbo
tiÅsketo
è indic. imperf. da
tÉw
, «onorare», qui con il suffisso iterativo
-
sk
-; il verbo
deÖw
(forma poetica per
dÅw
)
è costruito regolarmente con il genitivo.