27
Omero e i poemi omerici
epoca storica una corporazione di cantori chiamati Omeridi, i quali si trasmettevano il
mestiere di padre in figlio: ma evidentemente questa era una delle tante corporazioni
di aedi ed è verosimile che essa abbia preso il nome dal poeta universalmente ricono-
sciuto come il più famoso e non viceversa.
Il più antico autore che nomini esplicitamente il nostro poeta è il filosofo Senofane, vis-
suto nel secolo vi a.C.; un secolo più tardi lo storico Erodoto affermava che Omero ed
Esiodo erano vissuti 400 anni prima di lui e dunque attorno all’850 a.C. Gli elementi in-
terni ai poemi che possono fornire indizi sull’epoca della loro composizione sono incerti:
infatti questo tipo di poesia – come abbiamo già detto a proposito della “stratificazione
epica” – per sua natura ingloba materiale antico e materiale più recente, amalgamato in
modo inestricabile. In Omero si trovano riferimenti relativi a realtà e istituzioni della
tarda età del bronzo (ossia, l’epoca micenea) accanto ad altri che rimandano all’epoca
arcaica. I dati esterni offrono qualche indizio in più, anche se pure esso parziale: un vaso
trovato nell’isola di Ischia (la “coppa di Pitecusa”, cfr. mito cultura società p. 6) e ri-
salente a circa il 735 a.C. offre un probabile riferimento ad alcuni versi omerici; il poeta
Esiodo (vissuto a cavallo del 700 a.C.) presuppone già Omero. Altre conferme vengono
dall’archeologia: è a partire più o meno dal 750 a.C. che sui vasi s’incontrano con una
certa frequenza rappresentazioni figurate di episodi che potrebbero essere tratti dai po-
emi (come l’accecamento del Ciclope Polifemo), sicché è probabile che i poemi, almeno
nella loro strutturazione originaria (fatte salve interpolazioni e rielaborazioni posterio-
ri), risalgano a un periodo attorno al 750 a.C. o di poco precedente.
Per quanto riguarda le opere attribuite a Omero, generalmente gli venivano assegnate
senza discussione
Iliade
e
Odissea
. Le evidenti differenze strutturali tra i due poemi
erano talvolta spiegate supponendo che essi fossero stati composti in fasi differenti
della vita dell’autore (il filologo Menecrate di Nisa nei secoli ii-i a.C. e l’Anonimo
autore del
Sublime
nel secolo i d.C. ritenevano l’
Iliade
, opera in cui predomina uno
spirito eroico e guerriero, il poema della giovinezza e l’
Odissea
quello della vecchia-
ia di Omero, per il diffuso desiderio di pace e nostalgia di cui è pervaso); solo una
corrente minoritaria, rappresentata dai filologi ellenistici Senone ed Ellanico (secoli
quali attenersi e trasmette il sistema di valori morali della
civiltà. Pertanto, penetrare nel mondo mitico di un popolo
tribale significa penetrare sino al cuore della sua civiltà.
Mito, sogno, archetipi
Il mito è anche un modo di pensare: è
frutto di un pensiero che si sviluppa non attraverso schemi
logici e astratti, ma per immagini. Si è detto, e la psicoanalisi
l’ha ampiamente dimostrato, che il pensiero mitico non è
caratteristico solo di una civiltà arcaica, ma sussiste in ogni
individuo come schema profondo della mente. Il sogno, ad
esempio, è un fenomeno che dimostra quanto stretto sia il
legame tra la vita inconscia e l’attività mitica della psiche,
poiché utilizza gli stessi elementi costitutivi del mito (i simboli,
i rituali, le metafore), e lavora con lo stesso linguaggio visivo
e immaginario (da cui la definizione «il mito è il pensiero
sognante di un popolo, mentre il sogno è il mito personale
dell’individuo»). È soprattutto il pensiero di Carl Gustav
Jung a collegare il sogno e il mito a una comune origine di
archetipi simbolici che costituirebbero i modelli più profondi e
universali della psiche umana; ma il legame tra sogno e mito
è analizzato da tutte le scuole psicoanalitiche contemporanee,
a partire da Freud.
Una “filosofia primitiva”
Questo non significa però che il mito
sia un tipo primitivo di pensiero e che il pensiero mitico sia
proprio di popolazioni che ancora non hanno imparato a
ragionare in termini logici. Piuttosto, il pensiero mitico è
complementare a quello logico-razionale e in una società
illetterata viene attivato per rispondere a una determinata
necessità, appunto, quella di conservarne la cultura. In un
certo senso, si potrebbe dire che il mito è una specie di “filosofia
primitiva”. La cultura greca presenta, in effetti, uno sviluppo
dal pensiero mitico a una prima elaborazione di carattere
logico-filosofico: già nell’età arcaica si cominciava a dubitare
della verità dei miti e a cercarne un’interpretazione razionale.
Alcuni pensavano che i racconti sugli dèi fossero soltanto
allegorie delle forze naturali, come il sole o il fuoco (così nel
secolo vi a.C. Teagene di Reggio interpretava i miti omerici).
M I TO CULTURA SOC I ETà
j
La datazione
dei poemi
j
Le opere attribuite
a Omero