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le rivendicazioni delle “prime nazioni”
Le rivendicazioni dei popoli che hanno
ottenuto dall’Onu e da altri organismi internazionali di farsi riconoscere come “prime
nazioni” sono le più diverse. Riguardano territori sottratti con la forza, come aree del
continente nordamericano; oppure il riconoscimento di diritti civili e politici, come
nel caso di alcuni gruppi di indios sudamericani.
Le loro rivendicazioni possono avere a che fare con la restituzione di luoghi considerati
sacri, come per esempio il massiccio roccioso di Uluru, in Australia, conosciuto come
Ayers Rock, che gli aborigeni ritengono custodire i segni della creazione del mondo
narrata nei loro miti. A dimostrazione di quanto il luogo sia importante per gli abori-
geni, la maggior parte dei miti sull’Uluru, sulle sue caverne, sulle sue sorgenti e sulle
caratteristiche del paesaggio è tenuta segreta, e non viene rivelata ai non-aborigeni.
Altri popoli, tra cui polinesiani, africani, e nativi sudamericani, chiedono a gran voce
la restituzione di oggetti considerati dai bianchi vere opere d’arte ma che per quei po-
poli sono oggetti con forti riferimenti alla loro visione religiosa del mondo.
Gli Inuit (Eschimesi) non molti anni fa intentarono un processo per la restituzione
delle ossa di uno di loro, Quisuk, il cui scheletro era stato esposto nel Museo di Sto-
ria naturale di New York. Quisuk, suo figlio Minik e altri tre Inuit avevano lasciato
la Groenlandia alla fine dell’Ottocento su invito di un celebre esploratore polare. I
quattro adulti morirono però di tubercolosi pochi anni dopo e i loro funerali furono
celebrati, ma lo scheletro di Quisuk fu esposto nel museo senza dire nulla alla famiglia.
Anni dopo fu lo stesso Minik ad accorgersene, ma non poté fare nulla perché morì a
sua volta nel 1918. Nel 1986 un maestro canadese che insegnava presso quel popolo
scrisse un libro sulla vicenda scatenando una polemica e le proteste degli Inuit i quali,
nel 1993, ottennero la restituzione non solo delle ossa di Quisuk ma anche di quelle
dei suoi compagni.
Le società acquisitive
contemporanee non vivono
isolate rispetto alle altre forme
di organizzazione sociale,
politica ed economica.
Alcuni esempi:
• i Kung San del deserto
del Kalahari;
• i Penan del Borneo;
• gruppi di cacciatori della
Namibia (parenti dei Kung
San);
• i pigmei Ba-Twa della foresta
congolese.
le società acquisitive
Le società acquisitive sono le più antiche, ma non sono tutte eguali e sono cambiate nel tempo.
Le popolazioni preistoriche:
• vivevano in insediamenti
semi-permanenti;
• cacciavano grandi animali
e sopravvivevano per lo più
grazie alla caccia;
• vi erano differenze di potere
e di ricchezza tra i loro
membri.
Le bande nomadi (per esempio,
i Kung San)
• acquisiscono le risorse offerte
“spontaneamente” dall’ambiente;
• vi sono uguaglianza e solidarietà
tra tutti i membri;
• i rapporti tra i sessi sono paritari;
• hanno venerazione e rispetto
nei confronti della natura;
• vi è assenza di stratificazione
sociale;
• cacciano piccole prede e ricavano
la maggior parte del cibo dalla
raccolta.
Q
ualche domanda
Quali sono i limiti
temporali delle
società acquisitive?
Nelle società
acquisitive esiste
la diversificazione
sociale?
Le popolazioni
preistoriche
hanno le stesse
caratteristiche delle
società acquisitive
contemporanee?
Quali sono i
rapporti tra le
società acquisitive
contemporanee e le
altre forme sociali
nate nel corso del
tempo?
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