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Iliade
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Da nove giorni andavano i dardi del dio per il campo;
al decimo chiamò l’esercito in adunanza Achille,
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ché glielo mise in cuore la dea Era braccio bianco:
si doleva dei Danai, perché li vedeva perire.
E dunque, dopo che quelli convennero e furon raccolti,
fra essi alzandosi parlò Achille piede rapido:
“Atride, ora noi, respinti, credo,
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ritorneremo indietro, purché sfuggiamo alla morte,
se guerra e peste insieme abbatton gli Achei.
Ma su, interroghiamo un profeta o un sacerdote,
o un indovino di sogni
1
– anche il sogno è da Zeus –
che possa dirci perché s’adirò così Febo Apollo,
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se ci rinfaccia un voto, una ecatombe,
se forse, dal fumo d’agnelli, di capre accettevoli
saziato, vorrà stornare il flagello da noi”.
Detto così, sedette; s’alzò fra loro
Calcante, figlio di Testore, il migliore fra i vati,
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che conosceva il presente e il futuro e il passato,
e sulle navi fu guida agli Achei fino a Ilio
con l’arte sua d’indovino, che gli donò Febo Apollo.
A loro, saggio pensando, egli parlò e disse:
“Achille, tu m’ordini, o amato da Zeus, di spiegare
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l’ira d’Apollo, del sire che lungi saetta:
e io parlerò certamente. Ma tu comprendimi e giurami
che mi proteggerai con parole e con mano, benigno:
penso che un uomo s’adirerà, che molto su tutti
gli Argivi è forte e gli Achei gli obbediscono.
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Troppo è forte un re, quando s’adira con un popolano:
se pure quel giorno dovrà digerire il corruccio,
ma anche dopo conserva il rancore, fin che lo soddisfi,
nel suo petto; e tu, dillo se mi salverai”.
E ricambiandolo Achille piede rapido disse:
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“Svela con gran coraggio il responso divino che sai.
No – per Apollo amato da Zeus, a cui tu, Calcante,
volgendo preci, sveli ai Danai i responsi divini –
nessuno, finché io vivo e sulla terra apro gli occhi,
presso le navi concave porrà su te mani pesanti
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nessuno fra tutti i Danai, neppure se dici Agamennone,
il quale ora molto si vanta d’esser nel campo il più forte”.
E allora si fece coraggio, parlò il vate senza macchia:
“No, egli non ci rinfaccia voto o ecatombe,
ma pel sacerdote, che Agamennone maltrattò
2
,
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non liberò la figlia, non ricevette il riscatto,
per questo il Saettante ha dato e darà pene ancora;
non prima il flagello umiliante allontanerà dai Danai,
non prima che al padre si renda la giovane occhi vivaci,
1.
 Si distinguono tre diverse
figure di preveggenti: lo
±ereÖ©
è il sa-
cerdote che interpreta i segni delle vittime sacrificali; il
mÄnti©
(da
maÉnomai
, «essere folle») è colui che profetizza in stato di
trance
o
come veggente; l’interprete di sogni,
öneiropÑlo©
, ha il compito di
spiegare la
simbologia onirica, a dimostrazione della grande impor-
tanza che la cultura greca attribuiva ai sogni. Al v. 69 Calcante è de-
finito «il migliore tra i vati» (
oôwnopÑlwn
): il termine usato è
oôw-
nopÑlo©
– derivato da
oôwnÑ©
, «uccello», e
polÅw
, «occuparsi di»,
«frequentare» – e indica propriamente quella categoria di indovini
che praticavano la divinazione interpretando il volo e il canto degli
uccelli. 
2.
 A causa della colpa di cui si è macchiato il capo soffre
tutto l’esercito: è l’arcaico
concetto della responsabilità collettiva,
secondo il quale una colpa, come una sorta di contaminazione, si
estende da un individuo a tutti quelli che entrano in contatto con lui.