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Lessico
Optimum
di diversità
Grado ottimale di diffe-
renziazione di una cultu-
ra umana rispetto alle al-
tre. Quando due culture
entrano in contatto, sono
portate ad assimilarsi reci-
procamente e ad appiana-
re le proprie diversità. An-
che in questo caso, tutta-
via, ciascuna cultura con-
serva un certo grado di
differenza, che ne defini-
sce l’identità.
In equilibrio tra diversità e convergenza
Ma, anche pervasi da un sentimento
di umiltà e convinti di tale limitazione, incontriamo altri problemi. Che cosa bisogna
intendere per culture diverse? Certune hanno tutta l’aria di esserlo, ma, siccome emer-
gono da un tronco comune, non differiscono alla stessa stregua di due società che non
abbiano avuto rapporti fra loro in nessuna fase del loro sviluppo. Così l’antico impero
degli Incas in Perù e quello del Dahomey in Africa
1
differiscono tra loro in modo più
assoluto che, per esempio, l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’oggi, sebbene queste due so-
cietà debbano anch’esse venir considerate come società distinte.
Viceversa, società entrate recentemente in strettissimo contatto sembrano offrire l’im-
magine della stessa civiltà mentre vi sono accedute per vie diverse, che non abbiamo
il diritto di trascurare. Nelle società umane agiscono simultaneamente forze orientate
in direzioni opposte: le une tendenti al mantenimento e persino all’accentuazione dei
particolarismi; le altre agenti nel senso della convergenza e dell’affinità.
Lo studio del linguaggio offre straordinari esempi di tali fenomeni: così, mentre lingue
della stessa origine tendono a differenziarsi a vicenda (ad esempio: il russo, il francese
e l’inglese), lingue di origine diversa, ma parlate in territori contigui, sviluppano carat-
teri comuni: per esempio, il russo si è, per taluni aspetti, differenziato da altre lingue
slave per avvicinarsi, almeno in certe caratteristiche fonetiche, alle lingue ugro-finni-
che e turche parlate nelle sue immediate adiacenze geografiche.
Un optimum di diversità
Quando studiamo fatti del genere – e altri campi della
civiltà, come le istituzioni sociali, l’arte, la religione, ne fornirebbero facilmente di si-
mili – finiamo per chiederci se le società umane non si definiscano, tenuto conto dei
loro mutui rapporti, per un certo
optimum
di diversità
al di là del quale non potrebbe-
ro spingersi, ma al di qua del quale non possono rimanere senza pericolo. Questo
op-
timum
varierebbe in funzione del numero delle società, della loro importanza nume-
rica, della loro lontananza geografica e dei mezzi di comunicazione (materiali e intel-
lettuali) di cui dispongono.
In effetti, il problema della diversità non si pone solo a proposito delle culture consi-
derate nei loro rapporti reciproci; esiste anche in seno a ogni società, in tutti i gruppi
che la costituiscono: caste, classi, ambienti professionali o confessionali ecc. sviluppa-
no certe differenze alle quali ognuno di essi attribuisce estrema importanza. Ci si può
chiedere se tale
diversificazione interna
non tenda ad aumentare quando la società di-
venta, su altri piani, più voluminosa e più omogenea; fu il caso, forse, dell’antica India,
con il suo sistema di caste che fioriva in seguito allo stabilirsi della egemonia ariana.
Una cultura non è mai isolata
È chiaro quindi che il concetto di diversità del-
le culture umane non va inteso in maniera statica. Tale diversità non è quella di un
campionario inerte oppure di un catalogo sezionato. Certo gli uomini hanno elabo-
rato culture differenti in ragione della lontananza geografica, delle proprietà parti-
colari dell’ambiente, e della loro ignoranza nei confronti del resto dell’umanità; ma
ciò sarebbe rigorosamente vero solo se ogni cultura e ogni società fosse nata e si fosse
1. Incas in Perù… Dahomey in Africa:
gli Incas (o Inca; XIII-XVI secolo) costituirono una delle
maggiori civiltà dell’America precolombiana: l’apparato statale era altamente centralizzato e con cul-
ti di Stato. Queste caratteristiche erano comuni anche al Regno del Dahomey (XVI secolo-fine XIX
secolo), oggi Repubblica del Benin, nell’Africa occidentale. Tuttavia i due Stati avevano una diver-
sa organizzazione sociale, così come erano differenti le loro basi economiche: agricole nel caso degli
Incas, commerciali nel caso del Dahomey.
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