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La sorte, il volere degli dèi e il destino degli uomini
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A1
Un matrimonio in crisi: Zeus,
Era e il “baratto” delle città
L’interruzione del duello fra Menelao e Paride – con il pavido Troiano portato in salvo da
Afrodite (cfr.
Iliade
III, vv. 380 ss.) e l’Atride rimasto solo sul campo a lanciare impreca-
zioni (cfr.
Iliade
III, vv. 449-461) – ha gettato gli schieramenti in uno stato di attesa quasi
“irreale”: una astensione dalle armi regolata dai patti giurati fra i due capi, ma non risol-
ta dalla vittoria definitiva di nessuno dei due. Nel frattempo, gli dèi raccolti sull’Olimpo
assistono agli eventi, e Zeus non manca di istigare Era e Atena, rimaste sinora inerti di
fronte agli interventi della rivale Afrodite. Così la sorte di Troia finisce per essere segna-
ta da un violento alterco fra i due divini consorti.
(Iliade IV, vv. 1-72)
Metro:
esametro dattilico
Lingua:
lingua epica
(base ionica)
1-19.
Gli dèi sono riuniti sull’Olimpo e
assistono alle vicende belliche. Zeus vuole
sbloccare la situazione di stasi che si è venu-
ta e creare e, perciò, avanza una proposta di
composizione del conflitto con l’intento di
irritare Atena ed Era.
1-4.
O
F
d¢ qeo§... eôsorÑwnte©
: «Gli dèi era-
no riuniti in assemblea (
ògorÑwnto
, indic.
imperf., da
ñgorÄomai
), seduti (
kaqÇmenoi
,
part. congiunto) presso Zeus (
p°r Zhn§
) sul
pavimento (
ón dapÅdÕ
) d’oro (
crusÅÕ
),
e fra di loro (
met° dÅ sfisi
) Ebe sovra-
na (
pÑtnia
) mesceva (
óÕnocÑei
) nettare;
ed essi (
to§ d¢
) con le coppe (
depÄessi
)
d’oro si salutavano (
deidÅcatj
) l’un l’al-
tro (
ñllÇlou©
), volgendo lo sguardo (
eô-
sorÑwnte©
) alla città dei Troiani». Il verbo
deidÅcat
(
o
) è propriamente la 3
a
plur.
dell’indic. piuccheperf. di
deÉknumi
(«mo-
strare», «indicare»), impiegato però come
sinonimo di
deidÉskomai
, «salutare»: il ver-
bo, in tal caso, allude ai brindisi che gli dèi si
scambiavano l’un con l’altro.
5-12.
aõtÉkj ópeirùto... qanÅesqai
: «Su-
bito (
aõtÉkj
) il Cronide tentava (
ópeirùto
)
di provocare (
óreqÉzemen
, inf. pres.) Era con
parole (
ópÅessi
) oltraggiose (
kertomÉoi©
),
parlando (
ñgoreÖwn
, part. congiunto) obli-
quamente (
parablÇdhn
): “Due (
doia§
) fra
le dee (
qeÄwn
, gen. partitivo) sono portatrici
di aiuto (
ñrhgÑne©
) a Menelao, cioè Era Ar-
giva e Atena Alalcomene, ma in verità (
ëtoi
)
esse (
ta§
), sedendo (
kaqÇmenai
, part.
congiunto) in disparte (
nÑsfi
, avverbio),
si compiacciono (
tÅrpesqon
, indic. pres.
duale) di stare a guardare (
eôsorÑwsai
); a
quello (
tÒ dj
= Enea), invece (
a¡te
), Afro-
dite che ama il sorriso (
filomeid£©
) sempre
è corsa accanto (
parmÅmblwke
) e respin-
ge (
ñmÖnei
) le chere (
küra©
) di lui: anche
ora (
n¨n
) salvò (
óxesÄwsen
, indic. aor., da
ók-saÑw
) lui, che credeva (
ö
i
Ñmenon
, part.
congiunto) di morire (
qanÅesqai
, inf. futu-
ro)». Il verbo
tÅrpesqon
(indic. pres. duale),
da
tÅrpw
(«compiacere», al medio-pass.
«compiacersi») è qui costruito con il partici-
pio predicativo
eôsorÑwsai
;
parmÅmblwke
è indic. perf. da
para-blÜskw
(perf.
mÅm-
blwka
), «andare accanto», «andare presso».
Gli epiteti di Era e Atena sono derivati dai
nomi di due città in cui il loro culto era mol-
to radicato: Argo (nel Peloponneso), sede di
un antico tempio di Era, e Alalcomene (in
Beozia), luogo di culto di Atena; in questo
passo, inoltre, l’epiteto di Atena (
jAlalko-
menhƩ
) evoca anche il verbo
ñlalke™n
, che
significa appunto «difendere», e perciò non
è escluso che la scelta dell’epiteto geografico
sia stata motivata anche da ragioni di allusi-
vità. Le “chere”, talvolta personificate come
vere e proprie divinità (dunque “Chere”),
sono i «destini di morte», o anche, più generi-
camente, la «morte» stessa.
13-19.
ñllj ëtoi nÉkh... ègoito
: «Ma in veri-
tà la vittoria è di Menelao caro ad Ares (
ñrh
i-
fÉlou
): e noi dunque stabiliamo (
frazÜme-
qj
, cong. esortativo) come (
ãpw©
) saranno
queste imprese, se (
ë
) di nuovo (
a¡ti©
)
solleviamo (
ìrsomen
) guerra malvagia e
terribile (
aôn£n
) grido di battaglia (
fÖlo-
pin
), oppure se (
æ
) mettiamo (
bÄlwmen
)
O
F
d¢ qeo§ p°r Zhn§ kaqÇmenoi ògorÑwnto
crusÅÕ ón dapÅdÕ, met° dÅ sfisi pÑtnia
}
Hbh
nÅktar óÕnocÑei: to§ d¢ crusÅoi” depÄessi
deidÅcat
j
ñllÇlou”, TrÜwn pÑlin eôsorÑwnte”:
5
aõtÉk
j
ópeirùto KronÉdh” óreqizÅmen
}
Hrhn
kertomÉoi” ópÅessi parablÇdhn ñgoreÖwn:
JJdoia§ m¢n MenelÄÕ ñrhgÑne” eôs§ qeÄwn
}
Hrh t
j
j
ArgeÉh ka§
j
Alalkomenh
j
AqÇnh.
ñll
j
ëtoi ta§ nÑsfi kaqÇmenai eôsorÑwsai
10
tÅrpesqon: tÒ d
j
a¡te filomeid£”
j
AfrodÉth
aôe§ parmÅmblwke ka§ aõto¨ küra” ñmÖnei:
ka§ n¨n óxesÄwsen ö
i
Ñmenon qanÅesqai.
ñll
j
ëtoi nÉkh m¢n ñrh
i
fÉlou MenelÄou:
∞me™” d¢ frazÜmeq
j
ãpw” êstai tÄde êrga,
15
ë
Œj
a¡ti” pÑlemÑn te kak•n ka§ fÖlopin aôn£n
ìrsomen, æ filÑthta met
j
ñmfotÅroisi bÄlwmen.
eô d
j
a¡ pw” tÑde pùsi fÉlon ka§ ∞d¶ gÅnoito,
ëtoi m¢n oôkÅoito pÑli” PriÄmoio ènakto”,