si metafora della vita stessa. Si descrive
l’estraneità del narratore, ma anche il suo
desiderio di adattamento e il suo stupore
nei confronti del deserto e dei suoi abi-
tanti, i Mauri. Si mostra inoltre lo stupore
dei Mauri condotti in visita sulle Alpi del-
la Savoia: l’acqua abbondante di una ca-
scata diventa il simbolo della distanza e
della differenza tra due mondi.
La distanza tra due mondi
Il brano che
proponiamo ha come protagonista il de-
serto del Sahara: misterioso, infido (Saint-
Exupéry rischiò più volte di morirvi), ma
anche pieno di energie, meraviglie, qua-
Ma io conosco la solitudine. Tre anni di deserto me ne
hanno fatto conoscere il gusto. Nella solitudine non ci si
spaventa per il fatto che la gioventù si consumi in un pa-
esaggio minerale; però sembra che, lontano da noi, stia
invecchiando il mondo intero. Sugli alberi sono nati i frutti,
le terre hanno fatto uscire il grano, le donne sono già belle.
La stagione avanza, bisognerebbe affrettarsi a rientrare; la
stagione avanza e si è trattenuti lontano… E i beni della
terra scivolano tra le dita come la sabbia fine delle dune. […]
Laggiù eravamo a contatto con i Mauri
1
non sottomessi.
Affioravano dal fondo dei territori proibiti, gli stessi che
scavalcavamo nei nostri voli; si arrischiavano fino ai for-
tini di Juby o di Cisneros
2
, per farvi acquisto di zucchero
o di tè, e poi riaffondavano nel loro mistero.
Talvolta, se si trattava di capi autorevoli, li prendevamo a
bordo, d’intesa con la direzione delle linee, per mostrare
loro il mondo. Lo scopo era quello di smorzare il loro
orgoglio, poiché per disprezzo, più ancora che per odio,
assassinavano i prigionieri. Se nei paraggi dei fortini s’im-
battevano in noi, non ci ingiuriavano nemmeno. Giravano
la faccia e sputavano. E quell’orgoglio derivava dall’illusio-
ne della loro potenza. Quanti, avendo messo sul piede di
guerra un esercito di trecento fucili, mi hanno ripetuto:
«Avete una bella fortuna, in Francia, a essere a più di cento
giorni di marcia...».
Dunque, li portavamo a spasso, e accadde così che tre di
loro visitassero quella Francia sconosciuta. Appartenevano
alla stessa razza di quelli che, venuti una volta con me in
Senegal
3
, piansero scoprendo degli alberi.
Erano uomini che non avevano mai veduto un albero o
una fontana né una rosa, uomini che conoscevano l’esi-
stenza di giardini ove scorrono ruscelli solo dal Corano
4
,
poiché in tal modo esso definisce il Paradiso. Ci si gua-
dagna questo Paradiso con un’amara morte sulla sabbia,
per la fucilata di un infedele
5
, dopo trent’anni di stenti.
Perciò i vecchi capi ora sono pensosi. Perciò, osservando
il Sahara
6
che si estende, deserto, intorno alla loro tenda e
che fino alla loro morte avrà da offrire piaceri così magri,
si abbandonano alle confidenze.
«Sai… Il dio dei Francesi.. È più generoso con i Francesi
che il dio dei Mauri con i Mauri!».
[…] Erano stati portati in giro, alcune settimane prima,
in Savoia
7
. La guida li aveva condotti di fronte a una
grossa cascata d’acqua, una specie di colonna ritorta e
rombante.
«Assaggiate», disse.
Ed era acqua dolce. Acqua! Quante giornate di cammino
occorrono, qui, per raggiungere il pozzo più vicino, e,
se lo si trova, quante ore, per scavare la sabbia che lo ha
riempito, fino a una fanghiglia mista a urina di cammel-
lo? L’acqua! A Cap Juby, a Cisneros, a Port-Etienne
8
, i
bambini dei Mauri non mendicano il denaro, bensì, con
un barattolo di latta in mano, mendicano l’acqua: «Da’
un po’ d’acqua, da’... ».
«Se fai il bravo.»
L’acqua, che vale oro quanto pesa; l’acqua che, con la
minima goccia, fa scaturire dalla sabbia la verde scintilla
d’un filo d’erba. Se in qualche luogo ha piovuto, un grande
esodo movimenta il Sahara. Le tribù lo risalgono, verso
l’erba che spunterà a trecento chilometri di distanza... E
quell’acqua, così avara, di cui a Port-Etienne non cadeva
una sola goccia da dieci anni, rombava, là, come se, dalla
rottura di una cisterna, si riversassero le riserve del mondo.
«Andiamo via», diceva la guida. Ma non si muovevano.
«Lasciaci ancora...»
Tacevano, assistevano muti, con gravità, allo svolgersi
di quel mistero sacro. Ciò che in tal modo sgorgava dal
ventre del monte era la vita, era lo stesso sangue degli uo-
mini. Un solo secondo di quella portata d’acqua avrebbe
resuscitato intere carovane che, ubriache di sete, erano
affondate per sempre nell’infinito dei laghi di sale e dei
miraggi. Qui si manifestava Dio: non si poteva voltargli
le spalle. Dio apriva le sue cateratte e mostrava la sua
potenza: i tre Mauri restavano immobili.
(da A. de Saint-Exupéry,
Terra degli uomini
(1939), da
Opere
, vol. I,
Bompiani, Milano 1994, pp 266, 274-275)
1.
Le popolazioni di pelle bianca nell’area sahariana della Mauritania e nei Pa-
esi vicini (Senegal, Mali). Oggi sono circa un milione di individui, di religione
islamica, che esercitano per lo più la pastorizia nomade, divisi in tribù spesso
in conflitto.
2.
Due località dell’ex Marocco spagnolo.
3.
Stato dell’Africa oc-
cidentale, affacciato sull’oceano Atlantico. A nord confina con la Mauritania.
4.
Il testo sacro dell’Islam: vi si descrive il Paradiso attraversato da ruscel-
li.
5.
Cioè un europeo, chiamato “infedele” perché non seguace dell’Islam.
6.
Il più vasto deserto della Terra. Situato nell’Africa settentrionale, si estende
fino alle regioni centrali del continente africano.
7.
Regione della Francia
sud-orientale.
8.
Oggi Nouadhibou, il principale porto della Mauritania.
Q
ualche domanda
➜
Secondo lo scrittore, il mondo intero sta “invecchiando”.
Qual è il significato di questa affermazione?
➜
Perché i Mauri, di fronte alla cascata, ritengono
che lì si manifesti Dio?
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