pastorizia
, commercio, industria. Come si vede, una situazione molto diversa
distingue questi nostri contemporanei dai nostri antenati cacciatori-raccoglitori
preistorici.
Società acquisitive e “prime nazioni”
Molte delle società acquisitive dei nostri giorni
sono incluse tra i popoli chiamati “nativi”, “autoctoni” o, come sono talvolta anche no-
minati, “prime nazioni”. Si tratta di gruppi come gli Inuit (Eschimesi) della Groenlandia,
del Canada o dell’Alaska, gli indios amazzonici, i nativi nordamericani e molti altri, i quali
rivendicano una speciale posizione nei confronti degli Stati sovrani d’America, Africa e Asia
nati dopo la colonizzazione europea. Spesso le loro rivendicazioni s’incontrano con quelle
di altri popoli che l’avanzata delle civiltà agricole e industriali, unitamente con la proli-
ferazione degli Stati post-coloniali, ha progressivamente ridotto a “moderni marginali”.
La violenza sui “piccoli”popoli
giavano coloro che volevano estirpare
le tradizioni degli indios, eliminarli ad-
dirittura fisicamente. Biocca, in realtà,
fu sempre un grande difensore degli Ya-
noàma e degli indios amazzonici, ma
l’accusa che gli fu rivolta era il segnale di
un problema estremamente scottante.
Un problema del presente
Molti di
questi popoli, tra cui gli stessi Yanoà-
ma, stavano subendo violenze inaudite:
massacri, torture, avvelenamenti, ridu-
zione in schiavitù. Venivano falcidiati
perché occupavano terre che facevano
gola ai colonizzatori. Queste violenze e
questi soprusi non sono cose del pas-
sato, ma proseguono ancora oggi: tut-
tora gli Yanoàma devono difendersi dai
cercatori d’oro e di diamanti, oltre che
I resoconti degli antropologi sono
utili ai popoli studiati?
Molti piccoli
popoli, sparsi qua e là nel mondo, sono
oggi minacciati nella loro sopravvivenza.
Gli Yanoàma (o Yanomàma) del Venezue-
la sono tra questi. Quando Ettore Biocca
pubblicò nel 1965 il racconto di Helena
Valero (vedi p. 111) vi fu chi accusò Biocca
di contribuire indirettamente allo stermi-
nio degli indios. Dal racconto risultava in-
fatti che gli Yanoàma erano spesso violen-
ti: gli uomini tra di loro e gli uomini con le
donne. C’è però chi dice che questa vio-
lenza è il risultato delle condizioni sempre
più difficili in cui essi sono stati costretti
a vivere per via dell’avanzata dei bianchi.
Comunque sia, i critici di Biocca diceva-
no che, mostrando gli aspetti più violen-
ti della cultura degli Yanoàma, si incorag-
A sinistra, cercatori d’oro illegali nel territorio degli Yanoàma. A destra, Uu gruppo di Yanoàma
protesta e chiede l’intervento delle autorità proprio contro la presenza dei cercatori d’oro (Brasile,
Stato di Roraima, aprile 2010).
dall’invadenza delle industrie di legna-
me e minerarie.
Gli ambigui rapporti con l’Occidente
Alcuni di questi popoli sono stati però
capaci di reagire, anche per l’aiuto di
un’opinione pubblica occidentale sen-
sibile alle loro rivendicazioni. Così, essi
cercano di far sentire la loro voce di fron-
te alle grandi organizzazioni internazio-
nali e all’opinione pubblica mondiale.
Spesso, per ottenere risultati migliori, i
loro rappresentanti si presentano a qual-
che assemblea nazionale o internazio-
nale, oppure alla televisione, vestiti nel
modo in cui gli occidentali si aspettano
che siano vestiti: copricapo di piume,
mantelli, tatuaggi, ornamenti di osso, di
pietre colorate ecc. Insomma, per “fare
colpo” sull’opinione pubblica, si adegua-
no alle immagini che di loro abbiamo noi
occidentali. Ma questo comportamento
non è ancora una volta un modo di sot-
tomettersi ai modelli di un’altra cultura?
Q
ualche domanda
➜
Quali accuse vennero fatte a Biocca
e ai suoi studi sugli Yanoàma?
➜
Quali sono i motivi della violenza
contro i piccoli popoli?
➜
Attraverso quali strumenti i piccoli
popoli portano avanti le loro
rivendicazioni?
Lessico
Pastorizia
L’attività di alle-
vamento degli animali (ovi-
ni, caprini, cammelli, cavalli,
talvolta bovini) in ambiente
naturale che prevede lo
spostamento periodico
delle greggi o dellemandrie
(motivato da esigenze cli-
matiche o dalla scarsità del-
le risorse) per raggiungere i
pascoli, cioè terreni liberi in
cui gli animali possono nu-
trirsi autonomamente sotto
la sorveglianza dell’uomo.
Le domande
del presente
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