I CLASSICI DA TRADURRE
461
A1
Iliade
IV, vv. 1-72
a¡ti” d
j
j
ArgeÉhn
J
ElÅnhn MenÅlao” ègoitojj.
20
A
W” êfaq
j
, a
F
d
j
ópÅmuxan
j
AqhnaÉh te ka§
}
Hrh:
plhsÉai aä g
j
âsqhn, kak° d¢ TrÜessi medÅsqhn.
ëtoi
j
AqhnaÉh ñkÅwn æn oõdÅ ti eøpe
skuzomÅnh Di§ patrÉ, cÑlo” dÅ min ègrio”
N
rei:
}
Hrà d
j
oõk êcade stüqo” cÑlon, ñll° proshÖda:
amicizia (
filÑthta
) fra entrambi (
metj ñm
fotÅroisi
). E se (
eô dj
) poi (
a¡
) in qualche
modo (
pw©
) ciò (
tÑde
) fosse (
gÅnoito
) caro
e gradito (
∞d¶
) a tutti, allora (
ëtoi
) la cit-
tà di Priamo signore (
ènakto©
) potrebbe
ancora essere abitata (
oôkÅoito
) e Mene-
lao condurrebbe (
ègoito
) indietro (
a¡ti©
)
Elena argiva”». Elena è detta “argiva” (
jAr-
geÉhn
) non perché proveniente dalla città di
Argo (nel Peloponneso), ma perché “greca”:
l’appellativo di “Argivi”, nei poemi omerici,
è infatti applicato in modo estensivo a tut-
ti i guerrieri greci. Il verbo
ìrsomen
è cong.
aor. di
ìrnumi
(«sollevare», «eccitare»; aor.
¬rsa
) e presenta la vocale tematica breve
(-
o
- al posto di -
w
-);
bÄlwmen
(cong. aor.,
da
bÄllw
) e
ìrsomen
sono i predicati delle
interrogative indirette disgiuntive, dipen-
denti da
frazÜmeq
(
a
) e segnalate dalla cor-
relazione
ë... æ...
; i vv. 17-19 contengono un
periodo ipotetico del III tipo (possibilità),
con protasi singola (
eô... gÅnoito
, ott. aor.) e
doppia apodosi (
m¢n oôkÅoito... dj... ègoito
,
due ott. pres.).
20-29.
Alle parole di Zeus, Atena e Era si
irritano; Atena però tace, mentre Era pro-
rompe in un’adirata recriminazione contro
l’ipotesi proposta da Zeus.
20-23.
{W© êfaqj...
N
rei
: «Così (
{W©
) diceva
(
êfaqj
), e Atena e Era mormorarono (
ópÅ-
muxan
): esse (
aä
) infatti sedevano (
âsqhn
)
vicine (
plhsÉai
, predicativo), e macchina-
vano (
medÅsqhn
) mali per i Troiani. Atena
davvero stava (
æn
) in silenzio (
ñkÅwn
, av-
verbiale) e non disse (
eøpe
) nulla, pur essen-
do sdegnata (
skuzomÅnh
, part. congiunto)
contro Zeus padre, e una collera (
cÑlo©
) sel-
vaggia (
ègrio©
) la (
min
) prendeva (
N
rei
)». Il
verbo
ópi-mÖzw
(qui indic. aor.
ópÅmuxan
)
indica il brontolio emesso come segno di di-
sapprovazione;
âsqhn
(da
∑mai
) e
medÅsqhn
(da
mÅdw
, al medio) sono due indic. imperf.
duali, il secondo senza aumento.
24-29.
{Hrà dj oõk êcade... èlloi
: «E a Era
il petto (
stüqo©
) non contenne (
êcade
) la
collera, ma diceva (
proshÖda
): “Tremendo
Sulla stratificazione linguistica della poesia omerica, cfr. pp. 49 ss.
In questa scheda sono segnalati soltanto i fenomeni linguistici ri-
scontrabili nei versi di Omero con maggiore frequenza; tutte le
differenze rispetto al dialetto attico sono indicate, caso per caso,
nelle note di commento.
P
articolarità
fonetiche
- L’incontro di vocali spesso non produce contrazione (es.: con-
servazione di
naietÄousin
per
naiet≠sin
); i gruppi vocalici
eo
ed
eou
contraggono in
eu
(e non in
ou
).
- È frequente il fenomeno della “
distrazione
”: una vocale deri-
vante da contrazione (es.:
≤r≠n
da
≤rÄwn,
part. pres.) compare
preceduta da vocale breve dello stesso timbro (es.:
≤rÑwn
per
≤r≠n
).
- Le preposizioni
ñnÄ
,
katÄ
e
parÄ
possono comparire in forma
apocopata (cioè
èn
,
kÄt
e
pÄr
), con eventuale assimilazione con-
sonantica prodotta dalla consonante successiva (es.
kat° krÄto©
>
k°t krÄto©
>
k°k krÄto©
).
- Il gruppo consonantico
pt
, che in attico risulta semplificato in
p
,
si conserva (es.:
ptÑli©
per
pÑli©
).
P
articolarità morfologiche
(I)
La lingua omerica documenta l’uso di alcuni
suffissi
(elencati qui
di seguito) che, applicati ai sostantivi, rendono il senso di antichi
casi (strumentale, locativo ecc.), poi scomparsi nel greco classico.
-
-fi
(
n
): strumentale o locativo (
øfi
, «con forza»).
-
-i
: locativo (stato in luogo:
oíkoi
, «in casa»).
-
-qen
: locativo (moto da luogo, origine:
oíkoqen
, «da casa»). Que-
sto suffisso può essere impiegato anche come genitivo dei prono-
mi (
ñp• àqen
per
ñp• o∫
, «da sé»).
-
-de
: locativo (moto a luogo); si costruisce con l’accusativo (es.:
oøkÑnde
, «a casa»).
Le
desinenze
di ogni declinazione presentano uscite particolari,
e ciò vale anche per le forme dei pronomi personali e riflessivi; le
corrispondenze con l’attico sono di volta in volta segnalate fra pa-
rentesi. In generale, fra i casi più frequenti, è opportuno segnalare:
I
declinazione
- gen. sing. masch. in -
ao
oppure -
ew
.
- gen. plur. in -
Äwn
oppure -
Åwn
.
- dat. plur. in
-Ãsi
(
n
) oppure
-é
.
II
declinazione
- gen. sing. in -
oio
oppure -
ou
.
- dat. plur. in -
oisi
(
n
) oppure -
oi©
.
III
declinazione
- gen. plur. in -
essi
oppure -
si
.
Va ricordato che, in Omero, l’
articolo
ha ancora valore dimo-
strativo, e quindi, in certi casi, relativo. Al nom. plur., si presenta
l’alternanza delle forme
a±
/
taÉ
(femm.) e
o±
/
toÉ
(masch.); al gen.
sing. è frequente la forma
to™o
(=
to¨
).
P
articolarità morfologiche
(II)
e
sintattiche
Le desinenze dell’inf. att. possono essere: -
en
(spesso contratto in
-
ein
),
-menai
oppure -
men
. All’inf. aor. II la desinenza può essere
-
eein
.
Nelle forme verbali, al passato, l’
aumento
è spesso tralasciato
(es.:
bÄlon
=
êbalon
, indic. aor. da
bÄllw
).
I
preverbi
conservano il loro originario valore avverbiale e, per-
ciò, spesso si presentano in tmesi (cioè separati dal verbo).
La particella
ke
(
n
) corrisponde all’attico
èn
. Spesso accompagna
verbi all’indic., in tempo storico, per indicare eventualità nel pas-
sato, o piuttosto irrealtà.
Le forme di imperf. o di aor. del verbo
öfÅllw
/
öfeÉlw
(«essere
debitore») costruite con l’inf., e spesso precedute da
¥©
o
aíqe
(con negazione
mÇ
), corrispondono ai costrutti latini con
utinam
e
indicano desiderio irrealizzabile o irrealizzato.
L’aggettivo
fÉlo©
(«caro») assume molto spesso il valore del pos-
sessivo «mio», «tuo» ecc., e di frequente può anche essere omesso
nella traduzione, in quanto superfluo (es.:
tetihmÅno© fÉlon ætor
,
«afflitto nel suo cuore», «afflitto nel cuore»).
La lingua di OMERO