Nel 1973 pubblica la raccolta di saggi
Antropologia strutturale II
; nel 1975,
La via delle
maschere
, studio sulle maschere rituali americane.
L’importanza e i meriti di Lèvi-Strauss si sono spinti oltre l’ambito antropologico e hanno
influenzato, suscitando anche accese discussioni e dibattiti, il lavoro di filosofi, storici,
sociologi, linguisti e critici letterari. Prova del suo ruolo chiave nella cultura del secondo
Novecento sono vari riconoscimenti e lauree ad honorem ricevuti dalle Università di
Oxford, Harvard e dalla Columbia. Nel 1973 viene elettomembro dell’Académie Françai-
se. Muore nel 2009 all’età di quasi 101 anni.
Il pensiero
Antropologia e strutturalismo
Lévi-Strauss è uno dei principali rappresentanti
dello
strutturalismo
, indirizzo teorico che si afferma inizialmente nell’ambito degli studi
sul linguaggio, nella prima metà del Novecento, e successivamente si estende ad altri
ambiti, dando luogo a un’atmosfera culturale che influenza le dottrine di varie discipline
fino agli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Alla base di questa impostazione di pensiero vi è il concetto di
struttura
, di cui proprio
Lévi-Strauss dà la definizione più esaustiva. Come precisa l’autore, l’idea di struttura in-
clude in sé quella di sistema, ma è qualcosa di più specifico: essa coincide con l’ordi-
ne interno del sistema e con il complesso delle sue possibili trasformazioni, cioè con
il complesso delle leggi in base a cui gli elementi del sistema entrano in relazione e si
combinano tra loro determinandone i mutamenti.
Il lavoro dell’antropologo consiste nello scavare e nel riportare alla luce la struttura che
costituisce l’ossatura delle culture umane e che fonda l’agire degli individui all’interno
delle società. A questa idea Lévi-Strauss giunge innanzitutto attraverso gli studi sui le-
gami parentali. Nelle
Strutture elementari della parentela
, l’autore distingue tra natura
e cultura: la prima è retta da leggi universali e necessarie, valide per tutti gli uomini; la
seconda, invece, da regole particolari e relative, che cambiano da una società all’altra.
Si può però individuare un punto di incontro tra le due, perché esiste una regola sociale
universale e necessaria: la proibizione dell’incesto. Tale regola è condivisa da tutti gli
uomini ed è alla base di ogni cultura, poiché, in un certo senso, appartiene all’ordine na-
turale, ma il suo effetto, tuttavia, si esercita nell’ambito di fenomeni che sono culturali.
Dalla proibizione dell‘incesto, infatti, derivano tutte le regole matrimoniali particolari
proprie delle varie società, che hanno la funzione di garantire l’esogamia, cioè lo scam-
bio e la circolazione delle donne tra i diversi gruppi familiari.
È attraverso lo scambio delle donne che si sostituiscono, a rapporti di parentela di tipo
biologico determinati dalla consaguineità, legami di carattere simbolico che vengono
sanciti dal matrimonio.
L’antistoricismo di Lévi-Strauss
L’antropologo deve dunque spingersi al di là della
semplice osservazione empirica dei fenomeni sociali, fino a cogliere al loro interno questa
organizzazione razionale che è la struttura.
E non si tratta di un’organizzazione logica che viene elaborata in maniera consapevole
dai membri della società e a cui la società progressivamente si adegua. Si tratta piuttosto
di un ordine che deriva in maniera inconsapevole da alcune caratteristiche inconsce che
contraddistinguono tutti gli uomini.
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