Page 22 - 120900035594_guidorizzi_letteratura_greca

Basic HTML Version

I poemi omerici
28
iii-ii a.C.), sulla base di differenze di contenuto e stile, attribuiva i poemi a due poeti
diversi (questi critici furono perciò soprannominati
cwrÉzonte”
, ossia «separatori»).
Più dubbia e variamente accolta era invece l’attribuzione a Omero di alcuni poemi
minori e degli
Inni
(già lo storico Tucidide, nel secolo v a.C., pensava che l’
Inno ad
Apollo
non fosse di Omero).
3 La filologia e la “questione omerica”
Abbiamo già visto come solo verso la fine dell’epoca arcaica furono prodotte edizio-
ni «civiche» (
kat° pÑlei”
: cfr. p. 25) e che la fruizione scritta dei testi si affiancava
alla performance rapsodica. Già nel secolo vi a.C. esisteva una rudimentale filologia
omerica; il più antico rappresentante fu Teagene di Reggio, che propose una lettura
allegorica delle divinità omeriche, tale da far corrispondere a esse quegli elementi
naturali su cui si fissava l’attenzione dei filosofi contemporanei (Apollo era il fuoco,
Poseidone l’acqua ecc.). A partire dai secoli successivi sono note edizioni che pren-
devano nome da chi le aveva commissionate o da chi le aveva curate (dette appunto
katj èndra
, «personali»): tra di esse particolarmente notevoli furono quella del poeta
tragico Euripide e quella del filosofo Aristotele, che preparò un’edizione di Omero a
uso del suo allievo Alessandro Magno. La sistemazione definitiva dei poemi omerici
risale però all’opera dei filologi alessandrini, a partire dal secolo iii a.C., a cui si deve
la suddivisione di
Iliade
e
Odissea
in ventiquattro canti ciascuna. Gli stessi correda-
rono inoltre il testo di apparati e di commenti che ci sono pervenuti in gran numero
nella forma compendiata di brevi annotazioni a margine del testo omerico nei ma-
noscritti medievali (scoli).
Tuttavia, dal momento che Omero – per gli antichi come per noi – si riduce di fatto
ai versi dell’
Iliade
e dell’
Odissea
, le domande sulla sua persona passarono in secondo
piano, lasciando spazio ai quesiti su struttura, lingua e caratteri dei due poemi. Ora
abbiamo piena consapevolezza che non importa tanto ricostruire la fisionomia sto-
rica di Omero (non sarebbe comunque possibile), poiché i problemi più importanti
sono altri: soprattutto, quale sia la natura specifica di questo tipo di poesia e in che
senso si possa usare la nozione di “autore” in senso moderno per opere che – come
queste – nascono in un contesto di poesia orale tradizionale. Prende corpo così quel-
Pisistrato
Nel 561-560 a.C. Atene, come intanto accadeva anche in
altre città greche, trovò nella tirannide una parziale solu-
zione dei suoi problemi. Le riforme di Solone, infatti, ave-
vano creato scontento sia nei nobili, che non intendevano
rassegnarsi alla perdita dei propri privilegi, sia nel popolo,
che chiedeva interventi più radicali. Pisistrato, un aristo-
cratico imparentato con la famiglia di Solone, si schierò
dalla parte dei poveri, riuscì a occupare l’acropoli con un
contingente di mercenari e divenne tiranno di Atene, abo-
lendo l’Assemblea e assumendo pieni poteri. Egli tuttavia
usò il suo potere per risolvere i gravi problemi sociali della
città; infatti ridistribuì le terre, attuò una politica di incen-
tivi economici, fondò varie colonie nel Nord della Grecia.
Gli anni di Pisistrato furono complessivamente anni di
pace e di benessere. Con una grande e moderna intuizio-
ne, questo brillante uomo politico, interessato a conqui-
stare e a consolidare il consenso della classe media e di
quella popolare, comprese che promuovere una politica
culturale in grande stile significava non solo acquistare
prestigio e accrescere lo splendore politico di Atene, ma
anche influenzare l’opinione pubblica. Fu così che, per
incarico personale del tiranno, fu compiuta un’impresa
culturale di portata storica: l’
Iliade
e l’
Odissea
furono tra-
scritte in caratteri alfabetici su papiro e conservate negli
archivi della città. Grazie a questa decisione esse sono
giunte a noi.
Nel 528 a.C. Pisistrato morì; i suoi figli Ippia e Ipparco
assunsero atteggiamenti talmente dispotici che, quando
Ipparco fu ucciso, gli esecutori del delitto, Armodio e Ari-
stogitone, divennero il simbolo stesso della libertà.
i grandi della storia
j
La filologia omerica
j
La “questione omerica”