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desidera ora dimostrare come lui abbia torto e come le sue
teorie siano sbagliate. Il suo sogno rappresenta esattamente
l’appagamento di questo desiderio.
2) Il secondo esempio è dello stesso tipo. Un vecchio compagno
di scuola racconta a Freud di aver sognato una cosa che non
poteva assolutamente desiderare, ossia di aver perso tutti i pro-
cessi. Secondo Freud, tuttavia, anche questo sogno conferma
le sue teorie: invidioso dei successi scolastici ottenuti da Freud
molti anni prima, il vecchio compagno desidera ora che la sua
carriera di scienziato si risolva in un fallimento totale.
3) Diverso è il terzo sogno. Una ragazza racconta di essersi
trovata di fronte a una bara contenente il cadavere di un suo
nipotino di nome Karl (fratellominore di Otto, un altro bambino
morto realmente tempo prima). Freud pensa che anche un
sogno così lugubre contenga l’appagamento di un desiderio
nascosto. Si tratta del desiderio di rincontrare un uomo a cui la
ragazza si era legata tempo prima e che ha incontrato l’ultima
volta proprio al funerale di Otto.
In conclusione, Freud sostiene che i controesempi raccontati dai
suoi pazienti siano tali solo apparentemente, rappresentando
in realtà nuove, importanti conferme della teoria del sogno
come appagamento.
Q
ualche domanda
Qual è il significato dei sogni secondo Freud?
Come si concilia la teoria del sogno come
appagamento con i sogni raccontati dai pazienti di
Freud?
8
L’enigma del carattere
di C.G. Jung
L’autore
Carl Gustav Jung (1875-1961) è
stato uno psichiatra e psicologo svizzero.
Inizialmente vicinoallapsicoanalisi freudia-
na, sene èdistaccato in seguitoper dar vita
a una prospettiva di ricerca autonoma, a
cui ha dato il nome di“psicologia analitica”.
L’opera
Nel 1921 Jung pubblica
Tipi psico-
logici
, una delle sue maggiori opere, allo
scopo di classificare i comportamenti uma-
ni per tipologie psicologiche e caratteriali.
Sulla base di una lunga esperienza clinica,
lo psicologo svizzero arriva a delineare otto
tipi psicologici fondamentali, tutti ruotanti
intorno al binomio introverso-estroverso.
Il brano
Nel brano che segue, dopo aver
sottolineato sia il carattere immaturo della
psicologia dell’epoca sia le difficoltà pe-
culiari che caratterizzano la scienza psico-
logica rispetto alle scienze naturali, Jung
fornisce un’analisi precisa della dicotomia
caratteriale introverso-estroverso.
Un problema
epistemologico
Il carattere è la forma individuale sta-
bile dell’uomo. La forma può essere di
natura sia fisica che psichica, perciò la
caratterologia generale deve interessarsi del contenuto
dell’uomo in entrambi i suoi aspetti, fisico e psichico.
L’enigmatica unità dell’essere vivente porta con se che i
tratti fisici non sono semplicemente fisici e quelli psichi-
ci non sono semplicemente psichici, poiché la continuità
della natura non conosce quelle distinzioni antitetiche che
l’intelletto umano è costretto a porsi, per poter conoscere.
La distinzione fra mente e corpo è una dicotomia arti-
ficiale, una discriminazione, che si basa indubbiamente
molto più sulla peculiarità dell’intelletto umano che sulla
natura delle cose. Infatti, è così intima la reciproca com-
penetrazione degli aspetti fisici e psichici, che non solo
noi possiamo giungere alla costituzione psichica parten-
do da quella fisica, ma anche, partendo da peculiarità psi-
chiche, dedurre le corrispondenti caratteristiche fisiche.
È vero che questo secondo processo è più difficile, ma
non perché esista una maggior influenza del coro sulla
psiche, ma perché nel prendere la psiche come punto di
partenza noi ci muoviamo da qualche cosa di relativa-
mente ignoto verso qualcosa di noto; mentre nel caso op-
posto abbiamo il vantaggio di partire da qualche cosa che
conosciamo, che è il corpo visibile.
Nonostante tutta la psicologia che noi crediamo di pos-
sedere oggi, la psiche è ancora per noi infinitamente più
oscura che la superficie visibile del corpo. La psiche è an-
cora per noi un territorio straniero quasi inesplorato, di cui
abbiamo soltanto una coscienza indiretta, che ci giunge
attraverso funzioni della coscienza che sono soggette ad in-
finite possibilità di inganno. […] I fatti della vita psichica
sono per noi ciò che crediamo conoscere meglio. Infatti
essi ci sono più familiari ci annoiano con il loro monotono
ed incessante ripetersi, in breve ci fanno persino soffrire e
noi facciamo tutto ciò che è in nostro potere per evitare di
pensarci. La psiche è essa stessa quanto c’è di immediato
in noi, e noi stessi siamo la psiche, siamo per conseguenza
portati a presumere di conoscerla nel modo più profondo,
duraturo ed indubitabile. Da ciò consegue che ciascuno di
noi oltre ad avere sulla psicologia la sua opinione persona-
le, è per di più convinto di saperne più di chiunque altro.
Gli psichiatri dovendo lottare con le famiglie ed i tutori dei
pazienti la cui «comprensione» è proverbiale, sono forse
i primi, come gruppo professionale, ad accorgersi di tale
cieco pregiudizio che spinge ogni uomo a considerare se
stesso come la più alta autorità in materia psicologica. […]
La psicologia è stata scoperta tanto tardi, appunto perché
la psiche ci è tanto vicina; e poiché siamo nello stadio ini-
ziale di questa scienza, manchiamo di quei concetti e di
quelle definizioni che occorrono per afferrare i fatti della
vita psichica. Se ci mancano i concetti, non ci mancano
però i fatti, al contrario, siamo circondati e quasi sepolti
da essi. È un contrasto sorprendente con ciò che avvie-
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