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ne nelle altre scienze, dove i fatti debbono prima essere
dissepolti. Qui il raggruppamento naturale dei fatti, come
quello degli elementi chimici e delle specie botaniche, ci
permette la formazione di concetti intuitivi e posteriori.
Ma trattandosi della psiche la cosa è del tutto differente;
in questo caso un punto di vista empirico e descrittivo ci
lascia alla mercé del flusso incessante dei nostri fenomeni
psichici subbiettivi, e qualunque concetto generale emerga
da questo groviglio, in genere non è altro che un sintomo.
Fin dai tempi più remoti lo spirito umano ha cercato
di classificare i vari tipi e di portar ordine in tal modo
nel caos della vita individuale. Il primo tentativo che ci
sia noto in tal campo è quello compiuto dagli antichi
astrologi orientali nella cosiddetta Trigonia dei quattro
elementi, aria, acqua, terra, fuoco. Nell’oroscopo la tri-
gonia dell’aria consiste nei tre segni zodiacali ad essa ap-
partenenti, cioè. Acquario, Gemelli e Libra; quella del
fuoco, nei segni dell’Ariete, del Leone, del Sagittario, ecc.
Secondo quest’antica suddivisione chi è nato in una di
queste trigonie condivide nella sua natura gli elementi
che esse rappresentano e che influiscono sul suo carat-
tere e sul suo destino. A questo antichissimo schema co-
smologico dei tipi è affine quell’altro schema fisiologico
dell’antichità, che suddivideva i vari tipi in quattro tem-
peramenti umorali, cosicché quei tipi che prima veniva-
no rappresentati nei simboli dei segni zodiacali furono in
seguito dagli antichi medici indicati in termini fisiologi-
ci; e precisamente si distinsero tipi flemmatici, sanguigni,
collerici e melanconici, termini corrispondenti ai presup-
posti quattro umori del corpo. Come bene si sa, questa
teoria si mantenne valida fino al Settecento. Quanto poi
alla teoria astrologica, essa si è conservata intatta a dispet-
to dell’Illuminismo, ed oggi è più in voga che mai.
Questo sguardo storico retrospettivo ci tranquillizza circa
i nostri tentativi di creare una nuova tipologia e ci di-
mostra che tali tentativi non sono né nuovi, né inauditi,
anche se la coscienza scientifica moderna ci impedisce di
usare gli antichi procedimenti intuitivi. Dobbiamo tro-
vare una risposta a questi problemi e una risposta che
soddisfi le esigenze della scienza.
Qui sorge la difficoltà principale del problema della ti-
pologia, che consiste nella questione delle unità di mi-
sura e dei criteri fondamentali. Il criterio astrologico era
semplice, era un criterio obbiettivo dato dalle costella-
zioni zodiacali al momento della nascita. Come i segni
zodiacali ed i pianeti possano influire sul temperamento
1
dell’individuo è una questione che risale alle nebbie dei
primordi e alla quale non si può rispondere. Il vecchio
criterio dei quattro temperamenti si basava sull’aspetto
e sul comportamento dell’individuo, proprio come si fa
oggi nella tipologia fisiologica
2
. Ma quale deve essere in
sostanza il criterio di una tipologia psicologica?
Non so come altri risolveranno questa questione; potrò
dirvi soltanto come mi sono accostato a tale argomen-
to, e debbo accettare il rimprovero che mi vien fatto di
aver risolto il problema esclusivamente secondo i miei
pregiudizi personali; obbiezione tanto giusta che non ho
mai saputo come difendermene. Posso solo consolarmi
col pensiero di Cristoforo Colombo che, basandosi su
presupposti soggettivi, su un’ipotesi sbagliata, e seguen-
do una via abbandonata dai navigatori moderni, ciò non
di meno scoprì l’America. Qualunque cosa guardiamo e
comunque noi possiamo osservarla, la vediamo sempre
con i nostri occhi. Perciò la scienza non è mai opera di
un solo uomo, ma di parecchi. Ognuno apporta il suo
contributo, e non solo in questo senso posso osare di de-
scrivere il mio modo di vedere le cose.
Alcuni tentativi
preliminari
La mia professione mi ha costretto a
rendermi conto delle caratteristiche
degli individui, e sono stato portato a
stabilire e a mettere in evidenza certe verità anche dalla par-
ticolare circostanza di aver dovuto, nel corso della mia vita,
trattare innumerevoli coppie di sposi, aiutandoli a com-
prendersi a vicenda. Quante volte ho dovuto dire: «Vedete,
vostra moglie ha una natura molto attiva, e non si può pre-
tendere che l’accudire ai lavori domestici basti a riempirle la
vita». Con un fatto statistico. Vi sono nature
attive
e nature
passive
. Ma tale elastica verità non poteva soddisfarmi. Le
mie ulteriori ricerche mi portarono a dire che vi sono natu-
re
riflessive
e nature
irriflessive
, poiché m’ero accorto che i
cosiddetti tipi passivi in realtà non erano tanto passivi,
quanto inclini alla meditazione. Essi riflettono a lungo sulle
situazioni che loro si presentano e poi agiscono, e siccome
fanno ciò abitualmente, perdono quelle opportunità per
cui è necessario agire immediatamente senza riflettere, e
così vengono considerati come individui passivi. Gli irri-
flessivi mi sembrano invece persone che si buttano a capo-
fitto in una situazione senza pensarci prima, per accorgersi
soltanto dopo di essere andati a finire in una palude. Perciò
si possono definire come irriflessivi, espressione più appro-
priata, a parer mio, che «attivi», poiché la riflessività degli
altri è indubbiamente un’attività altrettanto importante, è
un agire ragionevole, in confronto agli improvvisi impulsi
di una persona che vuole agire ad ogni costo. Ma presto mi
accorsi che l’esitazione degli uni non era sempre dovuta alla
riflessività, come il rapido agire degli altri non era dovuto a
spensieratezza. L’esitazione degli uni ovvia sovente su un
abituale senso di paura, o per lo meno su una tendenza a
sottrarsi ad un compito che sembra gravoso, e l’attività de-
gli altri dipende da una predominante fiducia in se stessi,
nei confronti dell’oggetto che si deve affrontare. Queste os-
servazioni mi condussero a formulare la seguente classifica-
zione dei vari tipi.
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