Lessico
Meticciato
Il termine “me-
ticcio” deriva dal latino
miscere
, “mescolare”, e in-
dica un individuo nato
dall’unione di due genito-
ri appartenenti a due tipi
umani diversi (per esempio
l’uno di pelle chiara, l’altro
di pelle scura). Il termine è
esteso anche alla cultura
nata dall’incontro e dalla
fusione di culture diverse.
La tara della degenerazione si collegava per lui al fenomeno del
meticciato
più che
alla posizione di ogni razza in una scala di valori comune a tutte; essa dunque era de-
stinata a colpire l’umanità intera, condannata, senza distinzione di razza, a un me-
ticciato sempre più spinto. Ma il peccato originale dell’antropologia consiste nella
confusione fra il concetto puramente biologico di razza (dato e non concesso, d’al-
tronde, che, anche su questo terreno circoscritto, tale concetto possa ambire all’og-
gettività, cosa che la genetica moderna contesta) e le produzioni sociologiche e psi-
cologiche delle culture umane. È bastato a Gobineau averlo commesso per trovar-
si rinchiuso in un cerchio infernale che conduce da un errore intellettuale che non
esclude la buona fede, alla involontaria legittimazione di tutti i tentativi di discrimi-
nazione e di sfruttamento.
diversità culturale e diversità biologica
Così, quando parliamo, in questo stu-
dio, di contributo delle razze umane alla civiltà, non vogliamo dire che gli apporti cul-
turali dell’Asia o dell’Europa, dell’Africa o dell’America, traggano una qualsiasi origi-
nalità dal fatto che tali continenti siano, grosso modo, popolati da abitanti di ceppi
razziali diversi.
Se tale originalità esiste – e la cosa non è dubbia – essa dipende da circostanze geogra-
fiche, storiche e sociologiche, non da attitudini distinte connesse alla costituzione ana-
tomica o fisiologica dei negri, dei gialli o dei bianchi. Ma ci è sembrato che, proprio
nella misura in cui questa serie di opuscoli si è sforzata di legittimare questo punto di
vista negativo, essa rischiava, in pari tempo, di relegare in secondo piano un aspetto
altrettanto importante della vita dell’umanità: vale a dire che quest’ultima non si svi-
luppa a un regime di uniforme monotonia, bensì attraverso modi straordinariamente
diversificati di società e di civiltà; tale diversità intellettuale, estetica, sociologica non
è unita da nessuna relazione causale a quella che, sul piano biologico, esiste fra taluni
aspetti osservabili dei raggruppamenti umani: gli è solo parallela su un altro terreno.
I caratteri distintivi della diversità culturale
Nello stesso tempo, però, se ne di-
stingue per due caratteri importanti. Anzitutto si colloca in un altro ordine di grandez-
za. Le culture umane sono molto più numerose delle razze umane, dal momento che
le prime si contano a migliaia, e le seconde a unità: due culture elaborate da uomini
appartenenti alla stessa razza possono differire quanto, o più, di due culture apparte-
nenti a gruppi razzialmente lontani.
In secondo luogo, al contrario della diversità fra le razze, che presenta come principale
interesse quello della loro origine storica e della loro distribuzione nello spazio, la di-
versità fra le culture pone numerosi problemi, perché ci si può chiedere se costituisca
per l’umanità un vantaggio o un inconveniente, problema d’insieme che, beninteso, si
suddivide in molti altri.
In che cosa consistono le diversità tra culture?
Infine e soprattutto dobbiamo
chiederci in che consista tale diversità, a rischio di vedere i pregiudizi razzisti, appena
sradicati dalla loro base biologica, riformarsi su un nuovo terreno. Sarebbe infatti vano
avere ottenuto dall’uomo della strada che rinunci ad attribuire un significato intellet-
tuale o morale al fatto di aver la pelle nera o bianca, i capelli lisci o crespi, se poi non
si affronta un altro problema, che, come l’esperienza prova, egli si pone immediata-
mente: se non esistono attitudini razziali innate, come spiegare che la civiltà prodotta
dall’uomo bianco abbia compiuto gli immensi progressi che sappiamo, mentre quelle
343-367_razza.indd 355
01/12/